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Evento: Miracoli! - Katharina Maderthaner
09/06/2016 - 09/07/2016
Dettagli
Data di inserimento: | 30/05/2016 - 12:35 |
Luogo: | Palermo (PA) - Sicilia |
Data di inizio: | 09/06/2016 |
Data di fine | 09/07/2016 |
Descrizione
Sarà inaugurata giovedì 9 giugno 2016 ore 19.00 alla RizzutoGallery (Palermo, via Monte Cuccio 30) Miracoli! – mostra personale di Katharina Maderthaner (Meerbusch, Germania, 1982) artista formatasi all’Università Bergischen di Wuppertal e all’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf come allieva di Richard Deacon.
La mostra, accompagnata da un testo di Alessandro Pinto, è realizzata con il Patrocinio del Comune di Palermo, in collaborazione con la associazione Düsseldorf-Palermo, e resterà visitabile fino al 9 luglio.
Il lavoro artistico di Katharina Maderthaner trova ispirazione in alcune bizzarre situazioni della vita quotidiana: le piante artificiali che si trovano all’interno degli uffici ammuffiti di certi funzionari, il finto marmo che ricopre pavimenti e banconi di locali pubblici che tentano di simulare un lusso inesistente, i siti web o i flyer pubblicitari con pattern di sfondo realizzati in Photoshop da grafici improvvisati che provano a riprodurre improbabili design tessili d’avanguardia …
Tutto questo innesca un corto circuito tra vero e simulato, tra originale e imitazione, tra buono e cattivo gusto, che fa scattare nell’Artista la necessità di rielaborare l’esperienza attraverso un lavoro di sintesi e di sublimazione, fino alla creazione di qualcosa di assolutamente nuovo del tutto privo di qualunque pretesa di critica sociale.
“L'atmosfera di situazioni come queste resta nella mia mente come un "suono" o un "gusto". Ma le mie opere non sono una illustrazione o rappresentazione di questi oggetti o situazioni; a me piuttosto interessa giocare con la particolarità, la stranezza o l'assurdità di queste cose. Oggetti, sculture, dipinti e disegni sono alla fine solo quello che vogliono essere. Essi risultano autonomi perché - nonostante la loro stranezza - io li prendo sul serio e non li giudico. Io non differenzio nella mia percezione tra alta e bassa cultura, ogni cosa ha un uguale valore. Io probabilmente gioco con il buono e il cattivo gusto e le mie opere hanno spesso entrambe le cose: qualcosa di piacevole e allo stesso tempo qualcosa di respingente.”
Le opere della Maderthaner suscitano così nell’osservatore un disagio di deja-vu, ricordando qualcosa che si crede di conoscere: il banale rispecchia il serio, la copia rispecchia l’originale, il falso e l’imitazione rispecchiano il reale, in una amalgama tra il bricolage quotidiano e una genialità nascosta, tra il capolavoro e il prodotto di massa, tra il design e il disastro.
L’artista realizza un passaggio tra i due mondi trasformando l’uno nell’altro e sfocando i confini. Nelle sue installazioni, nelle sue immagini e nei suoi oggetti si trovano referenze che a loro volta fanno capo ad altre referenze. Una lunga genealogia del gusto si dischiude davanti all’osservatore della sua arte. Come una simbolica corrente che trascina oggetti, immagini, idee e motivi, lasciando dietro di sé un ricco, eterogeneo e bizzarro deposito.
La Maderthaner apre così prodigiosamente una porta verso il nuovo, verso la percezione di una bellezza inaspettata, “perché la bellezza – dice Katharina – non è qualcosa che è NELLE cose, essa è TRA di loro - e tra loro e noi.”
La mostra, accompagnata da un testo di Alessandro Pinto, è realizzata con il Patrocinio del Comune di Palermo, in collaborazione con la associazione Düsseldorf-Palermo, e resterà visitabile fino al 9 luglio.
Il lavoro artistico di Katharina Maderthaner trova ispirazione in alcune bizzarre situazioni della vita quotidiana: le piante artificiali che si trovano all’interno degli uffici ammuffiti di certi funzionari, il finto marmo che ricopre pavimenti e banconi di locali pubblici che tentano di simulare un lusso inesistente, i siti web o i flyer pubblicitari con pattern di sfondo realizzati in Photoshop da grafici improvvisati che provano a riprodurre improbabili design tessili d’avanguardia …
Tutto questo innesca un corto circuito tra vero e simulato, tra originale e imitazione, tra buono e cattivo gusto, che fa scattare nell’Artista la necessità di rielaborare l’esperienza attraverso un lavoro di sintesi e di sublimazione, fino alla creazione di qualcosa di assolutamente nuovo del tutto privo di qualunque pretesa di critica sociale.
“L'atmosfera di situazioni come queste resta nella mia mente come un "suono" o un "gusto". Ma le mie opere non sono una illustrazione o rappresentazione di questi oggetti o situazioni; a me piuttosto interessa giocare con la particolarità, la stranezza o l'assurdità di queste cose. Oggetti, sculture, dipinti e disegni sono alla fine solo quello che vogliono essere. Essi risultano autonomi perché - nonostante la loro stranezza - io li prendo sul serio e non li giudico. Io non differenzio nella mia percezione tra alta e bassa cultura, ogni cosa ha un uguale valore. Io probabilmente gioco con il buono e il cattivo gusto e le mie opere hanno spesso entrambe le cose: qualcosa di piacevole e allo stesso tempo qualcosa di respingente.”
Le opere della Maderthaner suscitano così nell’osservatore un disagio di deja-vu, ricordando qualcosa che si crede di conoscere: il banale rispecchia il serio, la copia rispecchia l’originale, il falso e l’imitazione rispecchiano il reale, in una amalgama tra il bricolage quotidiano e una genialità nascosta, tra il capolavoro e il prodotto di massa, tra il design e il disastro.
L’artista realizza un passaggio tra i due mondi trasformando l’uno nell’altro e sfocando i confini. Nelle sue installazioni, nelle sue immagini e nei suoi oggetti si trovano referenze che a loro volta fanno capo ad altre referenze. Una lunga genealogia del gusto si dischiude davanti all’osservatore della sua arte. Come una simbolica corrente che trascina oggetti, immagini, idee e motivi, lasciando dietro di sé un ricco, eterogeneo e bizzarro deposito.
La Maderthaner apre così prodigiosamente una porta verso il nuovo, verso la percezione di una bellezza inaspettata, “perché la bellezza – dice Katharina – non è qualcosa che è NELLE cose, essa è TRA di loro - e tra loro e noi.”
Altri eventi dell'inserzionista
RISE - Jáchym Fleig
31/03/2016 - 30/04/2016
Palermo (PA) - Sicilia
Inserito da Tiziana Pantaleo
RizzutoGallery (Palermo, via Monte Cuccio 30) è lieta di presentare RISE - mostra personale dello scultore tedesco Jáchym Fleig (1970, Villingen-Schwenningen).
L’artista, che ha all’attivo numerose mostre in gallerie e spazi pubblici ed è reduce da due importanti personali al Museum Biedermann di Donaueschingen (2015) e al Kiosk am Reileck di Halle (2016), si prepara alla sua prima esposizione in Italia.
L’inaugurazione sarà giovedì 31 marzo alle ore 19 e la mostra resterà visitabile fino al 30 aprile.
Alla RizzutoGallery Fleig presenterà alcune tra le sue opere più importanti, già esposte in Kunstverein e Musei tedeschi, e realizzerà installazioni site-specific appositamente pensate per la galleria.
Nelle opere di Fleig il concetto tradizionale di scultura viene esteso in ciò che può essere deliberatamente legato al suo rispettivo ambientale. L’integrazione tra corpo scultoreo e l'ambiente circostante dà al lavoro il carattere di una installazione temporanea, soggetta alle condizioni esterne che la sottopongono a continui cambiamenti.
Le sculture di Fleig , come strutture organiche in uno stato di proliferazione e crescita, si sviluppano invadendo lo spazio che le ospita: strutture di sostegno, pilastri, muri, pavimenti, finestre, soffitti, diventano per l’Artista potenziali luoghi di ancoraggio delle sue installazioni, in alcuni casi avvinghiate – come corpi parassitari o concrezioni organogene - alla struttura esterna degli edifici degli spazi espositivi e museali, capaci di interrompere, talvolta in modo inquietante, la normalità dei luoghi conosciuti, degli spazi urbani sicuri e definiti.
Realizzate in cemento, calcestruzzo, gesso, legno e poliuretano, le opere di Fleyg - sebbene costituite da materiali molto simili a quelli degli ambienti ospitanti - appaiono leggere e brulicanti di vita; usati in maniera non convenzionale, questi comuni materiali da costruzione danno luogo a forme sorprendenti, capaci di evocare una forte risposta emotiva, e di creare un singolare contrasto con l’elemento architettonico che le ospita, in una sorta di confronto e di competizione tra leggero e pesante, organico e inorganico, biomorfico e antropico.
Ma ciò che emerge dalla scultura concettuale di Fleig è anche una riflessione sul limite sottile che esiste tra crescita e decadenza, tra ordine e caos, tra la sicurezza di ciò che è conosciuto e l’incertezza dell’ignoto, là dove la permanenza appare minacciata dalla circolazione degli stati effimeri.
RISE – Jáchym Fleig
Opening Giovedì 31 Marzo 2016 – ore 19
fino al 30 Aprile 2016
da martedì a sabato 16:00 / 20:00
RizzutoGallery – Palermo
via Monte Cuccio 30
L’artista, che ha all’attivo numerose mostre in gallerie e spazi pubblici ed è reduce da due importanti personali al Museum Biedermann di Donaueschingen (2015) e al Kiosk am Reileck di Halle (2016), si prepara alla sua prima esposizione in Italia.
L’inaugurazione sarà giovedì 31 marzo alle ore 19 e la mostra resterà visitabile fino al 30 aprile.
Alla RizzutoGallery Fleig presenterà alcune tra le sue opere più importanti, già esposte in Kunstverein e Musei tedeschi, e realizzerà installazioni site-specific appositamente pensate per la galleria.
Nelle opere di Fleig il concetto tradizionale di scultura viene esteso in ciò che può essere deliberatamente legato al suo rispettivo ambientale. L’integrazione tra corpo scultoreo e l'ambiente circostante dà al lavoro il carattere di una installazione temporanea, soggetta alle condizioni esterne che la sottopongono a continui cambiamenti.
Le sculture di Fleig , come strutture organiche in uno stato di proliferazione e crescita, si sviluppano invadendo lo spazio che le ospita: strutture di sostegno, pilastri, muri, pavimenti, finestre, soffitti, diventano per l’Artista potenziali luoghi di ancoraggio delle sue installazioni, in alcuni casi avvinghiate – come corpi parassitari o concrezioni organogene - alla struttura esterna degli edifici degli spazi espositivi e museali, capaci di interrompere, talvolta in modo inquietante, la normalità dei luoghi conosciuti, degli spazi urbani sicuri e definiti.
Realizzate in cemento, calcestruzzo, gesso, legno e poliuretano, le opere di Fleyg - sebbene costituite da materiali molto simili a quelli degli ambienti ospitanti - appaiono leggere e brulicanti di vita; usati in maniera non convenzionale, questi comuni materiali da costruzione danno luogo a forme sorprendenti, capaci di evocare una forte risposta emotiva, e di creare un singolare contrasto con l’elemento architettonico che le ospita, in una sorta di confronto e di competizione tra leggero e pesante, organico e inorganico, biomorfico e antropico.
Ma ciò che emerge dalla scultura concettuale di Fleig è anche una riflessione sul limite sottile che esiste tra crescita e decadenza, tra ordine e caos, tra la sicurezza di ciò che è conosciuto e l’incertezza dell’ignoto, là dove la permanenza appare minacciata dalla circolazione degli stati effimeri.
RISE – Jáchym Fleig
Opening Giovedì 31 Marzo 2016 – ore 19
fino al 30 Aprile 2016
da martedì a sabato 16:00 / 20:00
RizzutoGallery – Palermo
via Monte Cuccio 30
RAINER SPLITT - Color in motion / Where do we go next?
25/11/2017 - 06/01/2018
Palermo (PA) - Sicilia
Inserito da Tiziana Pantaleo
Color in motion / Where do we go next? è il titolo della prima personale in Italia di Rainer Splitt (1963, Celle, Bassa Sassonia - Germania). La mostra sarà inaugurata sabato 25 novembre 2017 alla RizzutoGallery di Palermo, e resterà visitabile fino al 6 gennaio 2018, dal martedì al sabato, dalle 16.00 alle 20.00.
L'invasione dello spazio da parte del colore è da molti anni il segno distintivo del lavoro di Rainer Splitt che basa la sua ricerca principalmente sulla materia colore, e le sue opere possono identificarsi ora come dipinti, ora come sculture: versamenti e immersioni, un misto di pittura ed emulsioni sintetiche che, colate su una superficie, emergono come forme intense dalla grande luminosità.
Particolarmente noti i suoi Color Pourings su larga scala, riflettenti versamenti di colore su pavimento, creati dal semplice atto del versare, dalla gravità e dalla consistenza della pittura. Splitt, dunque, non dipinge ma versa, e nell’atto di versare studia le qualità del liquido, la sua capacità di diffondersi e il processo di essiccazione graduale, una azione che è una forma di domanda sulle questioni relative ai rapporti tra spazio, tempo, materia e osservatore nel processo di formazione dell’immagine.
Nei suoi lavori, Rainer Splitt prende in considerazione il corpo plastico del colore quale entità a sé stante, del tutto scevra da qualsivoglia implicazione con la stesura. Il distacco della materia dalla schiavitù della forma avviene simultaneamente alla sua emancipazione dallo status di medium. Il colore si libera dal destino di rivestimento o di copertura per porsi sul piano di corpo plastico, esprimendo un proprio tempo di consolidamento quasi fosse emozione rappresa nella sua essenza pura. La condizione di colatura si confronta con lo spazio reale mutandone la percezione e trasferendo le sue qualità sul piano della dialettica tra geometria e liquidità.
Il colore dipinge se stesso.
Questo concetto di pittura come una azione con il colore si traduce coerentemente in altri gruppi di lavori, Paperpools, Pouring Boxes, ed inoltre Immersed Landscapes, Immersed Boards e Balloon Portraits.
Opere degli ultimi tre gruppi sono presentate in mostra alla RizzutoGallery.
Fotografie paesaggistiche di grande formato sono immerse in tini di vernice: paesaggi immersi in cui oltre all'orizzonte naturale raffigurato, emerge un orizzonte di diversi livelli di pittura, che nasconde la realtà rappresentata e mette accanto la parte scoperta dell'immagine con la realtà del colore che fuoriesce come materiale della nostra visione.
I pannelli immersi nel colore - da riporre o da fare circolare - possono essere trasportati dai visitatori, descrivendo il rapporto di immagine, colore, vettore ed osservatore come contesti dell'azione; in questo modo affrontano questioni basilari della pittura, dell'acquisizione e della perdita dell'immagine: dove inizia l'immagine? e dove finisce? Lo spettatore cambia da soggetto a oggetto quando immagine e spazio diventano identici?
Anche nei Balloon Portraits si affronta la medesima questione: le persone ritratte frontalmente con la macchina fotografica si rendono parte attiva gonfiando un palloncino colorato, e nascondono la loro individualità nella realtà del colore.
Le sue opere sono state esposte in numerose mostre, in gallerie internazionali e musei (la più recente al Museo Gelsenkirchen, in Germania e alla Galería Fernando Pradilla, Madrid) e sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private.
Rainer Splitt (1963, Celle, Bassa Sassonia - Germania) ha studiato in Germania, a New York (International Studio and Curatorial Program), e a Roma (Accademia Tedesca Villa Massimo). Ha esposto in gallerie private, Musei e Istituzioni pubbliche, tra cui il Kunstmuseum di Celle; il Museum für konkrete Kunst, Ingolstadt; il Museum Gegenstandsfreier Kunst, Otterndorf. il Museum Schloss Salder, Salzgitter; il Clemens_Sels-Museum, Neuss; il Neues Museum Weserburg, Bremen, e il Museum Langmatt, Baden, Svizzera. E' presente in Collezioni pubbliche quali: Kupferstichkabinett, Berlino; Weserburg | Museum für moderne Kunst, Brema; Kunstmuseum Celle, Celle; Sammlung Reinking, Amburgo; Museum gegenstandsfreier Kunst, Otterndorf; Staatliches Museum, Schwerin.
Vive e lavora a Berlino.
RAINER SPLITT - Color in motion / Where do we go next?
Inaugurazione: sabato 25 novembre 2017, ore 18
28 novembre 2017 – 6 gennaio 2018
dal martedì al sabato | 16.00-20.00
RIZZUTOGALLERY
Palermo, via Maletto, 5
091. 7795443 - 347.1769901
www.rizzutogallery.com
www.facebook.com/rizzutogallery/
L'invasione dello spazio da parte del colore è da molti anni il segno distintivo del lavoro di Rainer Splitt che basa la sua ricerca principalmente sulla materia colore, e le sue opere possono identificarsi ora come dipinti, ora come sculture: versamenti e immersioni, un misto di pittura ed emulsioni sintetiche che, colate su una superficie, emergono come forme intense dalla grande luminosità.
Particolarmente noti i suoi Color Pourings su larga scala, riflettenti versamenti di colore su pavimento, creati dal semplice atto del versare, dalla gravità e dalla consistenza della pittura. Splitt, dunque, non dipinge ma versa, e nell’atto di versare studia le qualità del liquido, la sua capacità di diffondersi e il processo di essiccazione graduale, una azione che è una forma di domanda sulle questioni relative ai rapporti tra spazio, tempo, materia e osservatore nel processo di formazione dell’immagine.
Nei suoi lavori, Rainer Splitt prende in considerazione il corpo plastico del colore quale entità a sé stante, del tutto scevra da qualsivoglia implicazione con la stesura. Il distacco della materia dalla schiavitù della forma avviene simultaneamente alla sua emancipazione dallo status di medium. Il colore si libera dal destino di rivestimento o di copertura per porsi sul piano di corpo plastico, esprimendo un proprio tempo di consolidamento quasi fosse emozione rappresa nella sua essenza pura. La condizione di colatura si confronta con lo spazio reale mutandone la percezione e trasferendo le sue qualità sul piano della dialettica tra geometria e liquidità.
Il colore dipinge se stesso.
Questo concetto di pittura come una azione con il colore si traduce coerentemente in altri gruppi di lavori, Paperpools, Pouring Boxes, ed inoltre Immersed Landscapes, Immersed Boards e Balloon Portraits.
Opere degli ultimi tre gruppi sono presentate in mostra alla RizzutoGallery.
Fotografie paesaggistiche di grande formato sono immerse in tini di vernice: paesaggi immersi in cui oltre all'orizzonte naturale raffigurato, emerge un orizzonte di diversi livelli di pittura, che nasconde la realtà rappresentata e mette accanto la parte scoperta dell'immagine con la realtà del colore che fuoriesce come materiale della nostra visione.
I pannelli immersi nel colore - da riporre o da fare circolare - possono essere trasportati dai visitatori, descrivendo il rapporto di immagine, colore, vettore ed osservatore come contesti dell'azione; in questo modo affrontano questioni basilari della pittura, dell'acquisizione e della perdita dell'immagine: dove inizia l'immagine? e dove finisce? Lo spettatore cambia da soggetto a oggetto quando immagine e spazio diventano identici?
Anche nei Balloon Portraits si affronta la medesima questione: le persone ritratte frontalmente con la macchina fotografica si rendono parte attiva gonfiando un palloncino colorato, e nascondono la loro individualità nella realtà del colore.
Le sue opere sono state esposte in numerose mostre, in gallerie internazionali e musei (la più recente al Museo Gelsenkirchen, in Germania e alla Galería Fernando Pradilla, Madrid) e sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private.
Rainer Splitt (1963, Celle, Bassa Sassonia - Germania) ha studiato in Germania, a New York (International Studio and Curatorial Program), e a Roma (Accademia Tedesca Villa Massimo). Ha esposto in gallerie private, Musei e Istituzioni pubbliche, tra cui il Kunstmuseum di Celle; il Museum für konkrete Kunst, Ingolstadt; il Museum Gegenstandsfreier Kunst, Otterndorf. il Museum Schloss Salder, Salzgitter; il Clemens_Sels-Museum, Neuss; il Neues Museum Weserburg, Bremen, e il Museum Langmatt, Baden, Svizzera. E' presente in Collezioni pubbliche quali: Kupferstichkabinett, Berlino; Weserburg | Museum für moderne Kunst, Brema; Kunstmuseum Celle, Celle; Sammlung Reinking, Amburgo; Museum gegenstandsfreier Kunst, Otterndorf; Staatliches Museum, Schwerin.
Vive e lavora a Berlino.
RAINER SPLITT - Color in motion / Where do we go next?
Inaugurazione: sabato 25 novembre 2017, ore 18
28 novembre 2017 – 6 gennaio 2018
dal martedì al sabato | 16.00-20.00
RIZZUTOGALLERY
Palermo, via Maletto, 5
091. 7795443 - 347.1769901
www.rizzutogallery.com
www.facebook.com/rizzutogallery/
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PARLARE AI MURI
27/02/2016 - 06/03/2016
Palermo (PA) - Sicilia
Inserito da Raffaella Caruso
PARLARE AI MURI è tra gli eventi collaterali dell’edizione primaverile di ArtParma Fair (Viale delle Esposizioni, 393/A dalle 10 alle 19 il 27/28 febbraio e il 4/5/6 marzo dalle 10 alle 19) kermesse d’arte moderna e contemporanea concomitante al Mercante in Fiera. Maurizio Ceccarelli e Teso offrono in questo progetto inedito e site specific a cura di Raffaella A. Caruso un focus su come street art, writing e concettuale possano dare vita a interessantissime contaminazioni fresche e “veloci” che solo il pop sa offrire in maniera accattivante.
Teso (aka di Corrado La Mattina) nasce a Cava De’ Tirreni nel 1982. Dalla solida formazione accademica e dal ricco curriculum espositivo (che va da Circumwriting a Napoli nel 2004–con presentazione di Bonito Oliva- al PAN nel 2011 ad I HAVE A DREAM a Palazzo Reale a Milano nel 2014) riesce con maturità a fare convivere l’anima della tradizione pittorica di ascendenza pop e concettuale con lo spirito libero di Street e writing, ove mette abilmente a frutto l’abilità nella deformazione della figura, nella distorsione, nell’ingrandimento quasi caricaturale del particolare. Le opere di Teso sono spiazzanti proprio per quest’apparente ambiguità di segno. Non i colori fluo del sogno, non quelli acidi di speranze intuite, mai dichiarate e già disilluse, ma piccoli capolavori del concettuale. Persino commoventi per quella ruvida eleganza, per quella l’attenzione al mondo che solo Beuys sapeva donare ai suoi lavori. La superficie su cui Teso opera è una t-shirt, impregnata di resine, stucchi, olio e spray. I colori sottotono, indefiniti, sporchi di altro. Il sangue di un soldato, il sudore dello sportivo, forse l’agonia dei martiri. Scrive Raffaella A. Caruso curatore dell’esposizione: “ Parlare ai muri è una frase idiomatica di sconforto… sto parlando al muro perché tu non mi ascolti. Ma in casi fortunati, che sono quelli dell’arte e del cuore, sono i muri a parlarci, accogliendo la protesta, la vita e la sensibilità di chi passa…Ho sempre rifiutato di vedere il lavoro degli street artist compresso, costretto in dimensioni e superfici per loro innaturali. La street nasce per strada, parla ancora più velocemente la lingua meticcia del pop, è gesto, è protesta non violenta. E proprio con Teso, allora in duo con Gola, ebbi l’intuizione di riportare per strada con l’indumento più pop e più street che il mondo conosca, la voce di quest’arte... Ci fu complice –era il 2013- l’indimenticabile Elio Fiorucci che ebbe a dichiarare “la Street Art è vita, è verità”. Ecco Teso iniziò allora a ragionare su come riportare le proprie opere per strada. Nascono così questi pezzi di muro del Bronx, di Berlino, della striscia di Gaza, di Milano o di Scampia, ovunque siano poste barriere dell’uomo all’uomo. Ora divise assurde, ora travestimenti da super eroi. Ma sempre vere e da toccare, come la vita”.
Maurizio Ceccarelli da anni fa del viaggio un’esperienza intima ed emozionale, riportando le proprie sensazioni in manifesti strappati. Non è il gesto dello strappo che lo attrae, ma l’amore per la carta, la sovrapposizione, la ricomposizione della storia, il riuscire a dare un senso altro alle immagini e alle parole spesso incise su quei manifesti, a far vivere al racconto uno svolgimento diverso. Le sue storie sono sempre ricche di colore e movimento (quello dello spettatore che corre per le metropoli) e nonostante questo elemento di disturbo il lettore trova subito il focus compositivo, il significato reale, abilmente guidato dall’andamento degli strappi, dall’intensità di retini tipografici che sanno dove fare posare lo sguardo.
L’ambiguità di segno è pure un’altra chiave di lettura di questi lavori che altrove sono stati letti come esercizio di decollage. Sono passati più di 50 anni e il decollage è ormai una tecnica usata da tanti pop artist nel mondo. Ceccarelli però per essi compie sempre un viaggio: per le strade del mondo alla ricerca dei manifesti e dentro di sé, e questo gli permette di cogliere in rapidi passaggi, camminando sulle banchine dei metro piccoli particolari tra i retini tipografici e tra i colori che ingannano i grigiori metropolitani. Sulle sue carte così c’è dell’altro. Sono le tag dei writer, i sussurri delle nostre debolezze o le urla di protesta che non riusciamo più a gridare. Le raccoglie, le fa sue riuscendo a trovare una poesia rara, anche nel dolore. Dalla sua ultima esposizione a Parigi, tra dicembre 2015 e gennaio 2016, ha portato non solo la testimonianza di uomo e di artista che è andato a fare il suo lavoro nonostante, ma un commovente #JesuisCharlie che parla di sangue con la leggerezza dei Peanuts e un ruvido Paris encore, Parigi ancora e nel cuore perché non si può rinunciare anche nel dolore al gioco delle assonanze…
E intorno nani e ballerine, geishe dell’altrove ed eroi di altri mondi , cercando insieme la Rivoluzione. Eh sì, i muri parlano…
FIERE DI PARMA · viale delle Esposizioni, 393A
27- 28 febbraio e 4-5-6 marzo
dalle 10.00 alle 19.00
Teso (aka di Corrado La Mattina) nasce a Cava De’ Tirreni nel 1982. Dalla solida formazione accademica e dal ricco curriculum espositivo (che va da Circumwriting a Napoli nel 2004–con presentazione di Bonito Oliva- al PAN nel 2011 ad I HAVE A DREAM a Palazzo Reale a Milano nel 2014) riesce con maturità a fare convivere l’anima della tradizione pittorica di ascendenza pop e concettuale con lo spirito libero di Street e writing, ove mette abilmente a frutto l’abilità nella deformazione della figura, nella distorsione, nell’ingrandimento quasi caricaturale del particolare. Le opere di Teso sono spiazzanti proprio per quest’apparente ambiguità di segno. Non i colori fluo del sogno, non quelli acidi di speranze intuite, mai dichiarate e già disilluse, ma piccoli capolavori del concettuale. Persino commoventi per quella ruvida eleganza, per quella l’attenzione al mondo che solo Beuys sapeva donare ai suoi lavori. La superficie su cui Teso opera è una t-shirt, impregnata di resine, stucchi, olio e spray. I colori sottotono, indefiniti, sporchi di altro. Il sangue di un soldato, il sudore dello sportivo, forse l’agonia dei martiri. Scrive Raffaella A. Caruso curatore dell’esposizione: “ Parlare ai muri è una frase idiomatica di sconforto… sto parlando al muro perché tu non mi ascolti. Ma in casi fortunati, che sono quelli dell’arte e del cuore, sono i muri a parlarci, accogliendo la protesta, la vita e la sensibilità di chi passa…Ho sempre rifiutato di vedere il lavoro degli street artist compresso, costretto in dimensioni e superfici per loro innaturali. La street nasce per strada, parla ancora più velocemente la lingua meticcia del pop, è gesto, è protesta non violenta. E proprio con Teso, allora in duo con Gola, ebbi l’intuizione di riportare per strada con l’indumento più pop e più street che il mondo conosca, la voce di quest’arte... Ci fu complice –era il 2013- l’indimenticabile Elio Fiorucci che ebbe a dichiarare “la Street Art è vita, è verità”. Ecco Teso iniziò allora a ragionare su come riportare le proprie opere per strada. Nascono così questi pezzi di muro del Bronx, di Berlino, della striscia di Gaza, di Milano o di Scampia, ovunque siano poste barriere dell’uomo all’uomo. Ora divise assurde, ora travestimenti da super eroi. Ma sempre vere e da toccare, come la vita”.
Maurizio Ceccarelli da anni fa del viaggio un’esperienza intima ed emozionale, riportando le proprie sensazioni in manifesti strappati. Non è il gesto dello strappo che lo attrae, ma l’amore per la carta, la sovrapposizione, la ricomposizione della storia, il riuscire a dare un senso altro alle immagini e alle parole spesso incise su quei manifesti, a far vivere al racconto uno svolgimento diverso. Le sue storie sono sempre ricche di colore e movimento (quello dello spettatore che corre per le metropoli) e nonostante questo elemento di disturbo il lettore trova subito il focus compositivo, il significato reale, abilmente guidato dall’andamento degli strappi, dall’intensità di retini tipografici che sanno dove fare posare lo sguardo.
L’ambiguità di segno è pure un’altra chiave di lettura di questi lavori che altrove sono stati letti come esercizio di decollage. Sono passati più di 50 anni e il decollage è ormai una tecnica usata da tanti pop artist nel mondo. Ceccarelli però per essi compie sempre un viaggio: per le strade del mondo alla ricerca dei manifesti e dentro di sé, e questo gli permette di cogliere in rapidi passaggi, camminando sulle banchine dei metro piccoli particolari tra i retini tipografici e tra i colori che ingannano i grigiori metropolitani. Sulle sue carte così c’è dell’altro. Sono le tag dei writer, i sussurri delle nostre debolezze o le urla di protesta che non riusciamo più a gridare. Le raccoglie, le fa sue riuscendo a trovare una poesia rara, anche nel dolore. Dalla sua ultima esposizione a Parigi, tra dicembre 2015 e gennaio 2016, ha portato non solo la testimonianza di uomo e di artista che è andato a fare il suo lavoro nonostante, ma un commovente #JesuisCharlie che parla di sangue con la leggerezza dei Peanuts e un ruvido Paris encore, Parigi ancora e nel cuore perché non si può rinunciare anche nel dolore al gioco delle assonanze…
E intorno nani e ballerine, geishe dell’altrove ed eroi di altri mondi , cercando insieme la Rivoluzione. Eh sì, i muri parlano…
FIERE DI PARMA · viale delle Esposizioni, 393A
27- 28 febbraio e 4-5-6 marzo
dalle 10.00 alle 19.00
TORNA #PARLARE AI MURI a cura di Raffaella A. Caruso second half per Milano 900 #designweek
15/04/2016 - 17/04/2016
Palermo (PA) - Sicilia
Inserito da Raffaella Caruso
Quando la metropoli, la grande metropoli milanese è investita da un evento di rilevantissima portata come la Settimana del design, fioriscono le iniziative che in modo anche piacevolmente spontaneo si inseriscono con assoluta legittimità territoriale nel quadro complessivo delle manifestazioni. È il caso di Novegro con le Rassegne Brocantage e Milano 900 che offrono al visitatore italiano o straniero mille spunti di design storico e d’arte necessari per comprendere i processi creativi della contemporaneità e della stessa avanguardia.
Dopo il successo del “primo tempo”, torna dunque Parlare ai muri, second half evento collaterale di Milano 900 #designweek e poiché squadra vincente non si cambia Raffaella Caruso, ideatrice del format schiera la stessa squadra: Aidan, Ceccarelli e Teso. Il gioco è molto semplice: analizzare come street art, writing e concettuale possano dare vita a interessantissime contaminazioni fresche e “veloci” che solo il pop sa interpretare in maniera accattivante. Qui però il pubblico è protagonista e arbitro della partita: curatore e artisti chiederanno ai visitatori di Milano 900 di lasciare con un gesso sul muro il segno del loro passaggio e della loro emozione: con hashtag, frasi di ricordo o di protesta, commenti sui lavori. Ogni pezzo di questo muro in fieri sarà fotografato e postato sui social sotto l’hashtag #sosteniamolArte #pernondimenticare. Un’azione performativa che intende sottolineare il valore dell’arte come memoria e testimonianza di democrazia e civiltà.
Tema comune degli artisti il linguaggio pop della strada e il concetto di icona, interpretato da ognuno in maniera personale, ma sempre come stimolo a trovare ispirazione per non rimanere indifferenti e ingaggiare una personale lotta nel quotidiano. Così Super-man o Bat-man di Teso sono travestimenti da super eroi, abbandonati al muro, che attendono di essere indossati da noi, come riscatto. Così Ross X di Ceccarelli attrae non per il gesto dello strappo, ma per come l’artista sa ricomporre la sua e la nostra storia, per il senso diverso che acquisiscono le immagini, per le tag dei writer conservate su quei manifesti, per come l’intensità dei retini tipografici dei manifesti dei metro del mondo sa dove far posare lo sguardo. Sono tutti lavori che nascono per strada e dal viaggio…E ugualmente Aidan con la realtà aumentata e i suoi viaggi tecnologici inaugura un nuovo sincretismo piuttosto che cadere nella trappola di una globalizzazione che uniforma entusiasmi e stimoli. Così in Virgin wonder woman è la provocatoria rappresentazione di una femmina paradossalmente sempre più debole, costretta ad usare come superpotere la proiezione di quanto vorrebbe essere e non sarà mai, a giocare con altre età ed altri amori, senza neppure il conforto del Tempo. Icone quali Lady Diana e Warhol, da distanti che erano divengono improvvisamente vicine ed "umane" : Andy, The magician diventa un demiurgo quasi romantico dei processi mediatici e Diana di Be real la prima vittima di un sistema di informazione che stava drammaticamente mutando e che oggi fa di ogni utente un potenziale stalker. Angeli e demoni drammaticamente pronti per un nuovo viaggio, semplicemente con l’ausilio dello smartphone.
Viaggiate con noi e parlate ai muri!
PARLARE AI MURI a cura di Raffaella A. Caruso
Aidan, Ceccarelli, Teso
Parco Esposizioni Novegro
Via Novegro, 20090 Novegro
15 – 17 Aprile 2016
Venerdì ore 14-19
Sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.00
INGRESSO intero: € 10.00 - gratuito per i possessori della tessera VIP Brocantage
ridotto € 5.00
- bambini dai 6 ai 12 anni (da 0 a 6 anni gratis)
- militari: presentando tesserino valido
- invalidi e disabili: presentando certificato di invalidità. La persona disabile che non è in grado di muoversi autonomamente ha inoltre diritto all’ingresso gratuito per l’accompagnatore
INFORMAZIONI
tel. 02 70 20 00 22 - fax. 02 70 20 83 52
Dopo il successo del “primo tempo”, torna dunque Parlare ai muri, second half evento collaterale di Milano 900 #designweek e poiché squadra vincente non si cambia Raffaella Caruso, ideatrice del format schiera la stessa squadra: Aidan, Ceccarelli e Teso. Il gioco è molto semplice: analizzare come street art, writing e concettuale possano dare vita a interessantissime contaminazioni fresche e “veloci” che solo il pop sa interpretare in maniera accattivante. Qui però il pubblico è protagonista e arbitro della partita: curatore e artisti chiederanno ai visitatori di Milano 900 di lasciare con un gesso sul muro il segno del loro passaggio e della loro emozione: con hashtag, frasi di ricordo o di protesta, commenti sui lavori. Ogni pezzo di questo muro in fieri sarà fotografato e postato sui social sotto l’hashtag #sosteniamolArte #pernondimenticare. Un’azione performativa che intende sottolineare il valore dell’arte come memoria e testimonianza di democrazia e civiltà.
Tema comune degli artisti il linguaggio pop della strada e il concetto di icona, interpretato da ognuno in maniera personale, ma sempre come stimolo a trovare ispirazione per non rimanere indifferenti e ingaggiare una personale lotta nel quotidiano. Così Super-man o Bat-man di Teso sono travestimenti da super eroi, abbandonati al muro, che attendono di essere indossati da noi, come riscatto. Così Ross X di Ceccarelli attrae non per il gesto dello strappo, ma per come l’artista sa ricomporre la sua e la nostra storia, per il senso diverso che acquisiscono le immagini, per le tag dei writer conservate su quei manifesti, per come l’intensità dei retini tipografici dei manifesti dei metro del mondo sa dove far posare lo sguardo. Sono tutti lavori che nascono per strada e dal viaggio…E ugualmente Aidan con la realtà aumentata e i suoi viaggi tecnologici inaugura un nuovo sincretismo piuttosto che cadere nella trappola di una globalizzazione che uniforma entusiasmi e stimoli. Così in Virgin wonder woman è la provocatoria rappresentazione di una femmina paradossalmente sempre più debole, costretta ad usare come superpotere la proiezione di quanto vorrebbe essere e non sarà mai, a giocare con altre età ed altri amori, senza neppure il conforto del Tempo. Icone quali Lady Diana e Warhol, da distanti che erano divengono improvvisamente vicine ed "umane" : Andy, The magician diventa un demiurgo quasi romantico dei processi mediatici e Diana di Be real la prima vittima di un sistema di informazione che stava drammaticamente mutando e che oggi fa di ogni utente un potenziale stalker. Angeli e demoni drammaticamente pronti per un nuovo viaggio, semplicemente con l’ausilio dello smartphone.
Viaggiate con noi e parlate ai muri!
PARLARE AI MURI a cura di Raffaella A. Caruso
Aidan, Ceccarelli, Teso
Parco Esposizioni Novegro
Via Novegro, 20090 Novegro
15 – 17 Aprile 2016
Venerdì ore 14-19
Sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.00
INGRESSO intero: € 10.00 - gratuito per i possessori della tessera VIP Brocantage
ridotto € 5.00
- bambini dai 6 ai 12 anni (da 0 a 6 anni gratis)
- militari: presentando tesserino valido
- invalidi e disabili: presentando certificato di invalidità. La persona disabile che non è in grado di muoversi autonomamente ha inoltre diritto all’ingresso gratuito per l’accompagnatore
INFORMAZIONI
tel. 02 70 20 00 22 - fax. 02 70 20 83 52