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Evento: Frontiere di equilibrio: rallentare, attendere e permanere.
10/09/2016 - 10/09/2016
Dettagli
Data di inserimento: | 08/09/2016 - 9:44 |
Luogo: | Carrara (MS) - Toscana |
Data di inizio: | 10/09/2016 |
Data di fine | 10/09/2016 |
Descrizione
Galleria Duomo presenta brevi osservazioni di Filippo Rolla e note musicali di Davide Giromini: dal titolo: Frontiere di equilibrio: rallentare, attendere e permanere.
Mediante brevi osservazioni e note musicali, Filippo Rolla e Davide Giromini vogliono evidenziare tre “dimensioni” dell’esistenza umana: la lentezza, l’attesa e la permanenza che, nella odierna società, si stanno perdendo, con conseguenze non sempre positive.
Come ritrovare una frontiera di equilibrio che ci possa preservare dal cambiamento antropologico in atto voluto dalla società dei consumi? L’idea è quella di trovare uno slowfood per la mente, un nutrimento calmo, piacevole e naturale che ci riporti ai nostri originari bisogni, alle nostre più intime emozioni.
Mediante brevi osservazioni e note musicali, Filippo Rolla e Davide Giromini vogliono evidenziare tre “dimensioni” dell’esistenza umana: la lentezza, l’attesa e la permanenza che, nella odierna società, si stanno perdendo, con conseguenze non sempre positive.
Come ritrovare una frontiera di equilibrio che ci possa preservare dal cambiamento antropologico in atto voluto dalla società dei consumi? L’idea è quella di trovare uno slowfood per la mente, un nutrimento calmo, piacevole e naturale che ci riporti ai nostri originari bisogni, alle nostre più intime emozioni.
Altri eventi dell'inserzionista
Ascoltare il tempo
24/10/2015 - 06/01/2016
Carrara (MS) - Toscana
Inserito da Filippo Rolla
Ascoltare il tempo mostra personale di Graziano Pompili a cura di Filippo Rolla inaugurazione: sabato 24 ottobre, ore 18.00 - Galleria Duomo, Via Finelli 22/b – Carrara (MS)
Sabato 24 ottobre alle ore 18.00 inaugura presso la Galleria Duomo in Via Finelli 22/b a Carrara (MS) la mostra personale di Graziano Pompili dal titolo "Ascoltare il tempo" curata da Filippo Rolla e visibile fino al 6 gennaio 2016 negli orari di apertura al pubblico o su appuntamento, come indicato nel sito www.galleriaduomo.it.
La mostra è la prima personale dell’artista nella città di Carrara e vuole essere un’occasione per capire lo stile e la poetica di Graziano Pompili in un arco di tempo che parte dai primi anni ’70, in cui si focalizza sulla tematica della maternità in marmo statuario, arriva alla fine degli anni ’80 ed inizio ’90, con i paesaggi e gli autoritratti in marmo di Carrara, nero Belgio, granito svedese, fino ad oggi con il tema della casa, in marmo greco, rosso persiano, granito brasiliano.
È proprio sull’attenzione all’utilizzo di materiali diversi quali il marmo statuario, il nero Marquinia, il nero del Belgio, l’Azul Bajia, il marmo greco, il travertino di Persia, e sul passaggio dalle tematiche legate alla maternità, al paesaggio-casa o all'autoritratto che si incentra il viaggio-curatoriale di Filippo Rolla negli spazi di tempo scultoreo di Graziano Pompili.
Nell’esposizione "Ascoltare il tempo" Filippo Rolla ha voluto mostrare sculture in marmo statuario di piccole e medie dimensioni, come "Incontro" (1976), "Concetto materno" (1975), "Fiore assopito" (1976), raccontano l’amore come desiderio di procreazione, il calore e la dolcezza della maternità, la protezione di un terreno fertile dove far crescere la vita. Così come le opere "Paesaggio urbano" del 1989 in marmo bianco di Carrara o "Terrae Motus" del 1990 in marmo nero di Carrara, spostano la ricerca dell’artista sulla natura e sulla condizione umana, con le sue luci ed ombre. In "Autoritratto con ombra" del 1998 si riconosce l’artista quando parla a se stesso e al mondo intero attraverso il simbolo della propria ombra, un’ombra raffigurata dallo scorrere del tempo, una sorta di teatro della coscienza che chiunque può vedere ed ascoltare. Questo teatro diventa l’essenza dell’abitare dell’uomo in "Luogo" (2004, granito nero Zimbabwe) e "Poeticamente abita l’uomo" in marmo statuario del 2010. Una dimensione a cui arriva attraverso un sentiero, "Der feldweg" (2007, granito nero Zimbabwe), e nella quale si trova ed esiste in relazione allo spazio, al riconoscimento dell’altro e a quella familiarità delle cose che permettono a ciascuno di noi di sentirsi a casa e radicato nel proprio mondo, come dimostra la reinterpretazione del soggetto "ORT" nel corso degli ultimi anni in vari materiali, dal granito nero Zimbabwe allo statuario, al marmo nero del Belgio, al travertino rosso di Persia.
In mostra oltre ad una ventina di sculture, anche disegni su carta con bitume e smalto, ed incisioni a tiratura limitata, che richiamano le tematiche sviluppate in forma plastica.
Esposizione realizzata con il patrocinio di Comune di Carrara e Club Unesco Massa Carrara.
Galleria Duomo Carrara, via Finelli, 22 /b – Carrara (MS)
Inaugurazione: sabato 24 ottobre, ore 18.00.
Orari di apertura al pubblico: venerdì, sabato, domenica ore 17.00-20.00 o su appuntamento.
Finissage: mercoledì 6 gennaio 2016.
Per informazioni: tel. 0585 71839.
info@galleriaduomo.it
www.galleriaduomo.it
Sabato 24 ottobre alle ore 18.00 inaugura presso la Galleria Duomo in Via Finelli 22/b a Carrara (MS) la mostra personale di Graziano Pompili dal titolo "Ascoltare il tempo" curata da Filippo Rolla e visibile fino al 6 gennaio 2016 negli orari di apertura al pubblico o su appuntamento, come indicato nel sito www.galleriaduomo.it.
La mostra è la prima personale dell’artista nella città di Carrara e vuole essere un’occasione per capire lo stile e la poetica di Graziano Pompili in un arco di tempo che parte dai primi anni ’70, in cui si focalizza sulla tematica della maternità in marmo statuario, arriva alla fine degli anni ’80 ed inizio ’90, con i paesaggi e gli autoritratti in marmo di Carrara, nero Belgio, granito svedese, fino ad oggi con il tema della casa, in marmo greco, rosso persiano, granito brasiliano.
È proprio sull’attenzione all’utilizzo di materiali diversi quali il marmo statuario, il nero Marquinia, il nero del Belgio, l’Azul Bajia, il marmo greco, il travertino di Persia, e sul passaggio dalle tematiche legate alla maternità, al paesaggio-casa o all'autoritratto che si incentra il viaggio-curatoriale di Filippo Rolla negli spazi di tempo scultoreo di Graziano Pompili.
Nell’esposizione "Ascoltare il tempo" Filippo Rolla ha voluto mostrare sculture in marmo statuario di piccole e medie dimensioni, come "Incontro" (1976), "Concetto materno" (1975), "Fiore assopito" (1976), raccontano l’amore come desiderio di procreazione, il calore e la dolcezza della maternità, la protezione di un terreno fertile dove far crescere la vita. Così come le opere "Paesaggio urbano" del 1989 in marmo bianco di Carrara o "Terrae Motus" del 1990 in marmo nero di Carrara, spostano la ricerca dell’artista sulla natura e sulla condizione umana, con le sue luci ed ombre. In "Autoritratto con ombra" del 1998 si riconosce l’artista quando parla a se stesso e al mondo intero attraverso il simbolo della propria ombra, un’ombra raffigurata dallo scorrere del tempo, una sorta di teatro della coscienza che chiunque può vedere ed ascoltare. Questo teatro diventa l’essenza dell’abitare dell’uomo in "Luogo" (2004, granito nero Zimbabwe) e "Poeticamente abita l’uomo" in marmo statuario del 2010. Una dimensione a cui arriva attraverso un sentiero, "Der feldweg" (2007, granito nero Zimbabwe), e nella quale si trova ed esiste in relazione allo spazio, al riconoscimento dell’altro e a quella familiarità delle cose che permettono a ciascuno di noi di sentirsi a casa e radicato nel proprio mondo, come dimostra la reinterpretazione del soggetto "ORT" nel corso degli ultimi anni in vari materiali, dal granito nero Zimbabwe allo statuario, al marmo nero del Belgio, al travertino rosso di Persia.
In mostra oltre ad una ventina di sculture, anche disegni su carta con bitume e smalto, ed incisioni a tiratura limitata, che richiamano le tematiche sviluppate in forma plastica.
Esposizione realizzata con il patrocinio di Comune di Carrara e Club Unesco Massa Carrara.
Galleria Duomo Carrara, via Finelli, 22 /b – Carrara (MS)
Inaugurazione: sabato 24 ottobre, ore 18.00.
Orari di apertura al pubblico: venerdì, sabato, domenica ore 17.00-20.00 o su appuntamento.
Finissage: mercoledì 6 gennaio 2016.
Per informazioni: tel. 0585 71839.
info@galleriaduomo.it
www.galleriaduomo.it
Emozioni della settimana
07/01/2018 - 14/01/2018
Carrara (MS) - Toscana
Inserito da Filippo Rolla
Emozioni della settimana
Non smettere di sognare, solo chi sogna può volare
James Matthew Barrie
La pittura di Alessandro Leon si muove tra ciò che è costruito e ciò che è naturale, tra ciò che è manifesto e ciò che è nascosto. Infatti essa non si propone come rappresentazione naturalistica del mondo ma è piuttosto una pittura che abbraccia in un unico sguardo ciò che è visibile e ciò che è invisibile.
I suoi dipinti, tra acrilico e olio, hanno per oggetto il mondo visibile ed il realismo di Alessandro Leon consiste proprio nel rendere visibile ciò che è nascosto con fantasia e creatività, nel mostrare un evento che appartiene al suo mondo interiore.
Si può parlare di una relazione tra il mondo circostante, quello interiore e la mano che insieme gli suggeriscono come affrontare una tela bianca. Quando dipinge ciò a cui aspira è riscoprire quella visione d'insieme di una lezione che a scuola lo ha incuriosito, di un particolar paesaggio o scorcio che ha visto in montagna o al mare, di un cartone animato o film che lo ha colpito, o qualsiasi vissuto che lo ha segnato interiormente in maniera indelebile.
Proprio a partire dal vissuto, un sentire frammentario del reale, da quel ricordo, da quelle emozioni della settimana che porta dentro di sé e non vede l’ora di dipingerle il venerdì a casa dei nonni. Questo è ciò che percepisco nella pittura di Alessandro Leon, il frammento e la sua sfumatura d’insieme. Perché l’insieme e tanto importante quanto il frammento, ed il frammento non è visto come parte di un tutto, ma come realtà in sé.
Nasce così Fonte creata naturalmente, una sorgente che nella memoria di Alessandro ha albergato un po' di tempo insieme ad una roccia prima di prender poi, un pomeriggio, forma e colore nella tela. Così in un quadro sono racchiuse nuove esperienze, emozioni e luoghi, come se si fosse trattato di fare del frammento un universo.
Molti aspetti dell'interiorità sono stati dipinti con velocità dalla mano, capace di raccogliere le più diverse suggestioni così il labirinto umano è concepito come un percorso da attraversare fisicamente per ritrovare se stessi ed il senso che diamo alla nostra vita.
Mentre nel quarto confine, robot nella neve sembra di assistere ad un limite territoriale oltre al quale si trova l’ignoto, terrificante da un lato per il senso di vuoto che ci condiziona ma appetibile dall’altro per la possibilità di trovare una soluzione al nostro vivere.
Così Alessandro dipingendo il suo stato d'animo, svela la sua realtà interiore, il suo vissuto che si è fatto esperienza trasformandosi in immagine. Un'immagine che diventa, poco alla volta, il punto di partenza della sua ricerca artistica e che può esser modificata dalla sua immaginazione.
Mi racconta che inizia sempre da un'immagine semplice e precisa per poi arrivare alla sua complessità, come possiamo notare in una esplosione di esplosioni, un vortice dove i colori hanno la funzione di render bello il quadro ed aiutano a creare emozioni nell'osservatore.
La sua attenzione si rivolge anche ai cambiamenti climatici essendo oramai un tema centrale e molto sentito da tutti noi e li rappresenta, senza imbarazzo né timore, con un tornado artificiale oppure si ricollega ai vari disastri ambientali col dipinto albero con fiume.
È ovvio che il vissuto dipinto su tela da Alessandro Leon è un tempo trascorso e non ancora oggetto di consapevolezza radicata in valori e credenze, ma non è detto che quel frammento vissuto in quel momento, possa poi cambiare ed assumere caratteristiche totalmente diverse così come è successo per uno spiritello di fuoco, autentico e sincero, che protegge con amore il suo ambiente.
Per questo motivo possiamo concepire la pittura di Alessandro come un itinerario, un viaggio nelle emozioni della settimana, perché lo spettatore è invitato a fondersi col quadro dimenticando se stesso, ciò a significare che l'universo pittorico del nostro, piccolo d'età ma grande artista, apre ad un realtà altra, la realtà interiore.
Filippo Rolla, Carrara 3 dicembre 2017
Biografia
Alessandro Leon Bertieri, nato a Sarzana nel 2009, oggi frequenta la classe III A dell’Istituto Pa-radiso di Marina di Carrara.
Non smettere di sognare, solo chi sogna può volare
James Matthew Barrie
La pittura di Alessandro Leon si muove tra ciò che è costruito e ciò che è naturale, tra ciò che è manifesto e ciò che è nascosto. Infatti essa non si propone come rappresentazione naturalistica del mondo ma è piuttosto una pittura che abbraccia in un unico sguardo ciò che è visibile e ciò che è invisibile.
I suoi dipinti, tra acrilico e olio, hanno per oggetto il mondo visibile ed il realismo di Alessandro Leon consiste proprio nel rendere visibile ciò che è nascosto con fantasia e creatività, nel mostrare un evento che appartiene al suo mondo interiore.
Si può parlare di una relazione tra il mondo circostante, quello interiore e la mano che insieme gli suggeriscono come affrontare una tela bianca. Quando dipinge ciò a cui aspira è riscoprire quella visione d'insieme di una lezione che a scuola lo ha incuriosito, di un particolar paesaggio o scorcio che ha visto in montagna o al mare, di un cartone animato o film che lo ha colpito, o qualsiasi vissuto che lo ha segnato interiormente in maniera indelebile.
Proprio a partire dal vissuto, un sentire frammentario del reale, da quel ricordo, da quelle emozioni della settimana che porta dentro di sé e non vede l’ora di dipingerle il venerdì a casa dei nonni. Questo è ciò che percepisco nella pittura di Alessandro Leon, il frammento e la sua sfumatura d’insieme. Perché l’insieme e tanto importante quanto il frammento, ed il frammento non è visto come parte di un tutto, ma come realtà in sé.
Nasce così Fonte creata naturalmente, una sorgente che nella memoria di Alessandro ha albergato un po' di tempo insieme ad una roccia prima di prender poi, un pomeriggio, forma e colore nella tela. Così in un quadro sono racchiuse nuove esperienze, emozioni e luoghi, come se si fosse trattato di fare del frammento un universo.
Molti aspetti dell'interiorità sono stati dipinti con velocità dalla mano, capace di raccogliere le più diverse suggestioni così il labirinto umano è concepito come un percorso da attraversare fisicamente per ritrovare se stessi ed il senso che diamo alla nostra vita.
Mentre nel quarto confine, robot nella neve sembra di assistere ad un limite territoriale oltre al quale si trova l’ignoto, terrificante da un lato per il senso di vuoto che ci condiziona ma appetibile dall’altro per la possibilità di trovare una soluzione al nostro vivere.
Così Alessandro dipingendo il suo stato d'animo, svela la sua realtà interiore, il suo vissuto che si è fatto esperienza trasformandosi in immagine. Un'immagine che diventa, poco alla volta, il punto di partenza della sua ricerca artistica e che può esser modificata dalla sua immaginazione.
Mi racconta che inizia sempre da un'immagine semplice e precisa per poi arrivare alla sua complessità, come possiamo notare in una esplosione di esplosioni, un vortice dove i colori hanno la funzione di render bello il quadro ed aiutano a creare emozioni nell'osservatore.
La sua attenzione si rivolge anche ai cambiamenti climatici essendo oramai un tema centrale e molto sentito da tutti noi e li rappresenta, senza imbarazzo né timore, con un tornado artificiale oppure si ricollega ai vari disastri ambientali col dipinto albero con fiume.
È ovvio che il vissuto dipinto su tela da Alessandro Leon è un tempo trascorso e non ancora oggetto di consapevolezza radicata in valori e credenze, ma non è detto che quel frammento vissuto in quel momento, possa poi cambiare ed assumere caratteristiche totalmente diverse così come è successo per uno spiritello di fuoco, autentico e sincero, che protegge con amore il suo ambiente.
Per questo motivo possiamo concepire la pittura di Alessandro come un itinerario, un viaggio nelle emozioni della settimana, perché lo spettatore è invitato a fondersi col quadro dimenticando se stesso, ciò a significare che l'universo pittorico del nostro, piccolo d'età ma grande artista, apre ad un realtà altra, la realtà interiore.
Filippo Rolla, Carrara 3 dicembre 2017
Biografia
Alessandro Leon Bertieri, nato a Sarzana nel 2009, oggi frequenta la classe III A dell’Istituto Pa-radiso di Marina di Carrara.
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Love Pop – un modo di Amare le Cose
04/12/2021 - 29/01/2022
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Spazio 57 Galleria d'Arte
Si è chiusa presso l'Imago Museum a Pescara una mostra della quale vi abbiamo presentato un estratto: Andy Warhol e Mario Schifano tra Pop Art e Classicismo. La retrospettiva ha rappresentato un percorso attraverso l’esperienza artistica di queste due figure che sono tra le più influenti nel mondo dell’arte e della cultura contemporanea internazionale.
La nuova Mostra curata dalla Rosini Gutman Collection, in esclusiva per Spazio 57, LOVE POP, prende spunto da una frase emblematica di Andy Warhol: “La Pop Art è un modo di amare le cose”.
In Mostra saranno presenti opere dei grandi artisti che hanno reso mitica la Pop Art ed anche di giovani artisti che la stanno “lanciando” attraverso il nuovo millennio sino sulla soglia dell’Arte Virtuale e degli, ormai famosi, NFT che renderanno il mercato dell’Arte più “democratico”!
Da sabato 4 Dicembre, presso lo Spazio 57 di Napoli, verranno presentate opere di: Andy Warhol, Raul 33, Robert Rauschenberg, Mario Schifano, Kiv, Niky de Saint Phalle, Teatro, Tano Festa, Roy Fox Lichtenstain, Marco Lodola, Gianluigi Toccafondo, Simone D’Auria, Gag, Mark Kostabi, Ilaria Rezzi, William Zanca, Mario Giacomelli, Skinky, Alexander Calder, Christo, Atomo, Joseph Beuys, Luca Alinari, Giovanni Gurioli ed i RAM - Regenerative Art Movement.
Fra le opere d’Arte esposte vi segnaliamo alcuni capolavori appartenenti alla Rosini Gutman Collection, come, ad esempio: Campbell’s Soup Dress di Andy Warhol del 1968, stampa su
cotone e cellulosa, firmata da Warhol; Shipboard Girl di Roy Lichtenstein, Litografia firmata del
1965; Nanà dansant, scultura in metallo colorato a mano dall’artista (realizzata da Niky de Saint
Phalle) con base costituita da una scultura in ferro tratto da oggetti industriali rigenerati (realizzata
da Jean Tinguely) che costituisce una importante opera realizzata dalla coppia di artisti, nel 1965.
Su richiesta saranno inviate le immagini delle opere.
Immagine copertina: Roy Lichtenstein - Shipboard Girl - Litografia firmata, anno 1965, cm 69x51,5
Titolo della Mostra: “Love Pop – un modo di Amare le Cose”
Luogo: Spazio 57 - via Chiatamone, 57 Napoli
Data: 4 Dicembre 2021 - 29 Gennaio 2022
Orari: dal Martedì al Venerdì: 14.00 - 19.00; Sabato: 10.00 - 19.00; Domenica 10.00 - 14.00.
Contatti: Cell. +39 348 7203795; e-mail: spazio57napoli@gmail.com; sito: www.spazio57.it
Ingresso: gratuito, non serve la prenotazione.
In ottemperanza a quanto previsto dal Decreto Legge del 23 luglio 2021 n. 105 tutti i visitatori di età superiore ai 12 anni dovranno esibire il Green Pass (Certificazione verde COVID-19) in corso di validità.
La nuova Mostra curata dalla Rosini Gutman Collection, in esclusiva per Spazio 57, LOVE POP, prende spunto da una frase emblematica di Andy Warhol: “La Pop Art è un modo di amare le cose”.
In Mostra saranno presenti opere dei grandi artisti che hanno reso mitica la Pop Art ed anche di giovani artisti che la stanno “lanciando” attraverso il nuovo millennio sino sulla soglia dell’Arte Virtuale e degli, ormai famosi, NFT che renderanno il mercato dell’Arte più “democratico”!
Da sabato 4 Dicembre, presso lo Spazio 57 di Napoli, verranno presentate opere di: Andy Warhol, Raul 33, Robert Rauschenberg, Mario Schifano, Kiv, Niky de Saint Phalle, Teatro, Tano Festa, Roy Fox Lichtenstain, Marco Lodola, Gianluigi Toccafondo, Simone D’Auria, Gag, Mark Kostabi, Ilaria Rezzi, William Zanca, Mario Giacomelli, Skinky, Alexander Calder, Christo, Atomo, Joseph Beuys, Luca Alinari, Giovanni Gurioli ed i RAM - Regenerative Art Movement.
Fra le opere d’Arte esposte vi segnaliamo alcuni capolavori appartenenti alla Rosini Gutman Collection, come, ad esempio: Campbell’s Soup Dress di Andy Warhol del 1968, stampa su
cotone e cellulosa, firmata da Warhol; Shipboard Girl di Roy Lichtenstein, Litografia firmata del
1965; Nanà dansant, scultura in metallo colorato a mano dall’artista (realizzata da Niky de Saint
Phalle) con base costituita da una scultura in ferro tratto da oggetti industriali rigenerati (realizzata
da Jean Tinguely) che costituisce una importante opera realizzata dalla coppia di artisti, nel 1965.
Su richiesta saranno inviate le immagini delle opere.
Immagine copertina: Roy Lichtenstein - Shipboard Girl - Litografia firmata, anno 1965, cm 69x51,5
Titolo della Mostra: “Love Pop – un modo di Amare le Cose”
Luogo: Spazio 57 - via Chiatamone, 57 Napoli
Data: 4 Dicembre 2021 - 29 Gennaio 2022
Orari: dal Martedì al Venerdì: 14.00 - 19.00; Sabato: 10.00 - 19.00; Domenica 10.00 - 14.00.
Contatti: Cell. +39 348 7203795; e-mail: spazio57napoli@gmail.com; sito: www.spazio57.it
Ingresso: gratuito, non serve la prenotazione.
In ottemperanza a quanto previsto dal Decreto Legge del 23 luglio 2021 n. 105 tutti i visitatori di età superiore ai 12 anni dovranno esibire il Green Pass (Certificazione verde COVID-19) in corso di validità.
Aqua Aura - Millennial Project
02/12/2017 - 14/01/2018
Napoli (NA) - Campania
Inserito da CSArt Serri
Nella Sinagoga di Reggio Emilia, una mostra dell’artista Aqua Aura che individua nelle distese sublimi dei ghiacciai polari la metafora di un tempo cristallizzato, custode di gocce di memoria, lacrime di nascita e rinascita di culture millenarie.
La Sinagoga di Reggio Emilia (Via dell’Aquila, 3/a) ospita, dal 2 dicembre 2017 al 14 gennaio 2018, “Millennial Project”, esposizione personale dell’artista Aqua Aura, a cura di Chiara Serri. Realizzata in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia / Musei Civici, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, della Provincia di Reggio Emilia e del Museo nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS), la mostra sarà inaugurata sabato 2 dicembre 2017, alle ore 17.30.
Il percorso espositivo ha inizio nell’aula centrale dell’edificio religioso, all’interno della quale è presentata la videoinstallazione sonora a tre canali video “Millennial Tears” (2017), che recepisce le esperienze maturate con le serie fotografiche del passato, aprendo tuttavia a nuove ricerche e linguaggi. La mostra prosegue, quindi, nelle stanze laterali, attraverso paesaggi ipnotici, quasi mistici, e nature morte contemporanee tratte rispettivamente dai cicli “Scintillation” (2015-2017) e “Void” (2013-2014), nati dalla composizione digitale di ritagli fotografici spesso autografi, per giungere infine alle ultime sale, dedicate alle sculture in alabastro della serie “Cages” (2017), che costituiscono l’esordio dell’artista in ambito plastico, e l’installazione “Eternity” (2017), che pone lo spettatore dinnanzi alla moltiplicazione del concetto di tempo: tempo dell’oggetto reale in relazione all’esperienza umana, tempo della rappresentazione, tempo di fruizione dell’opera stessa.
La videoinstallazione “Millennial Tears”, esperienza immersiva ed emozionale, assume un significato rilevante in relazione al luogo per la quale è pensata, ovvero la Sinagoga di Reggio Emilia, costruita nel ‘600 e rifondata nel XIX secolo. L’opera è dedicata alle Comunità Ebraiche e alla loro storia millenaria. Profondamente colpito da una visita al Museo Yad Vashem di Gerusalemme, e in particolare al Sacrario dello Yad Vashem, luogo chiuso nel quale viene continuamente letta la preghiera ebraica per i defunti, l’artista ha successivamente maturato il progetto tra i ghiacci islandesi, confrontandosi con un tema di grande attualità, ovvero il drammatico scioglimento della calotta artica. Dal lento sgretolamento delle lastre ghiacciate emergono memorie e attese, emozioni imprigionate nella solidità del ghiaccio nell’arco di millenni, lacrime di nascita a rinascita racchiuse in un canto. Nella videoinstallazione, composta da tre pannelli sui quali si alterna e si intreccia il racconto visivo dell’opera, assume grande importanza anche il paesaggio sonoro: sciabordio delle acque, fragore del ghiaccio e musica ebraica – “Kol Nidrei” – in versione strumentale e cantata.
La mostra “Millennial Project” è parte del libro “Lustro” (Vanillaedizioni, 2017), unitamente a “Somewhere Out There”, esposizione curata da Matteo Galbiati ad Alessandria (Palazzo Cuttica e Sale d’Arte, 25 novembre 2017 – 28 gennaio 2018) e alla produzione di Aqua Aura degli ultimi cinque anni.
La personale, realizzata con il sostegno di Co.O.Pe.Ra.Te. srl, è aperta al pubblico di venerdì ore 16.00-19.00, sabato e domenica ore 10.30-13.00 e 16.00-19.00; in data 19, 20, 26, 27 dicembre 2017 apertura straordinaria ore 10.30-13.00 e 16.00-19.00. Ingresso libero. Per informazioni ed approfondimenti: tel. 0522 456477, musei@municipio.re.it, www.musei.re.it, www.aquaaura.it.
Aqua Aura si diploma al Liceo Artistico di Bergamo si laurea all’Accademia di Belle Arti di Brera, sezione Pittura. Prosegue la sua formazione in giro per il mondo, tra musei, laboratori di ricerca e spazi naturali. Le sue investigazioni si nutrono di studi sulla fisica astronomica, la fisica delle particelle, la biogenetica, la filosofia e la psicologia della percezione. In particolare, instaura un rapporto di collaborazione e di scambio, nell’ambito della ricerca scientifica, con la Fondazione ARISLA (Fondazione italiana di ricerca per la sclerosi laterale amiotrofica), approfondendo lo studio sulla genesi e lo sviluppo delle immagini scientifiche. Negli ultimi anni il suo linguaggio si è mosso principalmente nell’ambito della fotografia e dell’arte digitale. Ha esposto in molte sedi istituzionali, gallerie e musei a livello internazionale, tra cui Berlino, Istanbul, Barcellona, Maastricht, Helsinki ed ha partecipato a numerose fiere d’arte in Italia e in Europa. Gli ultimi sviluppi del suo lavoro lo hanno portato, oltre che al mezzo fotografico, verso nuovi linguaggi, attraverso la realizzazione di cortometraggi, docufilm e opere di video-arte, fino alla realizzazione di installazioni e video-sculture. Nella veste di relatore, ha partecipato a numerosi convegni e conferenze rivolte all’arte contemporanea e alla ricerca scientifica in generale. Tiene lezioni su fotografia e arte contempo
La Sinagoga di Reggio Emilia (Via dell’Aquila, 3/a) ospita, dal 2 dicembre 2017 al 14 gennaio 2018, “Millennial Project”, esposizione personale dell’artista Aqua Aura, a cura di Chiara Serri. Realizzata in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia / Musei Civici, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, della Provincia di Reggio Emilia e del Museo nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS), la mostra sarà inaugurata sabato 2 dicembre 2017, alle ore 17.30.
Il percorso espositivo ha inizio nell’aula centrale dell’edificio religioso, all’interno della quale è presentata la videoinstallazione sonora a tre canali video “Millennial Tears” (2017), che recepisce le esperienze maturate con le serie fotografiche del passato, aprendo tuttavia a nuove ricerche e linguaggi. La mostra prosegue, quindi, nelle stanze laterali, attraverso paesaggi ipnotici, quasi mistici, e nature morte contemporanee tratte rispettivamente dai cicli “Scintillation” (2015-2017) e “Void” (2013-2014), nati dalla composizione digitale di ritagli fotografici spesso autografi, per giungere infine alle ultime sale, dedicate alle sculture in alabastro della serie “Cages” (2017), che costituiscono l’esordio dell’artista in ambito plastico, e l’installazione “Eternity” (2017), che pone lo spettatore dinnanzi alla moltiplicazione del concetto di tempo: tempo dell’oggetto reale in relazione all’esperienza umana, tempo della rappresentazione, tempo di fruizione dell’opera stessa.
La videoinstallazione “Millennial Tears”, esperienza immersiva ed emozionale, assume un significato rilevante in relazione al luogo per la quale è pensata, ovvero la Sinagoga di Reggio Emilia, costruita nel ‘600 e rifondata nel XIX secolo. L’opera è dedicata alle Comunità Ebraiche e alla loro storia millenaria. Profondamente colpito da una visita al Museo Yad Vashem di Gerusalemme, e in particolare al Sacrario dello Yad Vashem, luogo chiuso nel quale viene continuamente letta la preghiera ebraica per i defunti, l’artista ha successivamente maturato il progetto tra i ghiacci islandesi, confrontandosi con un tema di grande attualità, ovvero il drammatico scioglimento della calotta artica. Dal lento sgretolamento delle lastre ghiacciate emergono memorie e attese, emozioni imprigionate nella solidità del ghiaccio nell’arco di millenni, lacrime di nascita a rinascita racchiuse in un canto. Nella videoinstallazione, composta da tre pannelli sui quali si alterna e si intreccia il racconto visivo dell’opera, assume grande importanza anche il paesaggio sonoro: sciabordio delle acque, fragore del ghiaccio e musica ebraica – “Kol Nidrei” – in versione strumentale e cantata.
La mostra “Millennial Project” è parte del libro “Lustro” (Vanillaedizioni, 2017), unitamente a “Somewhere Out There”, esposizione curata da Matteo Galbiati ad Alessandria (Palazzo Cuttica e Sale d’Arte, 25 novembre 2017 – 28 gennaio 2018) e alla produzione di Aqua Aura degli ultimi cinque anni.
La personale, realizzata con il sostegno di Co.O.Pe.Ra.Te. srl, è aperta al pubblico di venerdì ore 16.00-19.00, sabato e domenica ore 10.30-13.00 e 16.00-19.00; in data 19, 20, 26, 27 dicembre 2017 apertura straordinaria ore 10.30-13.00 e 16.00-19.00. Ingresso libero. Per informazioni ed approfondimenti: tel. 0522 456477, musei@municipio.re.it, www.musei.re.it, www.aquaaura.it.
Aqua Aura si diploma al Liceo Artistico di Bergamo si laurea all’Accademia di Belle Arti di Brera, sezione Pittura. Prosegue la sua formazione in giro per il mondo, tra musei, laboratori di ricerca e spazi naturali. Le sue investigazioni si nutrono di studi sulla fisica astronomica, la fisica delle particelle, la biogenetica, la filosofia e la psicologia della percezione. In particolare, instaura un rapporto di collaborazione e di scambio, nell’ambito della ricerca scientifica, con la Fondazione ARISLA (Fondazione italiana di ricerca per la sclerosi laterale amiotrofica), approfondendo lo studio sulla genesi e lo sviluppo delle immagini scientifiche. Negli ultimi anni il suo linguaggio si è mosso principalmente nell’ambito della fotografia e dell’arte digitale. Ha esposto in molte sedi istituzionali, gallerie e musei a livello internazionale, tra cui Berlino, Istanbul, Barcellona, Maastricht, Helsinki ed ha partecipato a numerose fiere d’arte in Italia e in Europa. Gli ultimi sviluppi del suo lavoro lo hanno portato, oltre che al mezzo fotografico, verso nuovi linguaggi, attraverso la realizzazione di cortometraggi, docufilm e opere di video-arte, fino alla realizzazione di installazioni e video-sculture. Nella veste di relatore, ha partecipato a numerosi convegni e conferenze rivolte all’arte contemporanea e alla ricerca scientifica in generale. Tiene lezioni su fotografia e arte contempo