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Evento: Conversazioni Cromatiche su Napoli, incontro con Dalisi
19/04/2017 - 19/04/2017
Dettagli
Data di inserimento: | 18/04/2017 - 13:09 |
Luogo: | Napoli (NA) - Campania |
Data di inizio: | 19/04/2017 |
Data di fine | 19/04/2017 |
Descrizione
Riccardo Dalisi, architetto e designer napoletano, due volte Compasso d’Oro, è il secondo protagonista delle Conversazioni Cromatiche su Napoli, ideate e curate da Benedetta de Falco e ospitate nella sede della galleria per le arti contemporanee Intragallery (via Cavallerizza a Chiaia 57, interno cortile, Napoli). L’appuntamento è per domani, mercoledì 19 aprile, alle ore 18.30. I colori scelti da Dalisi per raccontare Napoli sono il giallo ed il rosso. La Conversazione sarà supportata da immagini.
Nelle Conversazioni Cromatiche su Napoli, la città diventa centrale e raccontata attraverso il pretesto del colore. Ciascuno si racconta e racconta il proprio rapporto con Napoli, ciascuno ha con la città un proprio dialogo interiore che viene messo in luce e condiviso durante l’incontro. Gli incontri sono pubblici e gratuiti.
La terza stagione aperta dal francese Sylvain Bellenger, Direttore del Museo Nazionale di Capodimonte, dopo Dalisi vedrà protagonista il friulano Renato Quaglia, direttore della Fondazione Foqus Quartieri Spagnoli (maggio 2017).
Con il Patrocinio Morale del Comune di Napoli, che assegna al ciclo d’incontri un valore di interesse e di particolare attenzione, le Conversazioni Cromatiche hanno visto negli anni protagonisti: Franco Arminio (scrittore e poeta), Maurizio de Giovanni (scrittore), Mauro Giancaspro (bibliofilo), Paolo Giulierini (Direttore del Mann), Lorenzo Marone (scrittore), Aldo Masullo (filosofo), Giovanna Mozzillo (scrittice) e Pietro Treccagnoli (giornalista).
Nelle Conversazioni Cromatiche su Napoli, la città diventa centrale e raccontata attraverso il pretesto del colore. Ciascuno si racconta e racconta il proprio rapporto con Napoli, ciascuno ha con la città un proprio dialogo interiore che viene messo in luce e condiviso durante l’incontro. Gli incontri sono pubblici e gratuiti.
La terza stagione aperta dal francese Sylvain Bellenger, Direttore del Museo Nazionale di Capodimonte, dopo Dalisi vedrà protagonista il friulano Renato Quaglia, direttore della Fondazione Foqus Quartieri Spagnoli (maggio 2017).
Con il Patrocinio Morale del Comune di Napoli, che assegna al ciclo d’incontri un valore di interesse e di particolare attenzione, le Conversazioni Cromatiche hanno visto negli anni protagonisti: Franco Arminio (scrittore e poeta), Maurizio de Giovanni (scrittore), Mauro Giancaspro (bibliofilo), Paolo Giulierini (Direttore del Mann), Lorenzo Marone (scrittore), Aldo Masullo (filosofo), Giovanna Mozzillo (scrittice) e Pietro Treccagnoli (giornalista).
Altri eventi dell'inserzionista
The Rebirth Triad
07/12/2016 - 08/01/2017
Caserta (CE) - Campania
Inserito da Marco Caiazzo
La rinascita alla Reggia di Caserta: le installazioni site-specific sulla Natività
di tre artisti contemporanei italiani
Con il patrocinio del Rebirth Day 2016, gli artisti Vincenzo Marsiglia, Anita Calà e Lapo Simeoni riflettono sul concetto di rinascita legato alla Natività, in un progetto di Intragallery e Uncommon
La Natività, il numero tre legato alla Trinità, ma anche un concetto laico di rinascita e rinnovamento: sono questi gli elementi del progetto espositivo The Rebirth Triad, ideato, promosso e realizzato dall’Agenzia di comunicazione Uncommon e dalla Galleria Intragallery con la curatela di Chiara Canali.
Tre installazioni site-specific elaborate da Vincenzo Marsiglia, Anita Calà e Lapo Simeoni per la Sala delle Battaglie di Spolverini della Reggia di Caserta, che saranno visibili dal 7 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017, con il patrocinio del Rebirth Day 2016 ideato da Michelangelo Pistoletto in collaborazione con Cittadellarte - Fondazione Pistoletto.
"Abbiamo voluto questo progetto intensamente, poiché risponde al concetto alla base del nostro lavoro come agenzia: l'arte come mezzo di rinnovamento attivo sulla società, in grado di modificare prospettive, percezioni e abitudini - ha affermato Claudio Ragni, CEO di Uncommon. Questo progetto e gli artisti coinvolti hanno acceso un riflettore su un patrimonio dell'arte italiana, rivivificandola e dialogando con la sua grandezza, fondendo presente e passato, sacro e profano, tradizione e innovazione".
“In linea con il nostro impegno per la promozione culturale del territorio campano, abbiamo accettato con entusiasmo la sfida, lanciataci dalla Direzione della Reggia di Caserta, di proporre un progetto espositivo sul
concetto di Natività in chiave contemporanea, traendo spunto dal presepe settecentesco custodito nell’Appartamento Reale della Reggia. Progetto immediatamente sostanziato dalle visioni di tre artisti da noi invitati, Calà, Marsiglia e Simeoni, che hanno interpretato il tema con linguaggi assolutamente diversi tra loro, ma con una comune energia propulsiva sull’idea di Rinascita.” – nelle parole delle galleriste Annamaria De Fanis e Rosa Francesca Masturzo.
Il progetto espositivo
Il progetto nasce con lo scopo di creare un dialogo profondo tra una delle opere architettoniche più importanti in Italia, la Reggia di Caserta, la residenza reale più grande al mondo, con l'arte contemporanea, che si fa carico dell’idea di una Natività laica, portatrice di nuove energie e nuove prospettive in un luogo dal valore immortale. Una nascita e ri-nascita in senso culturale, affinché si riporti l'attenzione sulla necessità di tutelare i Beni Culturali italiani, spesso abbandonati all'incuria, attraverso le nuove generazioni di artisti, in un legame indissolubile e valorizzante. L'esposizione, organizzata non a caso in concomitanza con le festività natalizie, si affianca alla riqualificazione del Presepe Borbonico conservato nell’Appartamento vecchio della Reggia, attraverso un nuovo progetto illuminotecnico.
Nella Sala delle Battaglie di Spolverini dialogano tre grandi installazioni site-specific. Le sculture di Vincenzo Marsiglia, con la loro imponente struttura esagonale in legno, sono “forme di interazione” che contengono nel loro interno un mondo artificiale e tecnologico: captato il volto del fruitore, un software nascosto all’interno legge le emozioni umane e genera suoni e forme diverse, mutevoli e immateriali, rispettando esternamente il cambiamento interiore dell’uomo. L'opera di Anita Calà è formata da un grande ovale in resina trasparente, opaca all'interno e lucida all’esterno, che contiene al suo interno una sfera più piccola rossa; al di fuori si trova un’altra sfera rossa, identica a quella contenuta all’interno, in un rispecchiamento del dentro con il fuori. Il progetto di Lapo Simeoni è costituito invece da una struttura a forma di anello che attraverso la sua forma e il suo contenuto evoca la trasposizione concreta del virtuale tradotto in reale, rendendo tangibile e materico quel portale (Internet) che rappresenta oggi lo scollegamento tra uomo e macchina.
Al tema della Ri-Nascita si rapporta il fil rouge dei simboli del cerchio e della luce, così come quello dell’infinito, sintetizzando il gesto creativo dell’artista che nelle sue mani fa risorgere e rinascere ciò che prima non aveva significato. Queste tre opere dialogano tra loro secondo il principio, formulato da Michelangelo Pistoletto, della Trinamica, cioè la dinamica del numero tre. Il simbolo-formula del triplo offre l'energia necessaria alla trasformazione della società a partire dall'arte, in quanto essa è fondamentalmente incentrata nella creazione e può portare la creazione nella società non solo come prodotto da fruire, ma come attività a cui partecipare.
di tre artisti contemporanei italiani
Con il patrocinio del Rebirth Day 2016, gli artisti Vincenzo Marsiglia, Anita Calà e Lapo Simeoni riflettono sul concetto di rinascita legato alla Natività, in un progetto di Intragallery e Uncommon
La Natività, il numero tre legato alla Trinità, ma anche un concetto laico di rinascita e rinnovamento: sono questi gli elementi del progetto espositivo The Rebirth Triad, ideato, promosso e realizzato dall’Agenzia di comunicazione Uncommon e dalla Galleria Intragallery con la curatela di Chiara Canali.
Tre installazioni site-specific elaborate da Vincenzo Marsiglia, Anita Calà e Lapo Simeoni per la Sala delle Battaglie di Spolverini della Reggia di Caserta, che saranno visibili dal 7 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017, con il patrocinio del Rebirth Day 2016 ideato da Michelangelo Pistoletto in collaborazione con Cittadellarte - Fondazione Pistoletto.
"Abbiamo voluto questo progetto intensamente, poiché risponde al concetto alla base del nostro lavoro come agenzia: l'arte come mezzo di rinnovamento attivo sulla società, in grado di modificare prospettive, percezioni e abitudini - ha affermato Claudio Ragni, CEO di Uncommon. Questo progetto e gli artisti coinvolti hanno acceso un riflettore su un patrimonio dell'arte italiana, rivivificandola e dialogando con la sua grandezza, fondendo presente e passato, sacro e profano, tradizione e innovazione".
“In linea con il nostro impegno per la promozione culturale del territorio campano, abbiamo accettato con entusiasmo la sfida, lanciataci dalla Direzione della Reggia di Caserta, di proporre un progetto espositivo sul
concetto di Natività in chiave contemporanea, traendo spunto dal presepe settecentesco custodito nell’Appartamento Reale della Reggia. Progetto immediatamente sostanziato dalle visioni di tre artisti da noi invitati, Calà, Marsiglia e Simeoni, che hanno interpretato il tema con linguaggi assolutamente diversi tra loro, ma con una comune energia propulsiva sull’idea di Rinascita.” – nelle parole delle galleriste Annamaria De Fanis e Rosa Francesca Masturzo.
Il progetto espositivo
Il progetto nasce con lo scopo di creare un dialogo profondo tra una delle opere architettoniche più importanti in Italia, la Reggia di Caserta, la residenza reale più grande al mondo, con l'arte contemporanea, che si fa carico dell’idea di una Natività laica, portatrice di nuove energie e nuove prospettive in un luogo dal valore immortale. Una nascita e ri-nascita in senso culturale, affinché si riporti l'attenzione sulla necessità di tutelare i Beni Culturali italiani, spesso abbandonati all'incuria, attraverso le nuove generazioni di artisti, in un legame indissolubile e valorizzante. L'esposizione, organizzata non a caso in concomitanza con le festività natalizie, si affianca alla riqualificazione del Presepe Borbonico conservato nell’Appartamento vecchio della Reggia, attraverso un nuovo progetto illuminotecnico.
Nella Sala delle Battaglie di Spolverini dialogano tre grandi installazioni site-specific. Le sculture di Vincenzo Marsiglia, con la loro imponente struttura esagonale in legno, sono “forme di interazione” che contengono nel loro interno un mondo artificiale e tecnologico: captato il volto del fruitore, un software nascosto all’interno legge le emozioni umane e genera suoni e forme diverse, mutevoli e immateriali, rispettando esternamente il cambiamento interiore dell’uomo. L'opera di Anita Calà è formata da un grande ovale in resina trasparente, opaca all'interno e lucida all’esterno, che contiene al suo interno una sfera più piccola rossa; al di fuori si trova un’altra sfera rossa, identica a quella contenuta all’interno, in un rispecchiamento del dentro con il fuori. Il progetto di Lapo Simeoni è costituito invece da una struttura a forma di anello che attraverso la sua forma e il suo contenuto evoca la trasposizione concreta del virtuale tradotto in reale, rendendo tangibile e materico quel portale (Internet) che rappresenta oggi lo scollegamento tra uomo e macchina.
Al tema della Ri-Nascita si rapporta il fil rouge dei simboli del cerchio e della luce, così come quello dell’infinito, sintetizzando il gesto creativo dell’artista che nelle sue mani fa risorgere e rinascere ciò che prima non aveva significato. Queste tre opere dialogano tra loro secondo il principio, formulato da Michelangelo Pistoletto, della Trinamica, cioè la dinamica del numero tre. Il simbolo-formula del triplo offre l'energia necessaria alla trasformazione della società a partire dall'arte, in quanto essa è fondamentalmente incentrata nella creazione e può portare la creazione nella società non solo come prodotto da fruire, ma come attività a cui partecipare.
Other Places di Matteo Basilé e Corrado Sassi
18/05/2017 - 30/06/2017
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Marco Caiazzo
Intragallery è lieta di presentare la doppia personale fotografica degli artisti Matteo Basilé e Corrado Sassi, “Other Places”, che inaugurerà a Napoli il 18 maggio 2017, alle ore 19, negli spazi di Via Cavallerizza a Chiaia 57, con la presenza degli artisti.
Il titolo scelto per la mostra, “Other Places”, invita lo spettatore verso luoghi altri, evocando visioni di realtà immaginate.
Entrambi gli artisti si esprimono attraverso la fotografia; Basilé progetta accuratamente la sua visione, prevedendo con esattezza gli elementi che restituiranno il suo racconto, mentre Sassi ha un approccio più istintivo: fotogrammi da lui raccolti in velocità, vengono poi sovrapposti, per creare una suo ideale luogo altro.
Matteo Basilé (1974) vive e lavora a Roma. Inizia la sua carriera a metà degli anni ’90 ed è tra i primi artisti in Europa a fondere arte e tecnologia. Basilé possiede la straordinaria capacità di conciliare idee opposte come il bello e il grottesco, reale e surreale, naturale e artificiale. Tommaso Cascella, il padre, scrive sul suo lavoro “C’è una lucidità feroce e impietosa che l’artigiano lavoro di pennello poteva solo evocare. I personaggi delle sue visioni sono abitanti di altri luoghi o non luoghi…..”.
Formalmente, Basilé cancella l’antagonismo tra l’immaginario e il reale, innescando un complesso sistema di porte scorrevoli emozionali. La poetica di Matteo Basilé è un universo iconografico, è il frutto della combinazione tra manierismo tecnologico e surrealismo pittorico. I viaggi onirici dell’artista alla fine ci guidano verso diversi piani di comprensione, sia sensoriali che intellettuali, dove ci rendiamo improvvisamente conto di questi aspetti della realtà, che di solito sono nascosti all’interno del nostro io interiore; pertanto, la sua profonda indagine del Sé, l’Altro e l’Altrove finalmente corrisponde alla sua personale esperienza di vita al di fuori del suo ambiente originario, affrontando allo stesso tempo il senso dell’esistenza e nel contesto delle confuse dinamiche inerenti al processo di globalizzazione.
In mostra saranno presentati tre suoi lavori della serie “PIETRA SANTA” (2016).
Anche Corrado Sassi (1965) vive e lavora a Roma. Studia fotografia a New York ed ha al suo attivo numerose mostre in Italia e all’estero. Negli ultimi anni la sua ricerca personale si è focalizzata su fotografia, installazioni, performances e video.
In mostra, sarà presentata una selezione di nuovi lavori che l’artista chiama voiles.
“Sono immagini prese talmente al volo da essere immediatamente percepite. Immagini che non raccontano storie particolari ma generano in noi altre immagini. I voiles non appartengono né al sogno né alla veglia, non intendono essere reali ma neanche trasognanti. La sospensione è la loro condizione ideale, appena atterrano inevitabilmente evaporano. In loro non c’è mistero ma non può esistere un voiles che non presenti un enigma, anche di poco conto.
Un voiles si fonda su due elementi: lo scorcio attraverso il quale l’immagine è catturata e la tecnica con cui questo scorcio è reso.
Tra i due elementi, fluttuante, la capacità di saper cogliere e rappresentare l’attimo in cui l’immagine percepita ancora non è arrivata all’intelletto. Monet chiamava questo attimo “impressione” e ha cercato questo momento per tutta la vita per poi perdersi nelle sue infinite ninfee. La tecnica, l’immagine velata, inscatolata, un po’ divisionista è asservita ad uno scopo: quello di darci un’impressione generale, un’atmosfera, o meglio una tonalità. Se potessero i voiles userebbero a tal fine oltre la vista anche l’olfatto e l’udito. Probabilmente, poiché ciò non gli è concesso, per pudore allora velano la propria superficie.” (cit. Valerio Paolo Mosco)
Per Corrado Sassi è la seconda esperienza espositiva alla Intragallery.
Schiller afferma che solo dove si gioca c’è arte, ed anche che il senso dell’immagine è l’immagine stessa, che l’incommensurabile è nell’apparenza, non nel significato. Nulla di nuovo: per i greci infatti éidos vuol dire sia immagine che idea. Ma afferma anche che l’immagine non può essere che frammento, perché noi tutti altro non siamo che frammenti, perché questa è la nostra condizione esistenziale.
Il titolo scelto per la mostra, “Other Places”, invita lo spettatore verso luoghi altri, evocando visioni di realtà immaginate.
Entrambi gli artisti si esprimono attraverso la fotografia; Basilé progetta accuratamente la sua visione, prevedendo con esattezza gli elementi che restituiranno il suo racconto, mentre Sassi ha un approccio più istintivo: fotogrammi da lui raccolti in velocità, vengono poi sovrapposti, per creare una suo ideale luogo altro.
Matteo Basilé (1974) vive e lavora a Roma. Inizia la sua carriera a metà degli anni ’90 ed è tra i primi artisti in Europa a fondere arte e tecnologia. Basilé possiede la straordinaria capacità di conciliare idee opposte come il bello e il grottesco, reale e surreale, naturale e artificiale. Tommaso Cascella, il padre, scrive sul suo lavoro “C’è una lucidità feroce e impietosa che l’artigiano lavoro di pennello poteva solo evocare. I personaggi delle sue visioni sono abitanti di altri luoghi o non luoghi…..”.
Formalmente, Basilé cancella l’antagonismo tra l’immaginario e il reale, innescando un complesso sistema di porte scorrevoli emozionali. La poetica di Matteo Basilé è un universo iconografico, è il frutto della combinazione tra manierismo tecnologico e surrealismo pittorico. I viaggi onirici dell’artista alla fine ci guidano verso diversi piani di comprensione, sia sensoriali che intellettuali, dove ci rendiamo improvvisamente conto di questi aspetti della realtà, che di solito sono nascosti all’interno del nostro io interiore; pertanto, la sua profonda indagine del Sé, l’Altro e l’Altrove finalmente corrisponde alla sua personale esperienza di vita al di fuori del suo ambiente originario, affrontando allo stesso tempo il senso dell’esistenza e nel contesto delle confuse dinamiche inerenti al processo di globalizzazione.
In mostra saranno presentati tre suoi lavori della serie “PIETRA SANTA” (2016).
Anche Corrado Sassi (1965) vive e lavora a Roma. Studia fotografia a New York ed ha al suo attivo numerose mostre in Italia e all’estero. Negli ultimi anni la sua ricerca personale si è focalizzata su fotografia, installazioni, performances e video.
In mostra, sarà presentata una selezione di nuovi lavori che l’artista chiama voiles.
“Sono immagini prese talmente al volo da essere immediatamente percepite. Immagini che non raccontano storie particolari ma generano in noi altre immagini. I voiles non appartengono né al sogno né alla veglia, non intendono essere reali ma neanche trasognanti. La sospensione è la loro condizione ideale, appena atterrano inevitabilmente evaporano. In loro non c’è mistero ma non può esistere un voiles che non presenti un enigma, anche di poco conto.
Un voiles si fonda su due elementi: lo scorcio attraverso il quale l’immagine è catturata e la tecnica con cui questo scorcio è reso.
Tra i due elementi, fluttuante, la capacità di saper cogliere e rappresentare l’attimo in cui l’immagine percepita ancora non è arrivata all’intelletto. Monet chiamava questo attimo “impressione” e ha cercato questo momento per tutta la vita per poi perdersi nelle sue infinite ninfee. La tecnica, l’immagine velata, inscatolata, un po’ divisionista è asservita ad uno scopo: quello di darci un’impressione generale, un’atmosfera, o meglio una tonalità. Se potessero i voiles userebbero a tal fine oltre la vista anche l’olfatto e l’udito. Probabilmente, poiché ciò non gli è concesso, per pudore allora velano la propria superficie.” (cit. Valerio Paolo Mosco)
Per Corrado Sassi è la seconda esperienza espositiva alla Intragallery.
Schiller afferma che solo dove si gioca c’è arte, ed anche che il senso dell’immagine è l’immagine stessa, che l’incommensurabile è nell’apparenza, non nel significato. Nulla di nuovo: per i greci infatti éidos vuol dire sia immagine che idea. Ma afferma anche che l’immagine non può essere che frammento, perché noi tutti altro non siamo che frammenti, perché questa è la nostra condizione esistenziale.
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Bruno Canova, Mai più
22/01/2017 - 26/02/2017
Napoli (NA) - Campania
Inserito da CSArt Serri
Dal 22 gennaio al 26 febbraio 2017 il Museo “Il Correggio” (Palazzo dei Principi, C.so Cavour, 7, Correggio) ospita la mostra “Mai più”, personale di Bruno Canova – artista testimone della Shoah – promossa dal Comune di Correggio in occasione del Giorno della Memoria. L’esposizione fa parte di un progetto internazionale, curato da Margherita Fontanesi e Lorenzo Canova, che vede coinvolto l’Istituto di Cultura Italiana di Lisbona che ospiterà, in contemporanea alla mostra di Correggio, disegni e grafiche dello stesso Bruno Canova.
Bruno Canova (1925 – 2012) è stato un grande interprete dell’arte italiana, avendo vissuto la terribile esperienza del campo di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale. La mostra indagherà un aspetto in particolare della Shoah attraverso le opere di chi ha vissuto la guerra e la persecuzione in prima persona. Un approccio del tutto nuovo per esplorare ogni modo in cui l’arte può essere interprete e portavoce della storia.
Artista militante e antifascista, attivo nella Resistenza partigiana e per questo arrestato e deportato come prigioniero politico nel campo di concentramento di Brüx nel Sudetenland, Canova, nonostante il vissuto personale di oppositore politico, non ha messo solo il suo vissuto personale al centro del suo lavoro, ma ha dedicato molto spazio, nel suo narrare, alla persecuzione antiebraica. La maggior parte delle opere in mostra appartengono a un ciclo unitario di dipinti intitolato “L’arte della Guerra”, il cui nucleo principale risale agli anni ’70. Si tratta di opere di medie e grandi dimensioni, fra le quali si distinguono numerosi collage realizzati con documenti, quotidiani e manifesti dell’epoca che danno al lavoro un taglio quasi scientifico.
Attraverso le opere di Canova è possibile trovare l’intera parabola di nascita, sviluppo e fine del Nazifascismo.
“In questi anni stiamo caratterizzando le proposte di Correggio in occasione del Giorno della Memoria attraverso l’allestimento di percorsi artistici contemporanei”, commenta il sindaco di Correggio, Ilenia Malavasi. “Confortati in questa scelta dall’apprezzamento ricevuto, quest’anno ospitiamo la mostra di Bruno Canova, che propone il punto di vista di un artista che ha vissuto l’orrore dei campi di concentramento non perché ebreo, ma in quanto prigioniero politico. Grazie alla collaborazione con i curatori, la contemporaneità della mostra con l’esposizione all’Istituto di Cultura Italiana di Lisbona offre all’evento un respiro internazionale di cui siamo ovviamente felici”.
“Il linguaggio artistico fortemente espressionista di Canova”, spiega Margherita Fontanesi, “si intreccia ai documenti storici e ai ricordi personali in opere alle quali è impossibile sottrarre gli occhi e la coscienza. Nelle sue opere si trovano echi delle avanguardie di inizio Novecento, di Hieronymus Bosch e dei suoi quadri brulicanti di figure mostruose e disperate, della Neue Sachlichkeit ma anche dello stile degli amici e compagni con cui ha condiviso pittura e ideali: Renzo Vespignani, Mario Mafai, Antonietta Raphaël. Quello di Canova è un simbolismo non onirico ma storico e bellico al cui servizio è stata declinata la tecnica del collage, impiegata solitamente da movimenti artistici dai contenuti molto distanti da questo, come il futurismo e il dadaismo”.
Domenica 22 gennaio, alle ore 17, in occasione dell’inaugurazione della mostra, sarà presente a Correggio anche Lorenzo Canova – figlio dell’artista, critico d’arte, professore di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università del Molise e direttore dell’Archivio Bruno Canova – che illustrerà al pubblico l’opera del padre.
L’esposizione sarà visitabile fino al 26 febbraio 2017, il sabato con orario 15,30 - 18,30 e la domenica ore 10 - 12,30 e 15,30 - 18,30. Venerdì 27 gennaio, Giorno della Memoria, apertura straordinaria con orario 10 - 12,30 e 15,30 - 18,30. Altri giorni su appuntamento. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 691806, museo@comune.correggio.re.it, www.museoilcorreggio.org.
Bruno Canova (1925 – 2012) è stato un grande interprete dell’arte italiana, avendo vissuto la terribile esperienza del campo di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale. La mostra indagherà un aspetto in particolare della Shoah attraverso le opere di chi ha vissuto la guerra e la persecuzione in prima persona. Un approccio del tutto nuovo per esplorare ogni modo in cui l’arte può essere interprete e portavoce della storia.
Artista militante e antifascista, attivo nella Resistenza partigiana e per questo arrestato e deportato come prigioniero politico nel campo di concentramento di Brüx nel Sudetenland, Canova, nonostante il vissuto personale di oppositore politico, non ha messo solo il suo vissuto personale al centro del suo lavoro, ma ha dedicato molto spazio, nel suo narrare, alla persecuzione antiebraica. La maggior parte delle opere in mostra appartengono a un ciclo unitario di dipinti intitolato “L’arte della Guerra”, il cui nucleo principale risale agli anni ’70. Si tratta di opere di medie e grandi dimensioni, fra le quali si distinguono numerosi collage realizzati con documenti, quotidiani e manifesti dell’epoca che danno al lavoro un taglio quasi scientifico.
Attraverso le opere di Canova è possibile trovare l’intera parabola di nascita, sviluppo e fine del Nazifascismo.
“In questi anni stiamo caratterizzando le proposte di Correggio in occasione del Giorno della Memoria attraverso l’allestimento di percorsi artistici contemporanei”, commenta il sindaco di Correggio, Ilenia Malavasi. “Confortati in questa scelta dall’apprezzamento ricevuto, quest’anno ospitiamo la mostra di Bruno Canova, che propone il punto di vista di un artista che ha vissuto l’orrore dei campi di concentramento non perché ebreo, ma in quanto prigioniero politico. Grazie alla collaborazione con i curatori, la contemporaneità della mostra con l’esposizione all’Istituto di Cultura Italiana di Lisbona offre all’evento un respiro internazionale di cui siamo ovviamente felici”.
“Il linguaggio artistico fortemente espressionista di Canova”, spiega Margherita Fontanesi, “si intreccia ai documenti storici e ai ricordi personali in opere alle quali è impossibile sottrarre gli occhi e la coscienza. Nelle sue opere si trovano echi delle avanguardie di inizio Novecento, di Hieronymus Bosch e dei suoi quadri brulicanti di figure mostruose e disperate, della Neue Sachlichkeit ma anche dello stile degli amici e compagni con cui ha condiviso pittura e ideali: Renzo Vespignani, Mario Mafai, Antonietta Raphaël. Quello di Canova è un simbolismo non onirico ma storico e bellico al cui servizio è stata declinata la tecnica del collage, impiegata solitamente da movimenti artistici dai contenuti molto distanti da questo, come il futurismo e il dadaismo”.
Domenica 22 gennaio, alle ore 17, in occasione dell’inaugurazione della mostra, sarà presente a Correggio anche Lorenzo Canova – figlio dell’artista, critico d’arte, professore di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università del Molise e direttore dell’Archivio Bruno Canova – che illustrerà al pubblico l’opera del padre.
L’esposizione sarà visitabile fino al 26 febbraio 2017, il sabato con orario 15,30 - 18,30 e la domenica ore 10 - 12,30 e 15,30 - 18,30. Venerdì 27 gennaio, Giorno della Memoria, apertura straordinaria con orario 10 - 12,30 e 15,30 - 18,30. Altri giorni su appuntamento. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 691806, museo@comune.correggio.re.it, www.museoilcorreggio.org.
Un logo per la biennale di Napoli
11/04/2014 - 14/09/2014
Napoli (NA) - Campania
Inserito da ExpoArt Magazine
Un logo per la biennale di Napoli, prorogati i termini di scadenza
C’è ancora tempo per partecipare al concorso internazionale che decreterà il simbolo dell’evento partenopeo dedicato al mondo dell’arte.
Prorogato al 15 settembre il termine utile per partecipare al concorso internazionale di idee “Un logo per la Biennale di Napoli” indetto dal DAMA Museum di Capua, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Design di Napoli e con il patrocinio della Regione Campania. Scopo del concorso è scegliere, tra le proposte che saranno presentate, l’immagine istituzionale di riferimento per l’evento nato per raccontare l’arte partendo da Napoli al fine di riqualificare la città quale capitale di un’antica cultura che si proiettata verso la modernità. La Biennale di Napoli sarà un ciclo di eventi, rassegne d’arte, mostre e convegni che aggregherà artisti, linguaggi e movimenti culturali diversi in una kermesse capace di integrare più culture dell’arte nel contesto partenopeo ricco di vulcanica creatività. Il logo della Biennale di Napoli dovrà essere in grado di rappresentare tutto ciò, esprimendo a pieno i principi di responsabilità sociale e di diffusione della cultura dell’arte che caratterizzano il DAMA Museum sin dalla sua fondazione. Ogni artista potrà presentare fino a un massimo di tre loghi, realizzati in piena libertà stilistica e con qualsiasi tecnica. Il marchio dovrà rispondere, inoltre, alle seguenti caratteristiche generali: essere distintivo e originale; essere riproducibile e flessibile, mantenendo la sua efficacia espressiva e comunicativa nelle applicazioni su diverse dimensioni, nella riproduzione in positivo e negativo, a colori e in bianco e nero, nell’uso verticale e orizzontale e nelle due come nelle tre dimensioni; essere versatile e applicabile in più forme sui principali supporti di comunicazione e nei diversi settori merceologici. La Commissione giudicatrice, composta da artisti ed esperti d’arte, selezionerà i loghi vincitori tra 30 opere finaliste selezionate dagli Organizzatori, le quali saranno esposte all’interno di una collettiva finale che si terrà presso una sede scelta dal DAMA Museum. Il vincitore, oltre ai premi e riconoscimenti previsti dal bando di concorso, avrà la possibilità di esporre nell’ambito di una personale, della durata di sette giorni, presso il DAMA Museum di Capua.
Per partecipare è possibile scaricare il bando ufficiale dal sito web: www.biennaledinapoli.com.
L'evento è organizzato dal DAMA Museum di Capua, in collaborazione con l'Istituto Superiore di Design di Napoli e con il patrocinio della Regione Campania.
C’è ancora tempo per partecipare al concorso internazionale che decreterà il simbolo dell’evento partenopeo dedicato al mondo dell’arte.
Prorogato al 15 settembre il termine utile per partecipare al concorso internazionale di idee “Un logo per la Biennale di Napoli” indetto dal DAMA Museum di Capua, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Design di Napoli e con il patrocinio della Regione Campania. Scopo del concorso è scegliere, tra le proposte che saranno presentate, l’immagine istituzionale di riferimento per l’evento nato per raccontare l’arte partendo da Napoli al fine di riqualificare la città quale capitale di un’antica cultura che si proiettata verso la modernità. La Biennale di Napoli sarà un ciclo di eventi, rassegne d’arte, mostre e convegni che aggregherà artisti, linguaggi e movimenti culturali diversi in una kermesse capace di integrare più culture dell’arte nel contesto partenopeo ricco di vulcanica creatività. Il logo della Biennale di Napoli dovrà essere in grado di rappresentare tutto ciò, esprimendo a pieno i principi di responsabilità sociale e di diffusione della cultura dell’arte che caratterizzano il DAMA Museum sin dalla sua fondazione. Ogni artista potrà presentare fino a un massimo di tre loghi, realizzati in piena libertà stilistica e con qualsiasi tecnica. Il marchio dovrà rispondere, inoltre, alle seguenti caratteristiche generali: essere distintivo e originale; essere riproducibile e flessibile, mantenendo la sua efficacia espressiva e comunicativa nelle applicazioni su diverse dimensioni, nella riproduzione in positivo e negativo, a colori e in bianco e nero, nell’uso verticale e orizzontale e nelle due come nelle tre dimensioni; essere versatile e applicabile in più forme sui principali supporti di comunicazione e nei diversi settori merceologici. La Commissione giudicatrice, composta da artisti ed esperti d’arte, selezionerà i loghi vincitori tra 30 opere finaliste selezionate dagli Organizzatori, le quali saranno esposte all’interno di una collettiva finale che si terrà presso una sede scelta dal DAMA Museum. Il vincitore, oltre ai premi e riconoscimenti previsti dal bando di concorso, avrà la possibilità di esporre nell’ambito di una personale, della durata di sette giorni, presso il DAMA Museum di Capua.
Per partecipare è possibile scaricare il bando ufficiale dal sito web: www.biennaledinapoli.com.
L'evento è organizzato dal DAMA Museum di Capua, in collaborazione con l'Istituto Superiore di Design di Napoli e con il patrocinio della Regione Campania.