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Luigi Cola-
Profilo d’artista tra i meno decifrabili con i quali io abbia mai avuto la ventura di incrociare i miei passi. Un vero e proprio ossimoro umano: ad una estrema facilità nei rapporti con l’alterità, fondata su una disponibilità senza pari, figlia di una congenita signorilità, si contrappone una ricchezza contenutistica e tecnica che non di rado si estroflette in una complessità tematica che abbisogna, ai fini di una sua decodifica, di uno studio quanto mai approfondito. Non basta gettare l’occhio a qualche opera onde addivenire alla comprensione di una poetica caleidoscopica, entro la quale occorre rubare al sole di una ispirazione che si nutre di istanze anamorfiche le scintille di luce che possano in qualche maniera illuminare i percorsi ermeneutici del critico chiamato a tale compito, a meno che non si voglia ricorrere ad abusati luoghi comuni, predicando il nulla, sia pure in forme linguistiche eleganti. Innanzitutto, a proposito della sua biografia, occorre affermare che non è agevole separare il loglio esistenziale dal grano artistico, poiché in Cola la vita è una forma d’arte e l’arte è una forma di vita, una sorta di filo rosso che ne innerva tutto il percorso esistenziale. Le sue attitudini, infatti, si sono palesate in maniera molto precoce, già dalla primissima infanzia, trascorsa ad incidere, graffiare e disegnare su pietre e su residui di marmo con chiodi e martello e su intonaci consunti di vecchie mura con carboni, gesso o argilla essiccata, per risposta ad un istinto creativo di solito connaturato in coloro i quali avvertono l’esigenza di comunicare la realtà percepita in un sistema simbolico del tutto personale e completamente originale. Non stupisce, pertanto, che egli abbia seguito, negli anni adolescenziali, gli studi artistici, a partire dal 1962, culminati nel 1974 con la sua consacrazione presso l’Accademia d’Arte di Napoli, avendo avuto quali insegnanti taluni maestri del calibro di Pacilio e Bruno Starita, Mimmo Jodice e soprattutto Domenico Spinosa, i quali ne hanno ibridato il pensiero in maniera non invasiva, ma assecondando la particolare estetica che Cola andava maturando in quegli anni ed anzi incoraggiandolo a seguire le impronte lasciate sul suolo del futuro dalle sue proiezioni mentali, su terreni mai prima da altri battuti. E in tale ottica risulterebbe del tutto vano volerne comprimere la creatività nell’ambito di correnti o scuole di pensiero, dalle quali egli ha mostrato palesemente di voler rifuggire, onde non ridursi al rango infimo di “emulatore di emulatori”. Se c’è un fattor comune che ne connota la produzione, infatti, questo è proprio da individuarsi nella ricerca dell’inusitato, del nuovo, del mai visto o sperimentato, sia in quanto a tematiche e a maggior ragione in relazione alle tecniche di volta in volta sperimentate. La sua arte è un'avventura che continua... Luigi Cola nasce a Montoro Inferiore in provincia di Avellino, Italia, il 26 Settembre del 1951 da padre eclettico e creativo e da madre artista nel disegno del ricamo: questo l'incipit della sua storia attraversata da aneliti artistici fin dalla lontana infanzia. I decenni vissuti nel segno dell’arte lo hanno proiettato in panorami nazionali e internazionali con esposizioni personali e collettive. M.M. 2014
Esposizioni più significative
1967 - Partecipa al XXV concorso Internazionale della ceramica d’arte città di Faenza; 1969 - Prima personale nella città di Atripalda (Av), concomitante al suo 18° compleanno; 1975 - X Quadriennale d’Arte Moderna – Palazzo delle Esposizioni – Roma; 1976 - Personale alla Galleria San Carlo di Napoli; 1985 - Rassegna di Pittura e Scultura ’85: Orientamenti e tendenze, Castello Areghi – Direzione dei Musei Provinciali di Salerno; 1998 - Mostra itinerante “l’Arte dell’Ironia” a cura di Angelo Calabrese, organizzata dal centro studi La Fayette di San Giorgio a Cremano (NA), con il Patrocinio: Comune di San Giorgio a Cremano Assessorato alla Cultura; 1999 - “Artisti Contemporanei Italiani” al Castello Maschio Angioino di Napoli, (mostra itinerante “Linee Artistiche a Confronto” da Lugano al Maschio Angioino di Napoli) con il patrocinio: Regione Campania, Comune di Napoli; 2000 - Personale “Incursioni nella Realtà del Fantastico”, (con testo critico di Angelo Calabrese) nel cortile medioevale del Palazzo Santoli, Avellino; 2000 - ARTISTI CONTEMPORANEI” – Palazzo Reale – NAPOLI – Sala Giacomo Leopardi; 2002 - 20ESIMA FIERA Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea EXPO ARTE – BARI; 2002- Personale: “COLA, TRA NUOVA CORPOREITA’ E FUNZIONE LIBERATRICE DELL’ARTE” Galleria ArteStudio Trentratre di Avellino; 2010 - Pavia, Archivio di Stato: mostra delle tavole illustrative del libro “La Sindone, alle sorgenti del mistero” curata dal Centro di Cultura per l’Educazione Permanente U.N.L.A. di Pavia e la tutela del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; 2014 – Esposizione Triennale di Arti Visive, Roma.
Profilo d’artista tra i meno decifrabili con i quali io abbia mai avuto la ventura di incrociare i miei passi. Un vero e proprio ossimoro umano: ad una estrema facilità nei rapporti con l’alterità, fondata su una disponibilità senza pari, figlia di una congenita signorilità, si contrappone una ricchezza contenutistica e tecnica che non di rado si estroflette in una complessità tematica che abbisogna, ai fini di una sua decodifica, di uno studio quanto mai approfondito. Non basta gettare l’occhio a qualche opera onde addivenire alla comprensione di una poetica caleidoscopica, entro la quale occorre rubare al sole di una ispirazione che si nutre di istanze anamorfiche le scintille di luce che possano in qualche maniera illuminare i percorsi ermeneutici del critico chiamato a tale compito, a meno che non si voglia ricorrere ad abusati luoghi comuni, predicando il nulla, sia pure in forme linguistiche eleganti. Innanzitutto, a proposito della sua biografia, occorre affermare che non è agevole separare il loglio esistenziale dal grano artistico, poiché in Cola la vita è una forma d’arte e l’arte è una forma di vita, una sorta di filo rosso che ne innerva tutto il percorso esistenziale. Le sue attitudini, infatti, si sono palesate in maniera molto precoce, già dalla primissima infanzia, trascorsa ad incidere, graffiare e disegnare su pietre e su residui di marmo con chiodi e martello e su intonaci consunti di vecchie mura con carboni, gesso o argilla essiccata, per risposta ad un istinto creativo di solito connaturato in coloro i quali avvertono l’esigenza di comunicare la realtà percepita in un sistema simbolico del tutto personale e completamente originale. Non stupisce, pertanto, che egli abbia seguito, negli anni adolescenziali, gli studi artistici, a partire dal 1962, culminati nel 1974 con la sua consacrazione presso l’Accademia d’Arte di Napoli, avendo avuto quali insegnanti taluni maestri del calibro di Pacilio e Bruno Starita, Mimmo Jodice e soprattutto Domenico Spinosa, i quali ne hanno ibridato il pensiero in maniera non invasiva, ma assecondando la particolare estetica che Cola andava maturando in quegli anni ed anzi incoraggiandolo a seguire le impronte lasciate sul suolo del futuro dalle sue proiezioni mentali, su terreni mai prima da altri battuti. E in tale ottica risulterebbe del tutto vano volerne comprimere la creatività nell’ambito di correnti o scuole di pensiero, dalle quali egli ha mostrato palesemente di voler rifuggire, onde non ridursi al rango infimo di “emulatore di emulatori”. Se c’è un fattor comune che ne connota la produzione, infatti, questo è proprio da individuarsi nella ricerca dell’inusitato, del nuovo, del mai visto o sperimentato, sia in quanto a tematiche e a maggior ragione in relazione alle tecniche di volta in volta sperimentate. La sua arte è un'avventura che continua... Luigi Cola nasce a Montoro Inferiore in provincia di Avellino, Italia, il 26 Settembre del 1951 da padre eclettico e creativo e da madre artista nel disegno del ricamo: questo l'incipit della sua storia attraversata da aneliti artistici fin dalla lontana infanzia. I decenni vissuti nel segno dell’arte lo hanno proiettato in panorami nazionali e internazionali con esposizioni personali e collettive. M.M. 2014
Esposizioni più significative
1967 - Partecipa al XXV concorso Internazionale della ceramica d’arte città di Faenza; 1969 - Prima personale nella città di Atripalda (Av), concomitante al suo 18° compleanno; 1975 - X Quadriennale d’Arte Moderna – Palazzo delle Esposizioni – Roma; 1976 - Personale alla Galleria San Carlo di Napoli; 1985 - Rassegna di Pittura e Scultura ’85: Orientamenti e tendenze, Castello Areghi – Direzione dei Musei Provinciali di Salerno; 1998 - Mostra itinerante “l’Arte dell’Ironia” a cura di Angelo Calabrese, organizzata dal centro studi La Fayette di San Giorgio a Cremano (NA), con il Patrocinio: Comune di San Giorgio a Cremano Assessorato alla Cultura; 1999 - “Artisti Contemporanei Italiani” al Castello Maschio Angioino di Napoli, (mostra itinerante “Linee Artistiche a Confronto” da Lugano al Maschio Angioino di Napoli) con il patrocinio: Regione Campania, Comune di Napoli; 2000 - Personale “Incursioni nella Realtà del Fantastico”, (con testo critico di Angelo Calabrese) nel cortile medioevale del Palazzo Santoli, Avellino; 2000 - ARTISTI CONTEMPORANEI” – Palazzo Reale – NAPOLI – Sala Giacomo Leopardi; 2002 - 20ESIMA FIERA Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea EXPO ARTE – BARI; 2002- Personale: “COLA, TRA NUOVA CORPOREITA’ E FUNZIONE LIBERATRICE DELL’ARTE” Galleria ArteStudio Trentratre di Avellino; 2010 - Pavia, Archivio di Stato: mostra delle tavole illustrative del libro “La Sindone, alle sorgenti del mistero” curata dal Centro di Cultura per l’Educazione Permanente U.N.L.A. di Pavia e la tutela del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; 2014 – Esposizione Triennale di Arti Visive, Roma.
Poesia tra pareti elicoidali
Inserzionista: | Luigi Cola |
Dimensioni: | 33 x 45 x 33 cm |
Città: | Napoli (NA) |
702 €
III Biennale del libro d'artista
04/04/2015 - 18/04/2015
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Luigi Cola
Terza Biennale del libro d’artista
a cura di Giovanna Donnarumma e Gennaro Ippolito
PAN Palazzo delle Arti Napoli
via Dei Mille 60, , Napoli
Inaugurazione: venerdì 3 aprile 2014 ore 17 - PAN - Palazzo delle Arti Napoli
Napoli come New York, al Pan di Napoli,
Palazzo delle Arti in via Dei Mille 60 la III terza edizione della Biennale del libro d’artista
curata da Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma.
Alla Kermesse, saranno ospiti oltre 250 “opere libro”. La manifestazione ha il patrocinio del Comune di Napoli, Assessorato alla Cultura e al Turismo e come mediapartenership Terranostra news (www.terranostranews.it). Al centro dell’interesse sarà “l’opera libro”. Il libro d’artista è una vera è propria opera d’arte con infinite varianti formali che sfugge alle regole. Si può considerare come primo esempio di libro d'artista il noto libro di Stéphane Mallarmé “un coup de Dés jamais n'abolira le Hasard” realizzato alla fine dell'Ottocento, in cui l'autore, scardinando ogni regola poetica, amalgama testo con immagine. Da allora il libro d'artista è divenuto pratica costante di ogni movimento artistico: dai surrealisti ai futuristi di Marinetti che realizzarono libri oggetto
in cui le pagine di carta vennero sostituite da fogli di metallo, vetro, cemento come le litolatte dello stesso Marinetti, l'imbullonato di Depero e le opere di Munari; dai poeti visivi come i fiorentini Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti del Gruppo 70, Ugo Carrega, Sarenco agli artisti legati al movimento dell'Arte Povera teorizzato dal critico Germano Celant; dagli artisti concettuali come Vincenzo Agnetti, Michelangelo Pistoletto ed Emilio Isgrò al Fluxus; dal Nouveau Réalisme di Pierre Restany al movimento giapponese Gutai di Shozo Shimamoto. E nzo Correnti
ed infine l’azione creativa “SEMIINAZIONE" se il seme non 'muore' non dà frutto."di Gino Sansone e Agnese Viviana Perrella. Luigi Cola è presente all'Evento con l'Opera dal titolo: "Poesia tra pareti elicoidali". Testo critico: Scintillanti orizzonti nella spirale dei moti delle cose. L’Idea è di un percorso creativo, articolato attraverso un sistema volutamente spiraliforme dal corpo elastico, atto a simboleggiare uno slancio verso l’alto e senza fine, con la velocità proporzionata all’energia di spinta, sprigionata per acuire nuovi scintillanti orizzonti. Di contro, la fase scendente della spirale, vuole essere metafora del ritorno in se dell’uomo, con la ritrovata consapevolezza del bisogno di amare. Nella fluttuante flessibilità del corpo metallico, pagine di storie s’intersecano con i loro alfabetismi. L’astante, può percepire in piena sinestesia la poetica intrisa all’opera: il non ritorno alle realtà vissute, per l’inesorabile trascorrere del tempo, spesso con brusche trasformazioni, nell’uomo e nel mondo e l’esistenza di un avviluppamento forte, di moti, non noti, delle cose, con i loro scintillanti orizzonti, da scoprire attraverso le azioni disvelanti nei raggi di luce.
Nel cromatismo nero della spirale erge il centro di controllo dell’opera in contrasto con le grafiche alfabetiche e le tavole colorate presenti nella parte interna cilindrica della spirale, dalle pareti elicoidali piene e vuote, concave e convesse, tra cui scintillanti “tagli di luce” trafilano e si dilatano geometricamente nello spazio cosmico. L’opera, ha in se un concepimento visivo che gli permette di offrire una visione d’insieme, il dinamico slancio plastico e continuo nello spazio e, una preminenza estetica, anche alla presenza del forte vincolo strutturale, la spirale, come in questo caso. In quest’opera, la gamma dei colori e la fantastica dose creativa rafforzano il corpus cromatico e, la struttura spiraliforme nella sua elasticità è un pieno di gioia ed energia positiva. L’opera, nel suo continuo divenire, vuole indicare il fluire delle cose, dal nulla all’essere. Esattamente questo è il miracolo che avviene nelle mani dell’artista! Dalle materie le forme prendono vita, come d’incanto, generate da linee a loro volta generanti codici visivi. Nell’opera, la verticalità è un’interrogazione interiore. Una preghiera, un’invocazione, una ricerca d’infinito, ancora, la verticalità nella ruotante leggerezza dell’avviluppamento delle spire elicoidali, vi è la visione di un ripetuto recupero di spazi dove trova la presenza un improvviso vuoto, un nuovo motivo d’ordine ritmico, che riscrive un’altra storia. L’insieme dei materiali usati consente di constatare come avviene la nascita e la crescita dell’opera, pittura o scultura, nell’artista e, soprattutto, la tensione interiore o la gran gioia di esistere che lo sostiene, la volontà di assoluto che lo muove. L’impegno psicofisico affrontato nella preparazione e nella messa a fuoco dell’opera non è mai scemato, proprio per quel rapporto evidente che c’è tra il pittore o lo scultore e l’osservatore. L’opera è una riflessione che tenta di formulare una risposta positiva ai continui e inquietanti interrogativi dell’attuale contemporaneità
Luigi Cola 2015
a cura di Giovanna Donnarumma e Gennaro Ippolito
PAN Palazzo delle Arti Napoli
via Dei Mille 60, , Napoli
Inaugurazione: venerdì 3 aprile 2014 ore 17 - PAN - Palazzo delle Arti Napoli
Napoli come New York, al Pan di Napoli,
Palazzo delle Arti in via Dei Mille 60 la III terza edizione della Biennale del libro d’artista
curata da Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma.
Alla Kermesse, saranno ospiti oltre 250 “opere libro”. La manifestazione ha il patrocinio del Comune di Napoli, Assessorato alla Cultura e al Turismo e come mediapartenership Terranostra news (www.terranostranews.it). Al centro dell’interesse sarà “l’opera libro”. Il libro d’artista è una vera è propria opera d’arte con infinite varianti formali che sfugge alle regole. Si può considerare come primo esempio di libro d'artista il noto libro di Stéphane Mallarmé “un coup de Dés jamais n'abolira le Hasard” realizzato alla fine dell'Ottocento, in cui l'autore, scardinando ogni regola poetica, amalgama testo con immagine. Da allora il libro d'artista è divenuto pratica costante di ogni movimento artistico: dai surrealisti ai futuristi di Marinetti che realizzarono libri oggetto
in cui le pagine di carta vennero sostituite da fogli di metallo, vetro, cemento come le litolatte dello stesso Marinetti, l'imbullonato di Depero e le opere di Munari; dai poeti visivi come i fiorentini Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti del Gruppo 70, Ugo Carrega, Sarenco agli artisti legati al movimento dell'Arte Povera teorizzato dal critico Germano Celant; dagli artisti concettuali come Vincenzo Agnetti, Michelangelo Pistoletto ed Emilio Isgrò al Fluxus; dal Nouveau Réalisme di Pierre Restany al movimento giapponese Gutai di Shozo Shimamoto. E nzo Correnti
ed infine l’azione creativa “SEMIINAZIONE" se il seme non 'muore' non dà frutto."di Gino Sansone e Agnese Viviana Perrella. Luigi Cola è presente all'Evento con l'Opera dal titolo: "Poesia tra pareti elicoidali". Testo critico: Scintillanti orizzonti nella spirale dei moti delle cose. L’Idea è di un percorso creativo, articolato attraverso un sistema volutamente spiraliforme dal corpo elastico, atto a simboleggiare uno slancio verso l’alto e senza fine, con la velocità proporzionata all’energia di spinta, sprigionata per acuire nuovi scintillanti orizzonti. Di contro, la fase scendente della spirale, vuole essere metafora del ritorno in se dell’uomo, con la ritrovata consapevolezza del bisogno di amare. Nella fluttuante flessibilità del corpo metallico, pagine di storie s’intersecano con i loro alfabetismi. L’astante, può percepire in piena sinestesia la poetica intrisa all’opera: il non ritorno alle realtà vissute, per l’inesorabile trascorrere del tempo, spesso con brusche trasformazioni, nell’uomo e nel mondo e l’esistenza di un avviluppamento forte, di moti, non noti, delle cose, con i loro scintillanti orizzonti, da scoprire attraverso le azioni disvelanti nei raggi di luce.
Nel cromatismo nero della spirale erge il centro di controllo dell’opera in contrasto con le grafiche alfabetiche e le tavole colorate presenti nella parte interna cilindrica della spirale, dalle pareti elicoidali piene e vuote, concave e convesse, tra cui scintillanti “tagli di luce” trafilano e si dilatano geometricamente nello spazio cosmico. L’opera, ha in se un concepimento visivo che gli permette di offrire una visione d’insieme, il dinamico slancio plastico e continuo nello spazio e, una preminenza estetica, anche alla presenza del forte vincolo strutturale, la spirale, come in questo caso. In quest’opera, la gamma dei colori e la fantastica dose creativa rafforzano il corpus cromatico e, la struttura spiraliforme nella sua elasticità è un pieno di gioia ed energia positiva. L’opera, nel suo continuo divenire, vuole indicare il fluire delle cose, dal nulla all’essere. Esattamente questo è il miracolo che avviene nelle mani dell’artista! Dalle materie le forme prendono vita, come d’incanto, generate da linee a loro volta generanti codici visivi. Nell’opera, la verticalità è un’interrogazione interiore. Una preghiera, un’invocazione, una ricerca d’infinito, ancora, la verticalità nella ruotante leggerezza dell’avviluppamento delle spire elicoidali, vi è la visione di un ripetuto recupero di spazi dove trova la presenza un improvviso vuoto, un nuovo motivo d’ordine ritmico, che riscrive un’altra storia. L’insieme dei materiali usati consente di constatare come avviene la nascita e la crescita dell’opera, pittura o scultura, nell’artista e, soprattutto, la tensione interiore o la gran gioia di esistere che lo sostiene, la volontà di assoluto che lo muove. L’impegno psicofisico affrontato nella preparazione e nella messa a fuoco dell’opera non è mai scemato, proprio per quel rapporto evidente che c’è tra il pittore o lo scultore e l’osservatore. L’opera è una riflessione che tenta di formulare una risposta positiva ai continui e inquietanti interrogativi dell’attuale contemporaneità
Luigi Cola 2015