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Evento: CALLIGRAFIA D’ACQUA opere di Stevens Vaughn
18/05/2015 - 30/09/2015
Dettagli
Data di inserimento: | 18/05/2015 - 17:21 |
Luogo: | Venezia (VE) - Veneto |
Data di inizio: | 18/05/2015 |
Data di fine | 30/09/2015 |
Descrizione
THE HAFNIA FUNDATION
presenta
CALLIGRAFIA D’ACQUA
OPERE DI Stevens Vaughn
a cura di Massimo Scaringella
INAUGURAZIONE: mercoledi 6 maggio 2015 - 18 h
Negli splendidi ambienti del quattrocentesco palazzo Dolfin Bollani che domina Campo Marina e in occasione della 56° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, l’artista americano Stevens Vaughn presenta la sua prima mostra personale in Italia dal titolo “Calligrafia d’acqua” curata da Massimo Scaringella.
L’esperienza artistica di Stevens Vaughn retaggio delle sue esperienze in Cina e Giappone, evolve il modo di vedere oltre l’espressione estetica in una condizione di privilegio fantastico. Perche non guarda fuori, ma dentro. Dentro alle sue origini, dentro al suo essere, scegliendo il gesto ideale, la forma ideale, tra proporzioni da contraddire, colori da esibire e segni onirici da sublimare. L’artista afferma: <“Ho un fascino per i rituali. I rituali creano un senso dell’ordine nella mia esistenza Il mistero è l’essenza del mio essere”>.
“Un quadro non è qualcosa che riguarda un’esperienza: è un’esperienza”. Si potrebbe partire da questo pensiero di Mark Rothko per descrivere il lavoro di Stevens Vaughn che esprime il senso di una essenzialità visiva, solo apparentemente confusa, ma strutturalmente legata alla visione ironica e colorata della vita, che esprime con il suo incontenibile segno una depistante linea gestuale, guidata da una manuale irruenza, identità piena di un espressionismo emotivo e culturale inserito in una solida realtà. La struttura, forse meglio dire la “ritualità” di ogni opera è composta quindi come l’espressione di un pensiero non verbale, trasformato in una struttura articolata e consolidata nella rivelazione della realtà, dove si raccoglie un esercizio stilistico capace di trasformare il desiderio nell’ironia della creatività, in una dilatazione differita del tempo e dello spazio. Macchie, colature veloci, prepotenze cromatiche, si contengono la definizione dello spazio, contendendo alla natura e alla poesia la ricerca delle soluzioni formali dell’opera, risolte in un uso inquietante di un elemento primordiale come è l’acqua.
Nel fare arte Stevens Vaughn utilizza sempre, come un rituale, la tecnica del “dripping” che non significa tirare il colore in modo casuale. Al contrario, significa con una ricerca sperimentata, distribuire ogni goccia di pigmento con un suo ordine relativo dove l’instabilità del getto fluido libero può dare origine a figure diverse: può rompersi in gocce, può schizzare a seconda dell’impatto con la superficie ma sempre in maniera bilanciata o, come in una parte degli lavori più recenti, la piegatura del foglio determina la superficie cromatica. Sia come sia, non concede mai nulla allo stile ne alle esigenze dello spettatore, ma solo al tenace e paziente rincorrersi del colore, spesso diluito con acqua che lo rende più veloce, sui fogli immacolati di carta, esprimendo una ricerca di qualcosa che c’è che esiste. Spesso non c’è nemmeno una storia da descrivere e si arriva direttamente all’interno dell’immagine piegando la tecnica all’esigenza espressiva della visione.
La mostra è accompagnata da un catalogo con testi di Massimo Scaringella, Qin Jian e Stevens Vaughn (in inglese, cinese e italiano).
dal 7 maggio al 30 settembre del 2015
PALAZZO DOLFIN BOLLANI
CAMPO SANTA MARINA 6073/6074 – SESTIERE DI CASTELLO - VENEZIA
Presso Office: Laura Scaringella T +39 3381081088 scaringella.laura@gmail.com http://www.stevensvaughn.com
Orario: 11-19. Chiuso il martedi.
presenta
CALLIGRAFIA D’ACQUA
OPERE DI Stevens Vaughn
a cura di Massimo Scaringella
INAUGURAZIONE: mercoledi 6 maggio 2015 - 18 h
Negli splendidi ambienti del quattrocentesco palazzo Dolfin Bollani che domina Campo Marina e in occasione della 56° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, l’artista americano Stevens Vaughn presenta la sua prima mostra personale in Italia dal titolo “Calligrafia d’acqua” curata da Massimo Scaringella.
L’esperienza artistica di Stevens Vaughn retaggio delle sue esperienze in Cina e Giappone, evolve il modo di vedere oltre l’espressione estetica in una condizione di privilegio fantastico. Perche non guarda fuori, ma dentro. Dentro alle sue origini, dentro al suo essere, scegliendo il gesto ideale, la forma ideale, tra proporzioni da contraddire, colori da esibire e segni onirici da sublimare. L’artista afferma: <“Ho un fascino per i rituali. I rituali creano un senso dell’ordine nella mia esistenza Il mistero è l’essenza del mio essere”>.
“Un quadro non è qualcosa che riguarda un’esperienza: è un’esperienza”. Si potrebbe partire da questo pensiero di Mark Rothko per descrivere il lavoro di Stevens Vaughn che esprime il senso di una essenzialità visiva, solo apparentemente confusa, ma strutturalmente legata alla visione ironica e colorata della vita, che esprime con il suo incontenibile segno una depistante linea gestuale, guidata da una manuale irruenza, identità piena di un espressionismo emotivo e culturale inserito in una solida realtà. La struttura, forse meglio dire la “ritualità” di ogni opera è composta quindi come l’espressione di un pensiero non verbale, trasformato in una struttura articolata e consolidata nella rivelazione della realtà, dove si raccoglie un esercizio stilistico capace di trasformare il desiderio nell’ironia della creatività, in una dilatazione differita del tempo e dello spazio. Macchie, colature veloci, prepotenze cromatiche, si contengono la definizione dello spazio, contendendo alla natura e alla poesia la ricerca delle soluzioni formali dell’opera, risolte in un uso inquietante di un elemento primordiale come è l’acqua.
Nel fare arte Stevens Vaughn utilizza sempre, come un rituale, la tecnica del “dripping” che non significa tirare il colore in modo casuale. Al contrario, significa con una ricerca sperimentata, distribuire ogni goccia di pigmento con un suo ordine relativo dove l’instabilità del getto fluido libero può dare origine a figure diverse: può rompersi in gocce, può schizzare a seconda dell’impatto con la superficie ma sempre in maniera bilanciata o, come in una parte degli lavori più recenti, la piegatura del foglio determina la superficie cromatica. Sia come sia, non concede mai nulla allo stile ne alle esigenze dello spettatore, ma solo al tenace e paziente rincorrersi del colore, spesso diluito con acqua che lo rende più veloce, sui fogli immacolati di carta, esprimendo una ricerca di qualcosa che c’è che esiste. Spesso non c’è nemmeno una storia da descrivere e si arriva direttamente all’interno dell’immagine piegando la tecnica all’esigenza espressiva della visione.
La mostra è accompagnata da un catalogo con testi di Massimo Scaringella, Qin Jian e Stevens Vaughn (in inglese, cinese e italiano).
dal 7 maggio al 30 settembre del 2015
PALAZZO DOLFIN BOLLANI
CAMPO SANTA MARINA 6073/6074 – SESTIERE DI CASTELLO - VENEZIA
Presso Office: Laura Scaringella T +39 3381081088 scaringella.laura@gmail.com http://www.stevensvaughn.com
Orario: 11-19. Chiuso il martedi.
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CALLIGRAFIA D’ACQUA opere di Stevens Vaughn
18/05/2015 - 30/09/2015
Venezia (VE) - Veneto
Inserito da Laura Scaringella
THE HAFNIA FUNDATION
presenta
CALLIGRAFIA D’ACQUA
OPERE DI Stevens Vaughn
a cura di Massimo Scaringella
INAUGURAZIONE: mercoledi 6 maggio 2015 - 18 h
Negli splendidi ambienti del quattrocentesco palazzo Dolfin Bollani che domina Campo Marina e in occasione della 56° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, l’artista americano Stevens Vaughn presenta la sua prima mostra personale in Italia dal titolo “Calligrafia d’acqua” curata da Massimo Scaringella.
L’esperienza artistica di Stevens Vaughn retaggio delle sue esperienze in Cina e Giappone, evolve il modo di vedere oltre l’espressione estetica in una condizione di privilegio fantastico. Perche non guarda fuori, ma dentro. Dentro alle sue origini, dentro al suo essere, scegliendo il gesto ideale, la forma ideale, tra proporzioni da contraddire, colori da esibire e segni onirici da sublimare. L’artista afferma: <“Ho un fascino per i rituali. I rituali creano un senso dell’ordine nella mia esistenza Il mistero è l’essenza del mio essere”>.
“Un quadro non è qualcosa che riguarda un’esperienza: è un’esperienza”. Si potrebbe partire da questo pensiero di Mark Rothko per descrivere il lavoro di Stevens Vaughn che esprime il senso di una essenzialità visiva, solo apparentemente confusa, ma strutturalmente legata alla visione ironica e colorata della vita, che esprime con il suo incontenibile segno una depistante linea gestuale, guidata da una manuale irruenza, identità piena di un espressionismo emotivo e culturale inserito in una solida realtà. La struttura, forse meglio dire la “ritualità” di ogni opera è composta quindi come l’espressione di un pensiero non verbale, trasformato in una struttura articolata e consolidata nella rivelazione della realtà, dove si raccoglie un esercizio stilistico capace di trasformare il desiderio nell’ironia della creatività, in una dilatazione differita del tempo e dello spazio. Macchie, colature veloci, prepotenze cromatiche, si contengono la definizione dello spazio, contendendo alla natura e alla poesia la ricerca delle soluzioni formali dell’opera, risolte in un uso inquietante di un elemento primordiale come è l’acqua.
Nel fare arte Stevens Vaughn utilizza sempre, come un rituale, la tecnica del “dripping” che non significa tirare il colore in modo casuale. Al contrario, significa con una ricerca sperimentata, distribuire ogni goccia di pigmento con un suo ordine relativo dove l’instabilità del getto fluido libero può dare origine a figure diverse: può rompersi in gocce, può schizzare a seconda dell’impatto con la superficie ma sempre in maniera bilanciata o, come in una parte degli lavori più recenti, la piegatura del foglio determina la superficie cromatica. Sia come sia, non concede mai nulla allo stile ne alle esigenze dello spettatore, ma solo al tenace e paziente rincorrersi del colore, spesso diluito con acqua che lo rende più veloce, sui fogli immacolati di carta, esprimendo una ricerca di qualcosa che c’è che esiste. Spesso non c’è nemmeno una storia da descrivere e si arriva direttamente all’interno dell’immagine piegando la tecnica all’esigenza espressiva della visione.
La mostra è accompagnata da un catalogo con testi di Massimo Scaringella, Qin Jian e Stevens Vaughn (in inglese, cinese e italiano).
dal 7 maggio al 30 settembre del 2015
PALAZZO DOLFIN BOLLANI
CAMPO SANTA MARINA 6073/6074 – SESTIERE DI CASTELLO - VENEZIA
Presso Office: Laura Scaringella T +39 3381081088 scaringella.laura@gmail.com http://www.stevensvaughn.com
Orario: 11-19. Chiuso il martedi.
presenta
CALLIGRAFIA D’ACQUA
OPERE DI Stevens Vaughn
a cura di Massimo Scaringella
INAUGURAZIONE: mercoledi 6 maggio 2015 - 18 h
Negli splendidi ambienti del quattrocentesco palazzo Dolfin Bollani che domina Campo Marina e in occasione della 56° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, l’artista americano Stevens Vaughn presenta la sua prima mostra personale in Italia dal titolo “Calligrafia d’acqua” curata da Massimo Scaringella.
L’esperienza artistica di Stevens Vaughn retaggio delle sue esperienze in Cina e Giappone, evolve il modo di vedere oltre l’espressione estetica in una condizione di privilegio fantastico. Perche non guarda fuori, ma dentro. Dentro alle sue origini, dentro al suo essere, scegliendo il gesto ideale, la forma ideale, tra proporzioni da contraddire, colori da esibire e segni onirici da sublimare. L’artista afferma: <“Ho un fascino per i rituali. I rituali creano un senso dell’ordine nella mia esistenza Il mistero è l’essenza del mio essere”>.
“Un quadro non è qualcosa che riguarda un’esperienza: è un’esperienza”. Si potrebbe partire da questo pensiero di Mark Rothko per descrivere il lavoro di Stevens Vaughn che esprime il senso di una essenzialità visiva, solo apparentemente confusa, ma strutturalmente legata alla visione ironica e colorata della vita, che esprime con il suo incontenibile segno una depistante linea gestuale, guidata da una manuale irruenza, identità piena di un espressionismo emotivo e culturale inserito in una solida realtà. La struttura, forse meglio dire la “ritualità” di ogni opera è composta quindi come l’espressione di un pensiero non verbale, trasformato in una struttura articolata e consolidata nella rivelazione della realtà, dove si raccoglie un esercizio stilistico capace di trasformare il desiderio nell’ironia della creatività, in una dilatazione differita del tempo e dello spazio. Macchie, colature veloci, prepotenze cromatiche, si contengono la definizione dello spazio, contendendo alla natura e alla poesia la ricerca delle soluzioni formali dell’opera, risolte in un uso inquietante di un elemento primordiale come è l’acqua.
Nel fare arte Stevens Vaughn utilizza sempre, come un rituale, la tecnica del “dripping” che non significa tirare il colore in modo casuale. Al contrario, significa con una ricerca sperimentata, distribuire ogni goccia di pigmento con un suo ordine relativo dove l’instabilità del getto fluido libero può dare origine a figure diverse: può rompersi in gocce, può schizzare a seconda dell’impatto con la superficie ma sempre in maniera bilanciata o, come in una parte degli lavori più recenti, la piegatura del foglio determina la superficie cromatica. Sia come sia, non concede mai nulla allo stile ne alle esigenze dello spettatore, ma solo al tenace e paziente rincorrersi del colore, spesso diluito con acqua che lo rende più veloce, sui fogli immacolati di carta, esprimendo una ricerca di qualcosa che c’è che esiste. Spesso non c’è nemmeno una storia da descrivere e si arriva direttamente all’interno dell’immagine piegando la tecnica all’esigenza espressiva della visione.
La mostra è accompagnata da un catalogo con testi di Massimo Scaringella, Qin Jian e Stevens Vaughn (in inglese, cinese e italiano).
dal 7 maggio al 30 settembre del 2015
PALAZZO DOLFIN BOLLANI
CAMPO SANTA MARINA 6073/6074 – SESTIERE DI CASTELLO - VENEZIA
Presso Office: Laura Scaringella T +39 3381081088 scaringella.laura@gmail.com http://www.stevensvaughn.com
Orario: 11-19. Chiuso il martedi.
Calligrafia d'acqua_Stevens Vaughn
04/11/2015 - 30/11/2015
Torino (TO) - Piemonte
Inserito da Laura Scaringella
The Hafnia Foundation ha il piacere di presentare la seconda mostra personale dell’artista americano
Stevens Vaughn in Italia. Con questa esposizione negli ampi spazi della Galleria Innerspace17 di Torino
l’artista presenta una serie di lavori elaborati nell’ultimo periodo con il titolo di “Calligrafia d’acqua”,
curata da Massimo Scaringella.
“Un quadro non è qualcosa che riguarda un’esperienza: è un’esperienza”. Questo pensiero di Mark Rothko
riflette il lavoro di Stevens Vaughn, che esprime il senso di una essenzialita visiva, strutturalmente legata
alla visione ironica e colorata della vita, con il suo incontenibile segno una depistante linea gestuale,
guidata da una manuale irruenza, identita piena di un espressionismo emotivo e culturale inserito in una
solida realta . Stevens Vaughn utilizza la tecnica del “dripping”, che non significa tirare il colore in modo
casuale, ma una “ritualita ” che in ogni opera e composta come l’espressione di un pensiero non verbale,
trasformato in una struttura articolata e consolidata nella rivelazione della realta : macchie, colature veloci,
prepotenze cromatiche, si contengono la definizione dello spazio, contendendo alla natura e alla poesia la
ricerca delle soluzioni formali dell’opera, risolte in un uso inquietante di un elemento primordiale come e
l’acqua.
Stevens Vaughn con queste opere ci vuole persuadere che l’idea stimolante e allo stesso tempo
provocatoria di fare arte e entrare nell’anarchia dell’assenza della struttura. Ma incredibilmente, questi
lavori, pieni di luce e di colore, rinviano a una visione concreta del mondo dell’oggi, in cui l’artista ha ben
presente le assimilazioni che gli derivano dei diversi incroci culturali incontrati durante il suo percorso
formativo e creativo.
La mostra e accompagnata da un catalogo con testi di Massimo Scaringella, Qin Jian e Stevens Vaughn (in
inglese, cinese e italiano).
Ufficio
Stevens Vaughn in Italia. Con questa esposizione negli ampi spazi della Galleria Innerspace17 di Torino
l’artista presenta una serie di lavori elaborati nell’ultimo periodo con il titolo di “Calligrafia d’acqua”,
curata da Massimo Scaringella.
“Un quadro non è qualcosa che riguarda un’esperienza: è un’esperienza”. Questo pensiero di Mark Rothko
riflette il lavoro di Stevens Vaughn, che esprime il senso di una essenzialita visiva, strutturalmente legata
alla visione ironica e colorata della vita, con il suo incontenibile segno una depistante linea gestuale,
guidata da una manuale irruenza, identita piena di un espressionismo emotivo e culturale inserito in una
solida realta . Stevens Vaughn utilizza la tecnica del “dripping”, che non significa tirare il colore in modo
casuale, ma una “ritualita ” che in ogni opera e composta come l’espressione di un pensiero non verbale,
trasformato in una struttura articolata e consolidata nella rivelazione della realta : macchie, colature veloci,
prepotenze cromatiche, si contengono la definizione dello spazio, contendendo alla natura e alla poesia la
ricerca delle soluzioni formali dell’opera, risolte in un uso inquietante di un elemento primordiale come e
l’acqua.
Stevens Vaughn con queste opere ci vuole persuadere che l’idea stimolante e allo stesso tempo
provocatoria di fare arte e entrare nell’anarchia dell’assenza della struttura. Ma incredibilmente, questi
lavori, pieni di luce e di colore, rinviano a una visione concreta del mondo dell’oggi, in cui l’artista ha ben
presente le assimilazioni che gli derivano dei diversi incroci culturali incontrati durante il suo percorso
formativo e creativo.
La mostra e accompagnata da un catalogo con testi di Massimo Scaringella, Qin Jian e Stevens Vaughn (in
inglese, cinese e italiano).
Ufficio
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White Flag
07/09/2016 - 27/09/2016
Torino (TO) - Piemonte
Inserito da Lara Adinolfi
Eccellenze italiane, anzi salernitane, alla prima Biennale di Design di Londra “Utopia by Design”. La Ceramica Francesco De Maio di Nocera Superiore, sarà da domani fino al 27 settembre, partner tecnico dell’installazione White Flag ideata dalla Triennale Design Museum di Milano.
Le piastrelle italiane per rappresentare il mondo in un prestigioso evento mondiale a Londra con 35 nazioni. E’ il progetto italiano dal titolo “White Flag” curato dalla Triennale Design Museum di Milano che ha scelto per l’installazione la Francesco de Maio per rappresentare la ceramica italiana nel mondo.
Le piastrelle in formato 10x10 bianco lucido e pennellato nero lucido, realizzate dalla Ceramica Francesco De Maio saranno così protagoniste a Londra del “White Flag” ideato da Silvana Annicchiarico e Giorgio Camuffo in sinergia con venti giovani designer ed architetti.
I progettisti hanno infatti ripensato la simbolica bandiera bianca come emblema utopico di tregua globale. Le bandiere verranno inizialmente posizionate sulla mappa del mondo al cuore dell'installazione, ma ogni giorno della Biennale, uno dei flag sarà rimosso e sostituito da un oggetto scelto o creato dal progettista. Tutto ciò per infondere un senso di urgenza, anche di emergenza, per i luoghi scelti segnati sulla mappa.
Le piastrelle italiane per rappresentare il mondo in un prestigioso evento mondiale a Londra con 35 nazioni. E’ il progetto italiano dal titolo “White Flag” curato dalla Triennale Design Museum di Milano che ha scelto per l’installazione la Francesco de Maio per rappresentare la ceramica italiana nel mondo.
Le piastrelle in formato 10x10 bianco lucido e pennellato nero lucido, realizzate dalla Ceramica Francesco De Maio saranno così protagoniste a Londra del “White Flag” ideato da Silvana Annicchiarico e Giorgio Camuffo in sinergia con venti giovani designer ed architetti.
I progettisti hanno infatti ripensato la simbolica bandiera bianca come emblema utopico di tregua globale. Le bandiere verranno inizialmente posizionate sulla mappa del mondo al cuore dell'installazione, ma ogni giorno della Biennale, uno dei flag sarà rimosso e sostituito da un oggetto scelto o creato dal progettista. Tutto ciò per infondere un senso di urgenza, anche di emergenza, per i luoghi scelti segnati sulla mappa.
Bruno Barani - Opere recenti: La ricerca lignea/Da un gomitolo di spago
09/04/2017 - 07/05/2017
Torino (TO) - Piemonte
Inserito da CSArt Serri
All’interno del Progetto “Profeti in patria: Cammini d’artista a Montecchio Emilia”, nell’anno dedicato all’artista Omar Galliani, l’Amministrazione Comunale di Montecchio Emilia (RE) presenta la mostra collaterale “Bruno Barani - Opere recenti: La ricerca lignea/Da un gomitolo di spago” allestita al piano terra del Castello Medievale di Montecchio Emilia.
Si tratta di un’esposizione collegata al progetto “Atelier Galliani”, in cui Omar Galliani dialoga e si confronta con tante personalità del mondo culturale e artistico, a tutto tondo: incontri con artisti di vario genere che hanno ispirato Galliani, e hanno influenzato la sua poetica e la sua opera.
La mostra “Opere recenti” di Bruno Barani comprende due cicli, di undici opere ciascuno. Il primo ciclo “La ricerca lignea” pone al centro del lavoro il legno – tavola di quercia come supporto, bastoncini appuntiti – mentre il secondo ciclo “Da un gomitolo di spago” appunto il filo di spago. Questi materiali, prima non utilizzati sistematicamente, non impediscono a Bruno Barani di continuare ad usare anche altri materiali per lui particolarmente affascinanti (vecchi cartoni ondulati segnati dal tempo, carte vetrate, carte colorate, carte solcate da linee incise, oro in foglia) che fanno comprendere l’alimento segreto dell’artista: la grande lezione dell’astrattismo geometrico, e certe straordinarie esperienze quali i “papiers colleès” dei cubisti (Picasso, Braque, Gris, che ricorrevano a frammenti di carte da parati, di spartiti musicali, di giornali) e i collage di Magnelli degli anni Trenta. Linee nitide, rigorose, svettanti, a volte elegantemente tondeggianti; forme convergenti o divergenti che si sono insediate sulla superficie dando vita a equilibri e rime sottili, a pausati respiri e affollamenti. Il tutto ricoperto e “ibernato” da un velo trasparente ma tangibile di colla vinilica.
L’inaugurazione della mostra si terrà al Castello Medievale di Montecchio Emilia domenica 9 aprile, alle ore 17; interverranno l’Assessore alla cultura del Comune di Montecchio Angela Marchetti, Omar Galliani e Bruno Barani.
La mostra sarà visitabile dal 9 aprile al 7 maggio al piano terra del castello medievale di Montecchio, secondo questi orari: lunedì 9-13 e 15-18, martedì 15-18, mercoledì 9-13, giovedì 9-13 e 15-18, venerdì 15-18, sabato 9-12, domenica 15-19. L’ingresso gratuito. Per informazioni: Per informazioni e aggiornamenti: tel. 0522 861861 – 861864, biblioteca@comune.montecchio-emilia.re.it, www.ateliergalliani.com.
Si tratta di un’esposizione collegata al progetto “Atelier Galliani”, in cui Omar Galliani dialoga e si confronta con tante personalità del mondo culturale e artistico, a tutto tondo: incontri con artisti di vario genere che hanno ispirato Galliani, e hanno influenzato la sua poetica e la sua opera.
La mostra “Opere recenti” di Bruno Barani comprende due cicli, di undici opere ciascuno. Il primo ciclo “La ricerca lignea” pone al centro del lavoro il legno – tavola di quercia come supporto, bastoncini appuntiti – mentre il secondo ciclo “Da un gomitolo di spago” appunto il filo di spago. Questi materiali, prima non utilizzati sistematicamente, non impediscono a Bruno Barani di continuare ad usare anche altri materiali per lui particolarmente affascinanti (vecchi cartoni ondulati segnati dal tempo, carte vetrate, carte colorate, carte solcate da linee incise, oro in foglia) che fanno comprendere l’alimento segreto dell’artista: la grande lezione dell’astrattismo geometrico, e certe straordinarie esperienze quali i “papiers colleès” dei cubisti (Picasso, Braque, Gris, che ricorrevano a frammenti di carte da parati, di spartiti musicali, di giornali) e i collage di Magnelli degli anni Trenta. Linee nitide, rigorose, svettanti, a volte elegantemente tondeggianti; forme convergenti o divergenti che si sono insediate sulla superficie dando vita a equilibri e rime sottili, a pausati respiri e affollamenti. Il tutto ricoperto e “ibernato” da un velo trasparente ma tangibile di colla vinilica.
L’inaugurazione della mostra si terrà al Castello Medievale di Montecchio Emilia domenica 9 aprile, alle ore 17; interverranno l’Assessore alla cultura del Comune di Montecchio Angela Marchetti, Omar Galliani e Bruno Barani.
La mostra sarà visitabile dal 9 aprile al 7 maggio al piano terra del castello medievale di Montecchio, secondo questi orari: lunedì 9-13 e 15-18, martedì 15-18, mercoledì 9-13, giovedì 9-13 e 15-18, venerdì 15-18, sabato 9-12, domenica 15-19. L’ingresso gratuito. Per informazioni: Per informazioni e aggiornamenti: tel. 0522 861861 – 861864, biblioteca@comune.montecchio-emilia.re.it, www.ateliergalliani.com.