Evento: Marco Bolognesi, Sendai City, Alla fine del futuro. Terzo capitolo
04/06/2015 - 28/06/2015
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Data di inserimento: 20/05/2015 - 15:43
Luogo: Napoli (NA) - Campania
Data di inizio: 04/06/2015
Data di fine 28/06/2015
Descrizione
Marco Bolognesi al Palazzo delle Arti di Napoli con il terzo capitolo di “Sendai City. Alla fine del futuro”, progetto fantascientifico e cyberpunk a cura di Valerio Dehò e Massimo Sgroi.
Una metropoli post-moderna, abitata da robot, cyborg e mutanti, governata da un’intelligenza artificiale e destinata a coprire l’intero pianeta sulla scorta di una cybernizzazione di massa.
Dopo il successo riscosso con le mostre di Merano (Merano Arte) e Bologna (ABC e SetUp Art Fair), l’artista emiliano, da quindici anni attivo tra Inghilterra e Italia, approda dal 5 al 28 giugno 2015 al primo piano del PAN con numerose opere appartenenti a “Sendai City” e disegni inediti di grandi dimensioni.
Promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, la personale sarà inaugurata giovedì 4 giugno, alle ore 18.00, alla presenza dell’Assessore Gaetano Daniele, dell’artista e dei curatori.
«Il cyberpunk – spiega Bolognesi – è cultura popolare. L’iconografia dell’uomo-macchina, dell’uomo cibernetico, del robot, del cyborg ormai fa parte di noi e della società in cui viviamo. […] Come ci stiamo trasformando? E soprattutto in cosa ci stiamo trasformando?».
In esposizione, oltre all’astronave “Mock up” (2009) e ad una selezione di fotografie tratte dalle serie “C.O.D.E.X. blue” (2008), “Geiko” (2008), “Mutantia” (2011) e “Babylon Federation” (2008 e 2014), alcuni grandi pastelli su carta, dedicati al tema della città e realizzati a partire dal collage di ritagli tratti da vecchi film di fantascienza.
Come scrive Valerio Dehò, «Marco Bolognesi ha creato nel tempo un popolo, l’ha fotografato, descritto con immagini sensazionali e adesso gli ha creato il suo ambiente, lo spazio cibernetico in cui vivere. […] In fondo tutto il suo lavoro precedente è stato un lento avvicinamento a Sendai City, un viaggio interstellare per creare una sintesi provvisoria che colpisce la dead zone della società attuale».
«La concezione estetica della Sendai Corporation – aggiunge Massimo Sgroi – dimostra la capacità visionaria di Marco Bolognesi. […] Un mondo di spettacolo, sesso e morte. […] È show puro elevato all’ennesima potenza dell’immagine Fake laddove la fascinazione si trasforma in orrore e l’orrore nell’estrema forma di seduzione […]».
La mostra è accompagnata da un volume NFC edizioni con intervista di Valerio Dehò a Marco Bolognesi e interventi di Massimo Sgroi, Roberto Terrosi, Pierluigi Molteni e Nicola Dusi.
Il Pan è aperto al pubblico tutti i giorni ore 9.30-19.30, domenica ore 9.30-14.30, chiuso il martedì. Ingresso gratuito all’esposizione. Per informazioni: pan@comune.napoli.it, www.comune.napoli.it/pan, bomarstudio@gmail.com, www.marcobolognesi.co.uk.
Marco Bolognesi, artista e filmmaker, nasce nel 1974 a Bologna, dove si laurea al DAMS. Del 1994 e 1996 sono le sue prime opere video, realizzate per la RAI e presentate al Giffoni Film Festival e alla Biennale di Venezia. Nel 2002 si trasferisce a Londra, dove vince “The Artist in Residence Award” all’Istituto Culturale Italiano (2003) e realizza la mostra “Woodland”, da cui due anni dopo nasce l’omonimo libro fotografico e la prima personale alla Cyntia Corbett Gallery di Londra. Nel 2008 realizza il cortometraggio “Black Hole”, che vince il premio miglior film fantascientifico all’Indie Short Film Competition in Florida ed esce il libro monografico “Dark Star”. Nel 2009 viene pubblicato per Einaudi “Protocollo” il primo volume di una graphic novel nata dalla collaborazione con Carlo Lucarelli e nello stesso anno presenta nella londinese Olyvia Fine Art “Z Generation: Realm of Ambiguity” e alla Fondazione Solares delle arti di Parma il progetto “Genesis”. Nel 2011 realizza l’installazione “Mock-up” esposta allo IED di Milano all’interno del festival Invideo e partecipa alla collettiva londinese “What made us famous” a fianco di artisti quali Damien Hirst, Helmut Newton, Sarah Lucas. Nel maggio 2012 il festival Fotografia Europea di Reggio Emilia presenta “Humanescape”: una mostra e un libro che vede la partecipazione di Bruce Sterling e Jasmina Tešanovic. Nel 2014 inaugura a Merano Arte il primo capitolo della personale “Sendai City. Alla fine del futuro” in cui viene presentato il Bomar Universe, universo in continua espansione, tra cyberpunk e fantascienza sociale. Il secondo capitolo viene proposto nel 2015 a Bologna, presso ABC e SetUp Art Fair. Partecipa alla collettiva “Orlando Furioso. Incantamenti, passioni e follie”, in occasione del 540° anniversario della nascita di Ludovico Ariosto, a tre edizioni della Biennale Italia-Cina e alla Bienal del Fin del Mundo. Vive e lavora tra Roma e Londra. Sito web: www.marcobolognesi.co.uk.
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Indizi contemporanei
23/12/2020 - 30/01/2021
Verona (VR) - Veneto
Inserito da CSArt Serri
Dopo l’interesse riscosso con la mostra personale di Giorgio Griffa, che ha inaugurato la sede veronese di Kromya Art Gallery, dal 23 dicembre 2020 al 30 gennaio 2021, negli spazi di via Oberdan n. 11c, sarà allestita la collettiva “Indizi contemporanei”, con opere di Marco Casentini, Fabrizio Corneli, Federico Ferrarini, Emanuela Fiorelli, Paola Pezzi, Alex Pinna, Paolo Radi e Paolo Scirpa.
L’esposizione ruota attorno ad una selezione di artisti nati negli anni Sessanta e Settanta, conosciuti ed apprezzati nel panorama italiano, ai quali si aggiungono le ricerche di due maestri della luce: Fabrizio Corneli e Paolo Scirpa.
In esposizione, le sculture in bronzo patinato di Alex Pinna, gli orditi di Emanuela Fiorelli che sondano e scandiscono gli spazi, le strutture essenziali e pulsanti di Paola Pezzi, le estroflessioni di Paolo Radi, i colori del mondo di Marco Casentini ed il prototipo di un progetto di Federico Ferrarini (realizzato in collaborazione con la scultrice italo americana Cristina Carusi) che segna l’inizio di un nuovo percorso attraverso la sperimentazione e la lavorazione del marmo.
Luci ed ombre sono, infine, protagoniste nelle installazioni di Fabrizio Corneli, che nascono da uno studio approfondito dell’ottica e della geometria, e nelle vibrazioni luminose di Paolo Scirpa, che ha fatto della luce la materia prima della sua ricerca.
La sede veronese di Kromya Art Gallery è aperta al pubblico da martedì a sabato con orario 10.00-12.30 e 16.00-19.30. Nel rispetto della normativa vigente, gli accessi sono contingentati ed è richiesto l’uso di dispositivi di protezione individuale. Eventuali variazioni agli orari di apertura saranno tempestivamente comunicate sul sito web e sui social media della Galleria.
In contemporanea, la sede di Kromya Art Gallery a Lugano ospita la personale di Giovanni Campus, “Tempo in processo. Rapporti misure connessioni”, prorogata fino al 29 gennaio 2021.
Per informazioni e appuntamenti: T. +39 045 9788842, riccardo@kromyartgallery.com, info@kromyartgallery.com, www.kromyartgallery.com, www.instagram.com/kromya_art_gallery, www.facebook.com/Kromyartgallery.

Kromya Art Gallery nasce a Lugano nel maggio 2018. Accanto alla sede storica, diretta da Tecla Riva, nel novembre 2020 è stata inaugurata, con una mostra personale di Giorgio Griffa, una nuova sede a Verona, diretta da Riccardo Steccanella. L’attività espositiva è distinta nelle sezioni denominate “Camere” e “•YOUNG”. La prima si focalizza sui maestri degli anni Sessanta, con particolare attenzione dedicata a Pittura Analitica e Optical Art, ma anche ad artisti già affermati, in modo da poter offrire una visione personale e completa sugli ultimi sviluppi dell’arte contemporanea. La seconda è rivolta a giovani artisti emergenti, affinché possano essere introdotti ad un pubblico dinamico ed esperto. Kromya ha già proposto dieci mostre nella sezione “Camere”, inaugurando la galleria con “Le Geometrie della Luce”, la collettiva dedicata a tre grandi nomi dell’Op Art come Alberto Biasi, Hugo Demarco e Francisco Sobrino. La sezione “•YOUNG” ha visto il suo debutto nel maggio 2019 con la personale di Andreas Waldmeier, artista di Zurigo che ha trasformato la galleria in un ambiente pittorico complessivo. Oltre alla partecipazione a varie fiere d’arte nazionali ed internazionali (ultime delle quali Wopart 2020 ed ArtVerona Digital), Kromya Art Gallery ospita eventi artistici e culturali come presentazioni di libri, interviste con gli artisti e incontri con organizzazioni no-profit.
La prospettiva dell’effimero. Antonio Joli e la "scena per angolo"
18/09/2020 - 08/11/2020
Modena (MO) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
“La prospettiva dell’effimero. Antonio Joli e la scena per angolo” è il titolo della mostra che “La Galleria. Collezione e Archivio Storico” di BPER Banca presenta dal 18 settembre all’8 novembre 2020 presso gli spazi espositivi di via Scudari 9 a Modena.
L’esposizione viene inaugurata in occasione del festivalfilosofia 2020 e interpreta il tema selezionato per la ventesima edizione del festival – Macchine – a partire da una “scena per angolo” di Antonio Joli (Modena, 1700 - Napoli, 1777), parte della Collezione di BPER Banca. L’opera è testimonianza del desiderio di “spettacolarità” che caratterizza le corti barocche, non solo in relazione al gioco scenico, ma anche in un’accezione più ampia, in cui le idee di “artificio” e “meraviglia” rispondono ad esigenze di occasionale magnificenza dinastica.
Curato da Lucia Peruzzi, storica dell’arte e consulente di BPER Banca, il percorso espositivo si apre con l’opera ad olio su tela di proprietà di BPER Banca – “Sansone abbatte il tempio” – che consente di approfondire la fase iniziale del pittore, connotata da un marcato intento scenografico e teatrale, rendendo conto dei suoi primi interessi, orientati verso il genere del “capriccio architettonico”. Il dipinto è posto, quindi, in dialogo con due tele dello stesso autore, provenienti dal Museo Civico d’Arte di Modena: una seconda opera intitolata “Sansone abbatte il tempio” e un dipinto dedicato all’“Incendio di Troia”.
«Queste tele – scrive la curatrice – con la loro affascinante commistione di artificio e verità ci immergono nel mondo effimero e vivace dei teatri e della scenografia della corte estense agli inizi del Settecento e ci rimandano a quelle suggestive ‘apparenze di scena’ che si susseguivano sapientemente durante gli spettacoli: ‘atrii grandi illuminati, fabbriche remote e rovinate, fabbriche diroccate’. Già nel secolo precedente si erano affermate a Modena con grande successo le specializzazioni pittoriche del quadraturismo, del rovinismo e della scenografia prospettica. Nella città estense di primo Seicento, da poco assurta al rango di capitale del ducato, vengono impiegati progettisti e scenografi, architetti e noti pittori che, all’occasione, si cimentano in ardite invenzioni per offrire al pubblico artifici mirabolanti e soddisfare le richieste di una corte consapevole dell’importanza del messaggio dell’arte ai fini della propria celebrazione. Provengono in gran parte dalla vicina Bologna, il centro propulsore della cultura scenografica e teatrale del tempo, e realizzano imprese decorative assai vaste mostrandosi in grado anche di creare apparati scenici e festivi di carattere effimero: macchine, caroselli, tornei, giochi d’acqua e ‘fuochi d’allegrezza’. La tradizione scenografica emiliana riceve un impulso decisivo, tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, con l’adozione della “scena per angolo” per opera di Ferdinando Galli Bibiena, del tutto innovativa rispetto alle tradizionali costruzioni prospettiche a unico asse centrale di ascendenza rinascimentale tipiche del teatro barocco. In questo contesto culturale si inserisce la produzione giovanile di Antonio Joli. Le opere qui presentate, nella soluzione del taglio obliquo della veduta, nei motivi di balaustre e di balconate aggettanti, denunciano un puntuale rimando ai dettami bibieneschi. Senza dubbio, per la loro forte evocazione di macchine e quinte teatrali, costituiscono trasposizioni di scenografie smarrite da collegare a opere musicali messe in scena intorno al 1725 al suo ritorno da Roma. In particolare nel Sansone la bellissima invenzione di rappresentare il crollo in atto costituisce una rarissima annotazione di tecnica teatrale, il cosiddetto ‘diroccamento a vista’, in cui, una macchina teatrale azionata per mezzo di complesse manovre di funi, pesi e contrappesi, anziché rappresentare staticamente un cumulo di macerie, fissa la dinamica del crollo proprio nel momento in cui l’architettura sta per abbattersi con fragore sul palcoscenico».
«Per il primo anno BPER Banca è main sponsor del festival e ciò conferma la concreta politica a sostegno della cultura, nelle sue diverse espressioni, avviata da tempo con numerosi interventi che affiancano all’attività bancaria specifica un’attenzione particolare ai progetti e alle iniziative di maggiore rilevanza provenienti dalle comunità servite – afferma il Presidente di BPER Banca Pietro Ferrari. La preziosa collaborazione con il Museo Civico d’Arte di Modena conferma, inoltre, la volontà di BPER Banca di creare una rete con le istituzioni cittadine, fondamentale soprattutto in questo momento di ripresa. Questa partnership, dunque, completa e vivifica un ampio progetto di collaborazione culturale e costituisce, al contempo, un nuovo importante tassello delle nostre attività di responsabilità sociale. Affrontare insieme l’incertezza è la chiave per garantire alla comunità un nuovo inizio positivo, partendo proprio dalla cultura».
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MICHELE PERO IN LA DOLCE VITA MADE IN GERMANY
04/07/2015 - 02/08/2015
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Giovanni Cardone
Si inaugura sabato 4 luglio alle ore 18.00 la mostra La Dolce Vita Made in Germany di Michele Pero con il Patrocinio del Comune di Poppi- Arezzo presso il Castello dei Conti Guidi di Poppi –Arezzo. La mostra precedentemente ospitata presso la prestigiosa sede del chiostro della chiesa di Santa Maria Maggiore a Firenze, sarà quindi accolta in un’altra sede antica di notevole interesse storico e architettonico, qual è appunto il Castello dei Conti Guidi si potrà visitare fino al 2 agosto 2015. Germania, Italia, Giappone. Tre Paesi accomunati dallo stesso destino, all’alba della fine della guerra del 1945: tre Paesi rasi al suolo. Anni ‘80. In Italia arrivano tedeschi, in massa, a trascorrere le vacanze nel Bel Paese. Hanno le tasche piene di soldi da spendere, la loro industria è già un riferimento di eccellenza per la precisione e la qualità dei prodotti. Con La Dolce Vita Made in Germany, Michele Pero, fotoreporter e artista, racconta una Germania spogliata dei luoghi comuni che la dipingono come abnegazione alla produzione, efficienza grigia, organizzazione priva di sentimento. Le 48 stampe in bianco e nero alla gelatina d’argento, fotografie scattate fra il 2012 e il 2014 ed esposte in questa occasione, raccontano “l’altra Germania”, la Germania in cui l’organizzazione, l’efficienza, il rispetto per gli altri e per il bene comune sono semplicemente un modo per vivere meglio, valorizzare i momenti di svago e riposo, godersi la vita. Gli ampi Biergarten, le strade pulite, le architetture temerarie e al tempo stesso a misura d’uomo sono qui celebrati come i “luoghi del cuore” dell’artista, il riflesso geografico di un’isola felice che è, in realtà, soprattutto interiore. La mostra fotografica di Michele Pero è un’esperienza attraverso cui vedere con occhi diversi quella che è definita oggi la “Locomotiva d’Europa”, dando modo di percepire le diverse sfaccettature di una società complessa, rispettata ma anche guardata con sospetto. Attraverso la specificità dell’allestimento, i materiali utilizzati, la scelta di mostrare la fotografia senza alcun elemento protettivo, e quindi senza alcuna interposizione fra immagine e fruitore, fanno sì che le fotografie in mostra non siano semplicemente guardate ma vissute, introiettate al fine di divenire esperienza personale.
Biografia di Michele Pero
Michele Pero inizia la sua carriera negli anni ’90 come fotografo commerciale tra Firenze e Milano. L’amore per il fotogiornalismo lo spinge nei Balcani: Croazia, Bosnia, Albania, Kosovo. Fotografa i conflitti che si succedono in quella regione. Nel 2012 è in Siria, durante i bombardamenti su Aleppo. Pubblica ed espone le sue storie in Italia e all’estero. Ha insegnato fotografia per oltre 15 anni a migliaia di studenti, provenienti da tutte le parti del mondo. Nel 2002 fonda la scuola di fotografia professionale TheDarkroom, ceduta nel 2014, oggi riconosciuta dal Ministero della Pubblica Istruzione. Da alcuni anni è tornato a fotografare in pellicola in bianco e nero e al lavoro in camera oscura. Stampa le sue opere personalmente su carta baritata alla gelatina d’argento ed espone dal vivo.


Castello dei Conti Guidi
Piazza della Repubblica 1, Poppi –Arezzo
La Dolce Vita Made in Germany – Personale fotografica di Michele Pero
Dal 4 luglio al 2 agosto 2015
Orari: lun – dom dalle ore 10 alle 19
Ingresso 5 euro con visita al Castello
Info e Contatti:
http://www.michelepero.it/
Ufficio Cultura e Turismo, Roberto Salvi
http://www.comune.poppi.ar.it
info@castellodipoppi.it
Contatti press
Responsabile Promozione e Comunicazione: Chiara Reale
Mail chiara.reale81@gmail.com
Tel (+39)3805899435
Giovanni Cardone




Andrea Giovannini e Angelo Zani
14/09/2016 - 12/11/2016
Napoli (NA) - Campania
Inserito da CSArt Serri
La Casa di Cura Privata Polispecialistica Villa Verde e il Circolo degli Artisti di Reggio Emilia presentano, dal 14 settembre al 12 novembre 2016, due percorsi espositivi paralleli: all’interno della clinica, le opere pittoriche di Andrea Giovannini dedicate ai paesaggi fluviali della Bassa Reggiana; nel giardino antistante, le installazioni ambientali di Angelo Zani realizzate con elementi di scarto.
Entrambe le mostre saranno inaugurate mercoledì 14 settembre, alle ore 18.30, alla presenza di Fabrizio Franzini (Presidente Villa Verde), Enrico Manicardi (Presidente Circolo degli Artisti), Giuseppe Berti, Nicla Ferrari e Gaia Bertani (curatori), Andrea Giovannini ed Angelo Zani (artisti).
“Passeggiata” è il titolo della sezione di Andrea Giovannini, a cura di Nicla Ferrari e Gaia Bertani. In esposizione, dodici opere a tecnica mista su tavola di recente produzione, tutte dedicate alle pacate atmosfere dei paesaggi compresi tra la via Emilia e il Po. Come scrive, infatti, Nicla Ferrari, «La poetica di Giovannini contrasta con i ritmi frenetici che dominano il nostro tempo impedendoci di notare ciò che ci circonda, come la bellezza degli ambienti più semplici, quelli estranei agli effetti speciali, quelli meno frequentati dalle attività produttive, quelli capaci di suscitare struggimento e di trasformarsi in poesia».
“Le macchine gentili” è il titolo della sezione di Angelo Zani, a cura di Giuseppe Berti. Installazioni che nascono dall’assemblaggio di scarti industriali, riportati a nuova vita dall’intervento artistico, nell’ambito di un più ampio dibattito dedicato ad ecologia e sostenibilità ambientale. Come spiega Giuseppe Berti, «Zani opera con i rifiuti dell’industria trasformandoli in macchine gentili, macchine che hanno abbandonato la loro condizione di sterile celibato e che, acquisita ora una nuova identità, si riscattano dal loro status di inerte scarto industriale per recuperare una propria funzionalità: affatto opposta, però, a quella della loro prima vita, del loro originario impiego». Scarto dunque come valore positivo, opportunità e rinascita. Le installazioni “Fontana dei profumi” e “Il ciclo della vita” saranno esposte nel parco di Villa Verde oltre la data di chiusura dell’esposizione, nell’ambito di un percorso di arte ambientale che verrà a costruirsi nel tempo.
Le mostre, visitabili fino al 12 novembre 2016 negli orari di apertura della Casa di Cura, sono accompagnate da cataloghi e brochure con testi di Giuseppe Berti e Nicla Ferrari. Ingresso libero. Per informazioni: www.villaverde.it, www.circolodegliartisti.re.it.
«Il progetto – spiegano Fabrizio Franzini ed Enrico Manicardi – è frutto della collaborazione consolidata negli anni tra il Circolo degli Artisti e Villa Verde, da sempre attenta ad iniziative volte a migliorare la qualità dell’ambiente ospedaliero. Un dialogo che ha portato all’esposizione continuativa di quadri nei corridoi, all’organizzazione di conferenze di storia dell’arte, di mostre personali e di interventi di land art, nonché alla valorizzazione di autori reggiani del recente passato».
Andrea Giovannini nasce a Lugo di Ravenna nel 1962. Dopo gli studi artistici conseguiti a Reggio Emilia ed Urbino, ha maturato la propria ricerca espressiva collocandosi fra gli esponenti del Neovedutismo italiano delle ultime generazioni, dipingendo il paesaggio attraverso l’osservazione attenta della luce rappresentata come stato d’animo. Ha iniziato l’attività espositiva nel 1981, collaborando con diverse gallerie d’arte e partecipando ad importanti rassegne in Italia e all’estero. I viaggi in Europa e nelle regioni interne degli Stati Uniti sono stati decisivi per la ricerca espressiva dedicata alla spazialità come categoria descrittiva. Vive e lavora a Campagnola Emilia (Reggio Emilia).
Angelo Zani (Reggio Emilia, 1949), libero professionista laureato in ingegneria, si è occupato prevalentemente di pianificazione territoriale e protezione civile e, in questi campi, ha diretto progetti di livello nazionale e internazionale. In ambito artistico si è dedicato a musica, pittura, scultura e, negli ultimi anni in particolare, all'abbellimento di edifici pubblici. Sono sue le opere in ferro che decorano la facciata della scuola materna di Nave San Rocco e l’istallazione antistante la stazione dei vigili del fuoco di Pozza di Fassa (TN). Dal 2010 ha iniziato a presentare i suoi dipinti ottenendo significativi riconoscimenti in concorsi d’arte contemporanea, esponendo in Italia e all’estero. Vive e lavora a Reggio Emilia.