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Evento: Linda Randazzo - Paradiso perduto
18/06/2016 - 13/07/2016
Dettagli
Data di inserimento: | 14/06/2016 - 1:06 |
Luogo: | Palermo (PA) - Sicilia |
Data di inizio: | 18/06/2016 |
Data di fine | 13/07/2016 |
Descrizione
Da sabato 18 giugno l’atelier e spazio espositivo di Valeria Cacioppo “Incontri in Arte” (via Siracusa 9) ospita la personale di Linda Randazzo dal titolo Paradiso Perduto, a cura di Tiziana Pantaleo.
La pittrice palermitana presenta una raccolta di opere inedite, alcuni oli su tela e una serie di acquerelli, realizzati nell’ultimo anno appositamente per questa mostra. Lavori che nascono come omaggio al legame assoluto che ha con il mare, e le infinite emozioni che questo elemento è capace di evocare. L’artista lascia per un attimo la sua posizione da ritrattista, per dedicarsi alla creazione di alcuni paesaggi in cui si mischiano le atmosfere di ieri e di oggi, e che sembrano uscire dai nostri ricordi o dagli album di famiglia. Le ambientazioni sono le spiagge e i circoli balneari, popolati da bagnanti, bambini, pescatori, surfisti e gabbiani.
Il titolo prende origine da una vicinanza emotiva con il poema epico Paradiso perduto di John Milton, il più grande rappresentante della letteratura inglese dopo Shakespeare, in cui è trattato un argomento intenso come la Cacciata dei progenitori dall'Eden. Un “dramma cosmico” che affronta temi profondi e ancestrali, e che dopo 350 anni dalla sua pubblicazione, rimane un’opera di incredibile modernità. Linda Randazzo si lascia ispirare dal tema e lo interpreta poeticamente; mutuando il senso malinconico della perdita, mette in atto uno slittamento spazio-temporale proiettando questo sentimento nei suoi luoghi, manifestando la volontà di non arrendersi e rivelando la capacità di ritrovare ciò che si è perduto…
La mostra resterà aperta fino al 13 luglio, visitabile dal lunedì al venerdì dalle 16:30 alle 19:30, e tutte le mattine su appuntamento.
Durante l’inaugurazione la casa editrice Glifo presenterà il terzo volume di “Betulla”, una collana di libretti d’artista per appunti dedicati all’annotazione e al rapporto fra disegno e parola; Dopo due volumi monografici questa è la prima Betulla tematica, dedicata all'affascinante mondo della danza, illustrata da 8 artisti, tra cui Linda Randazzo.
BIO:
Linda Randazzo (Palermo, 1979) pittrice, illustratrice, scenografa, costumista, e stilista di moda, ha studiato scenografia all’Accademia di Belle Arti di Palermo e a Milano, dedicandosi per lungo tempo al teatro. Dopo una serie di esperienze, incontra la pittura e se ne innamora. Dipingere diventa allora un bisogno costante. L’autrice assimila la pittura siciliana, prendendone le fortune e le sventure. Fondamentalmente ritrattista, dipinge volti sconvolti dall’esistenza, con quella sincerità brutale, che si mitiga nel disegno - immediato e genuino - e che trascende negli acquerelli, leggeri e sublimi.
Vive e lavora in Sicilia.
INFO:
Linda Randazzo - PARADISO PERDUTO
a cura di Tiziana Pantaleo
inaugurazione sabato 18 giugno 2016, ore 19
fino al 13 luglio
da lunedì a venerdì 16:30 - 19:30
le mattine su appuntamento
Incontri in Arte
Atelier e Spazio Espositivo
via Siracusa 9 - Palermo
091/5078287
La pittrice palermitana presenta una raccolta di opere inedite, alcuni oli su tela e una serie di acquerelli, realizzati nell’ultimo anno appositamente per questa mostra. Lavori che nascono come omaggio al legame assoluto che ha con il mare, e le infinite emozioni che questo elemento è capace di evocare. L’artista lascia per un attimo la sua posizione da ritrattista, per dedicarsi alla creazione di alcuni paesaggi in cui si mischiano le atmosfere di ieri e di oggi, e che sembrano uscire dai nostri ricordi o dagli album di famiglia. Le ambientazioni sono le spiagge e i circoli balneari, popolati da bagnanti, bambini, pescatori, surfisti e gabbiani.
Il titolo prende origine da una vicinanza emotiva con il poema epico Paradiso perduto di John Milton, il più grande rappresentante della letteratura inglese dopo Shakespeare, in cui è trattato un argomento intenso come la Cacciata dei progenitori dall'Eden. Un “dramma cosmico” che affronta temi profondi e ancestrali, e che dopo 350 anni dalla sua pubblicazione, rimane un’opera di incredibile modernità. Linda Randazzo si lascia ispirare dal tema e lo interpreta poeticamente; mutuando il senso malinconico della perdita, mette in atto uno slittamento spazio-temporale proiettando questo sentimento nei suoi luoghi, manifestando la volontà di non arrendersi e rivelando la capacità di ritrovare ciò che si è perduto…
La mostra resterà aperta fino al 13 luglio, visitabile dal lunedì al venerdì dalle 16:30 alle 19:30, e tutte le mattine su appuntamento.
Durante l’inaugurazione la casa editrice Glifo presenterà il terzo volume di “Betulla”, una collana di libretti d’artista per appunti dedicati all’annotazione e al rapporto fra disegno e parola; Dopo due volumi monografici questa è la prima Betulla tematica, dedicata all'affascinante mondo della danza, illustrata da 8 artisti, tra cui Linda Randazzo.
BIO:
Linda Randazzo (Palermo, 1979) pittrice, illustratrice, scenografa, costumista, e stilista di moda, ha studiato scenografia all’Accademia di Belle Arti di Palermo e a Milano, dedicandosi per lungo tempo al teatro. Dopo una serie di esperienze, incontra la pittura e se ne innamora. Dipingere diventa allora un bisogno costante. L’autrice assimila la pittura siciliana, prendendone le fortune e le sventure. Fondamentalmente ritrattista, dipinge volti sconvolti dall’esistenza, con quella sincerità brutale, che si mitiga nel disegno - immediato e genuino - e che trascende negli acquerelli, leggeri e sublimi.
Vive e lavora in Sicilia.
INFO:
Linda Randazzo - PARADISO PERDUTO
a cura di Tiziana Pantaleo
inaugurazione sabato 18 giugno 2016, ore 19
fino al 13 luglio
da lunedì a venerdì 16:30 - 19:30
le mattine su appuntamento
Incontri in Arte
Atelier e Spazio Espositivo
via Siracusa 9 - Palermo
091/5078287
Altri eventi dell'inserzionista
Stefano Cumia - SCP 14
10/07/2014 - 09/08/2014
Palermo (PA) - Sicilia
Inserito da Tiziana Pantaleo
Stefano Cumia
SCP14
a cura di Helga Marsala
10 luglio 2014, ore 19
RizzutoGallery, Palermo
Giovedì 10 luglio alle ore 19 presso la Rizzuto Gallery (Palermo, via Monte Cuccio 30) verrà inaugurata SCP14, personale di Stefano Cumia, a cura di Helga Marsala.
Una mostra che segna un cambiamento importante nel percorso di Stefano Cumia, tra gli artisti siciliani più interessanti e raffinati delle ultime generazioni, esponente di una new wave pittorica radicata nella grande tradizione italiana ed isolana. Nato a Palermo nel 1980 e da qualche anno trasferitosi a Milano, Cumia è il protagonista di questa personale voluta e ospitata da RizzutoGallery, appuntamento che identifica l’inizio di una fase nuova, per certi versi sorprendente.
Il ciclo di tele esposte, prodotte nel corso di un recentissimo percorso di studio, sono il punto culminante di un’esperienza condotta tra ottobre e novembre 2013 al Kunstverein zur Verastaltungen von Kunstausstellungen di Düsseldorf: grazie a una borsa di studio, assegnatagli dal Museo Riso nell’ambito di una call internazionale, Stefano ha trascorso quarantacinque giorni nella città tedesca, concedendosi un momento di riflessione e di sperimentazione rivelatosi decisivo. Nei mesi subito seguenti il lavoro ha preso a crescere, spostandosi lungo traiettorie per lui del tutto nuove.
La mostra, che raccoglie alcuni degli ultimissimi lavori, in cui la figurazione lascia il posto all’astrazione, vuole indicare un passaggio chiave. Il senso di una svolta, l’apertura di una strada differente.
Stefano Cumia. SCP14
a cura di Helga Marsala
RizzutoGallery - Palermo, Via Monte Cuccio 30
Inaugurazione: giovedì 10 luglio 2014, ore 19.00
Fino al 9 agosto 2014
Orari: da giovedì a sabato, ore 16.00–20.00 - Ingresso libero
Per informazioni:
Eva Oliveri +39 348.3622577; evaoliveri@rizzutoarte.com
Tiziana Pantaleo +39 091 526843; tizianapantaleo@rizzutoarte.com
www.rizzutogallery.com
Lo strappo. Il senso di Stefano Cumia per l’astrazione
di Helga Marsala [estratto dal catalogo]
Questa mostra è una dichiarazione d’indipendenza. Rispetto al passato, agli ancoraggi certi, ai codici consumati. È il racconto di una sfida, al principio di un viaggio che prova a ridefinire la forma del proprio mondo, il senso stesso di una vocazione. Una mostra che segna un punto di rottura rispetto alla produzione precedente: nel solco di un’intelligenza pittorica viva, interfacciatasi costantemente con i movimenti dell’estetica più attuale, si definisce una linea radicale, incisiva, aguzza. L’origine di uno strappo.
Stefano Cumia ha alle spalle una solida storia di ricerca nel campo figurazione. I suoi piccoli teatri del quotidiano, restituiti con un segno pieno e vibrante, fra tinte brillanti e qualche volta acide, hanno unito spirito onirico e attitudine narrativa, sospendendo dentro bolle di inquietudine piccole scene enigmatiche, fantastiche, surreali. Una sensibilità per la potenza dell’ambiguo e del non detto, acuitasi progressivamente, fino a giungere alla penultima serie di tele e di collage, in cui l’immagine tendeva a dissolversi nel gioco della contaminazione: incipit d’astrazione, derive immaginifiche, innesti tra forme organiche e strutture solide, connessioni tra il piano della verità prosaica e il piano del concetto spaziale.
Le opere prodotte per “SCP14” raccontano il seguito di questa storia, l’ultima fase compiuta: una serie di tele, partorite nel corso di una gestazione travagliata, racconta il senso di un passaggio. Alla base c’è una rivoluzione di prospettiva, nel punto d’incontro tra una cesura e una ripartenza. L’universo iconografico frequentato fino a pochi mesi fa viene spazzato via. Con decisione. Per far posto a un lavoro di sintesi ed astrazione, che smette di indugiare sul reale, sulla narrazione, sulla mimesi, il simbolo o l’icona. Si disegnano così geometrie nette e cromatismi puri, protagonisti di una costruzione pittorica segnata da una classicità segreta, fatta di equilibri e ritmi aulici. L’oggetto principale resta la pittura, intesa come processo, indagine spaziale, studio del rapporto tra superficie, colore, gesto, forme assolute.
[…] Ma tutte quelle immagini, quella gestualità esplosiva e quell’abilità tecnica affinata negli anni, non spariscono. Non vengono negate. Resta tutto dietro, in fondo, intrappolato tra i margini, gli incastri, i molti strati sottili, i tremori del pennello e le increspature: nei punti in cui oggi si articolano incroci, angoli, rette, campiture monocrome, giustapposizioni. Tutta la pittura di un tempo è allora come implosa, condensata; mantenendo la potenza originaria, per farsi all’improvviso intuizione, substrato, ossatura. Nuova sensibilità epidermica, oltre il dato del reale. L’esigenza, allora, è quella di imparare daccapo a vedere, là dove la visione non è più rifugio, ma sfida.
STEFANO CUMIA è nato il 14 marzo 1980 a Palermo. Dopo la laurea in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo nel 2009, si trasferisce a Milano d
SCP14
a cura di Helga Marsala
10 luglio 2014, ore 19
RizzutoGallery, Palermo
Giovedì 10 luglio alle ore 19 presso la Rizzuto Gallery (Palermo, via Monte Cuccio 30) verrà inaugurata SCP14, personale di Stefano Cumia, a cura di Helga Marsala.
Una mostra che segna un cambiamento importante nel percorso di Stefano Cumia, tra gli artisti siciliani più interessanti e raffinati delle ultime generazioni, esponente di una new wave pittorica radicata nella grande tradizione italiana ed isolana. Nato a Palermo nel 1980 e da qualche anno trasferitosi a Milano, Cumia è il protagonista di questa personale voluta e ospitata da RizzutoGallery, appuntamento che identifica l’inizio di una fase nuova, per certi versi sorprendente.
Il ciclo di tele esposte, prodotte nel corso di un recentissimo percorso di studio, sono il punto culminante di un’esperienza condotta tra ottobre e novembre 2013 al Kunstverein zur Verastaltungen von Kunstausstellungen di Düsseldorf: grazie a una borsa di studio, assegnatagli dal Museo Riso nell’ambito di una call internazionale, Stefano ha trascorso quarantacinque giorni nella città tedesca, concedendosi un momento di riflessione e di sperimentazione rivelatosi decisivo. Nei mesi subito seguenti il lavoro ha preso a crescere, spostandosi lungo traiettorie per lui del tutto nuove.
La mostra, che raccoglie alcuni degli ultimissimi lavori, in cui la figurazione lascia il posto all’astrazione, vuole indicare un passaggio chiave. Il senso di una svolta, l’apertura di una strada differente.
Stefano Cumia. SCP14
a cura di Helga Marsala
RizzutoGallery - Palermo, Via Monte Cuccio 30
Inaugurazione: giovedì 10 luglio 2014, ore 19.00
Fino al 9 agosto 2014
Orari: da giovedì a sabato, ore 16.00–20.00 - Ingresso libero
Per informazioni:
Eva Oliveri +39 348.3622577; evaoliveri@rizzutoarte.com
Tiziana Pantaleo +39 091 526843; tizianapantaleo@rizzutoarte.com
www.rizzutogallery.com
Lo strappo. Il senso di Stefano Cumia per l’astrazione
di Helga Marsala [estratto dal catalogo]
Questa mostra è una dichiarazione d’indipendenza. Rispetto al passato, agli ancoraggi certi, ai codici consumati. È il racconto di una sfida, al principio di un viaggio che prova a ridefinire la forma del proprio mondo, il senso stesso di una vocazione. Una mostra che segna un punto di rottura rispetto alla produzione precedente: nel solco di un’intelligenza pittorica viva, interfacciatasi costantemente con i movimenti dell’estetica più attuale, si definisce una linea radicale, incisiva, aguzza. L’origine di uno strappo.
Stefano Cumia ha alle spalle una solida storia di ricerca nel campo figurazione. I suoi piccoli teatri del quotidiano, restituiti con un segno pieno e vibrante, fra tinte brillanti e qualche volta acide, hanno unito spirito onirico e attitudine narrativa, sospendendo dentro bolle di inquietudine piccole scene enigmatiche, fantastiche, surreali. Una sensibilità per la potenza dell’ambiguo e del non detto, acuitasi progressivamente, fino a giungere alla penultima serie di tele e di collage, in cui l’immagine tendeva a dissolversi nel gioco della contaminazione: incipit d’astrazione, derive immaginifiche, innesti tra forme organiche e strutture solide, connessioni tra il piano della verità prosaica e il piano del concetto spaziale.
Le opere prodotte per “SCP14” raccontano il seguito di questa storia, l’ultima fase compiuta: una serie di tele, partorite nel corso di una gestazione travagliata, racconta il senso di un passaggio. Alla base c’è una rivoluzione di prospettiva, nel punto d’incontro tra una cesura e una ripartenza. L’universo iconografico frequentato fino a pochi mesi fa viene spazzato via. Con decisione. Per far posto a un lavoro di sintesi ed astrazione, che smette di indugiare sul reale, sulla narrazione, sulla mimesi, il simbolo o l’icona. Si disegnano così geometrie nette e cromatismi puri, protagonisti di una costruzione pittorica segnata da una classicità segreta, fatta di equilibri e ritmi aulici. L’oggetto principale resta la pittura, intesa come processo, indagine spaziale, studio del rapporto tra superficie, colore, gesto, forme assolute.
[…] Ma tutte quelle immagini, quella gestualità esplosiva e quell’abilità tecnica affinata negli anni, non spariscono. Non vengono negate. Resta tutto dietro, in fondo, intrappolato tra i margini, gli incastri, i molti strati sottili, i tremori del pennello e le increspature: nei punti in cui oggi si articolano incroci, angoli, rette, campiture monocrome, giustapposizioni. Tutta la pittura di un tempo è allora come implosa, condensata; mantenendo la potenza originaria, per farsi all’improvviso intuizione, substrato, ossatura. Nuova sensibilità epidermica, oltre il dato del reale. L’esigenza, allora, è quella di imparare daccapo a vedere, là dove la visione non è più rifugio, ma sfida.
STEFANO CUMIA è nato il 14 marzo 1980 a Palermo. Dopo la laurea in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo nel 2009, si trasferisce a Milano d
Linda Randazzo - Paradiso perduto
18/06/2016 - 13/07/2016
Palermo (PA) - Sicilia
Inserito da Tiziana Pantaleo
Da sabato 18 giugno l’atelier e spazio espositivo di Valeria Cacioppo “Incontri in Arte” (via Siracusa 9) ospita la personale di Linda Randazzo dal titolo Paradiso Perduto, a cura di Tiziana Pantaleo.
La pittrice palermitana presenta una raccolta di opere inedite, alcuni oli su tela e una serie di acquerelli, realizzati nell’ultimo anno appositamente per questa mostra. Lavori che nascono come omaggio al legame assoluto che ha con il mare, e le infinite emozioni che questo elemento è capace di evocare. L’artista lascia per un attimo la sua posizione da ritrattista, per dedicarsi alla creazione di alcuni paesaggi in cui si mischiano le atmosfere di ieri e di oggi, e che sembrano uscire dai nostri ricordi o dagli album di famiglia. Le ambientazioni sono le spiagge e i circoli balneari, popolati da bagnanti, bambini, pescatori, surfisti e gabbiani.
Il titolo prende origine da una vicinanza emotiva con il poema epico Paradiso perduto di John Milton, il più grande rappresentante della letteratura inglese dopo Shakespeare, in cui è trattato un argomento intenso come la Cacciata dei progenitori dall'Eden. Un “dramma cosmico” che affronta temi profondi e ancestrali, e che dopo 350 anni dalla sua pubblicazione, rimane un’opera di incredibile modernità. Linda Randazzo si lascia ispirare dal tema e lo interpreta poeticamente; mutuando il senso malinconico della perdita, mette in atto uno slittamento spazio-temporale proiettando questo sentimento nei suoi luoghi, manifestando la volontà di non arrendersi e rivelando la capacità di ritrovare ciò che si è perduto…
La mostra resterà aperta fino al 13 luglio, visitabile dal lunedì al venerdì dalle 16:30 alle 19:30, e tutte le mattine su appuntamento.
Durante l’inaugurazione la casa editrice Glifo presenterà il terzo volume di “Betulla”, una collana di libretti d’artista per appunti dedicati all’annotazione e al rapporto fra disegno e parola; Dopo due volumi monografici questa è la prima Betulla tematica, dedicata all'affascinante mondo della danza, illustrata da 8 artisti, tra cui Linda Randazzo.
BIO:
Linda Randazzo (Palermo, 1979) pittrice, illustratrice, scenografa, costumista, e stilista di moda, ha studiato scenografia all’Accademia di Belle Arti di Palermo e a Milano, dedicandosi per lungo tempo al teatro. Dopo una serie di esperienze, incontra la pittura e se ne innamora. Dipingere diventa allora un bisogno costante. L’autrice assimila la pittura siciliana, prendendone le fortune e le sventure. Fondamentalmente ritrattista, dipinge volti sconvolti dall’esistenza, con quella sincerità brutale, che si mitiga nel disegno - immediato e genuino - e che trascende negli acquerelli, leggeri e sublimi.
Vive e lavora in Sicilia.
INFO:
Linda Randazzo - PARADISO PERDUTO
a cura di Tiziana Pantaleo
inaugurazione sabato 18 giugno 2016, ore 19
fino al 13 luglio
da lunedì a venerdì 16:30 - 19:30
le mattine su appuntamento
Incontri in Arte
Atelier e Spazio Espositivo
via Siracusa 9 - Palermo
091/5078287
La pittrice palermitana presenta una raccolta di opere inedite, alcuni oli su tela e una serie di acquerelli, realizzati nell’ultimo anno appositamente per questa mostra. Lavori che nascono come omaggio al legame assoluto che ha con il mare, e le infinite emozioni che questo elemento è capace di evocare. L’artista lascia per un attimo la sua posizione da ritrattista, per dedicarsi alla creazione di alcuni paesaggi in cui si mischiano le atmosfere di ieri e di oggi, e che sembrano uscire dai nostri ricordi o dagli album di famiglia. Le ambientazioni sono le spiagge e i circoli balneari, popolati da bagnanti, bambini, pescatori, surfisti e gabbiani.
Il titolo prende origine da una vicinanza emotiva con il poema epico Paradiso perduto di John Milton, il più grande rappresentante della letteratura inglese dopo Shakespeare, in cui è trattato un argomento intenso come la Cacciata dei progenitori dall'Eden. Un “dramma cosmico” che affronta temi profondi e ancestrali, e che dopo 350 anni dalla sua pubblicazione, rimane un’opera di incredibile modernità. Linda Randazzo si lascia ispirare dal tema e lo interpreta poeticamente; mutuando il senso malinconico della perdita, mette in atto uno slittamento spazio-temporale proiettando questo sentimento nei suoi luoghi, manifestando la volontà di non arrendersi e rivelando la capacità di ritrovare ciò che si è perduto…
La mostra resterà aperta fino al 13 luglio, visitabile dal lunedì al venerdì dalle 16:30 alle 19:30, e tutte le mattine su appuntamento.
Durante l’inaugurazione la casa editrice Glifo presenterà il terzo volume di “Betulla”, una collana di libretti d’artista per appunti dedicati all’annotazione e al rapporto fra disegno e parola; Dopo due volumi monografici questa è la prima Betulla tematica, dedicata all'affascinante mondo della danza, illustrata da 8 artisti, tra cui Linda Randazzo.
BIO:
Linda Randazzo (Palermo, 1979) pittrice, illustratrice, scenografa, costumista, e stilista di moda, ha studiato scenografia all’Accademia di Belle Arti di Palermo e a Milano, dedicandosi per lungo tempo al teatro. Dopo una serie di esperienze, incontra la pittura e se ne innamora. Dipingere diventa allora un bisogno costante. L’autrice assimila la pittura siciliana, prendendone le fortune e le sventure. Fondamentalmente ritrattista, dipinge volti sconvolti dall’esistenza, con quella sincerità brutale, che si mitiga nel disegno - immediato e genuino - e che trascende negli acquerelli, leggeri e sublimi.
Vive e lavora in Sicilia.
INFO:
Linda Randazzo - PARADISO PERDUTO
a cura di Tiziana Pantaleo
inaugurazione sabato 18 giugno 2016, ore 19
fino al 13 luglio
da lunedì a venerdì 16:30 - 19:30
le mattine su appuntamento
Incontri in Arte
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via Siracusa 9 - Palermo
091/5078287
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An Eye Wide Open
21/01/2017 - 18/02/2017
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Marco Caiazzo
An Eye Wide Open
DEVIN KOVACH
a cura di
Pia Candinas
Dal 21 gennaio 2017 al 18 febbraio 2017
Intragallery, Napoli
Opening
Sabato 21 gennaio 2017
Dalle ore 11.00 alle 13.30
NAPOLI - La galleria d’arte contemporanea Intragallery di Napoli ha il piacere di annunciare il secondo appuntamento della serie di mostre “Giovani artisti americani in Italia”, presentando il lavoro di Devin Kovach, "An eye wide open". La mostra, curata da Pia Candinas, sarà inaugurata presso Intragallery, in via Cavallerizza a Chiaia 57, il 21 gennaio 2017 alle 11.00, e rimarrà aperta fino al 18 febbraio 2017.
L'artista ha trasformato lo spazio della galleria in un'installazione che manipola la luce dirigendo la nostra attenzione verso proiezioni filmiche, stampe, disegni, fotografie e oggetti tridimensionali. Un piccolo modello di un panorama arrotondato ci ricorda che il nostro campo visivo è in realtà l’interno di una sfera, dal cui centro noi guardiamo verso l’esterno.
La rappresentazione bidimensionale è resa possibile dal posizionamento di un piano (“picture plane”) che serve ad appiattire un piccolo ritaglio in un’ampia sfera. Tracciando un paesaggio su una lastra di plexiglas con un attrezzo fatto in casa, Devin crea un’immagine unica per un occhio diretto lungo una determinata linea visiva attraverso quella specifica finestra.
Utilizzando materiali semplici e un equipaggiamento rudimentale secondo lo spirito del fai da te, dimostra che nessuna realtà oggettiva e classica può esistere al di fuori dell'esperienza-corpo registrata in un istante spaziale e temporale particolare. Il suo lavoro mostra anche come uno specifico punto di osservazione riveli la soggettività ed evenienza nell'esperienza umana.
Le parole dell’artista, che vive e lavora a Roma: “... E' noioso e scomodo. L’occhio comincia a bagnarsi di lacrime sotto lo sforzo di una prolungata messa a fuoco. L’inspirazione e l’espirazione o una casuale brezza o una folata di vento sono sufficienti a far perdere il punto di osservazione e a dover ricominciare la procedura da capo. Ciò nondimeno, quando l’occhio si distoglie e l’osservatore si allontana, rimane sulla lastra una trascrizione delle particolari condizioni spaziali del punto di osservazione dal quale si stava guardando”.
Kovach è affascinato dal modo in cui la luce rende le forme visibili nello spazio. Al contrario dei suoi disegni, che utilizzano il linguaggio astratto e "spirituale" della linea, le sue stampe fotografiche di semplici oggetti e di spazi interni, resi entrambi visibili e quasi invisibili da una luce accecante ed obliqua, si basano sul blu chiaroscuro della antica tecnica della cianotipo. Il sorprendente risultato è assicurato dal contrasto tra le cose reali e solide catturate dalla fotocamera in un momento reale del tempo-spazio, e l’astratta tensione ottenuta attraverso una composizione classica, quasi costruttivista.
Nato nel 1987 a Tuba City, Arizona, Devin Kovach ha concluso il suo Master of Fine Arts presso la Tyler School of Art, Temple University di Filadelfia e di Roma. Dal 2015 insegna incisione e disegno presso la Temple University a Roma. I suoi lavori sono stati esibiti sia in Italia che negli Stati Uniti; ha ricevuto diverse borse di studio e di ricerca, incluse quelle presso l’Anderson Ranch in Colorado, la Kala Art Insitute of California, il Printmaking Centre in New Jersey, e infine l’Officina Stamperia del Notaio in Tusa, Sicilia.
DEVIN KOVACH
a cura di
Pia Candinas
Dal 21 gennaio 2017 al 18 febbraio 2017
Intragallery, Napoli
Opening
Sabato 21 gennaio 2017
Dalle ore 11.00 alle 13.30
NAPOLI - La galleria d’arte contemporanea Intragallery di Napoli ha il piacere di annunciare il secondo appuntamento della serie di mostre “Giovani artisti americani in Italia”, presentando il lavoro di Devin Kovach, "An eye wide open". La mostra, curata da Pia Candinas, sarà inaugurata presso Intragallery, in via Cavallerizza a Chiaia 57, il 21 gennaio 2017 alle 11.00, e rimarrà aperta fino al 18 febbraio 2017.
L'artista ha trasformato lo spazio della galleria in un'installazione che manipola la luce dirigendo la nostra attenzione verso proiezioni filmiche, stampe, disegni, fotografie e oggetti tridimensionali. Un piccolo modello di un panorama arrotondato ci ricorda che il nostro campo visivo è in realtà l’interno di una sfera, dal cui centro noi guardiamo verso l’esterno.
La rappresentazione bidimensionale è resa possibile dal posizionamento di un piano (“picture plane”) che serve ad appiattire un piccolo ritaglio in un’ampia sfera. Tracciando un paesaggio su una lastra di plexiglas con un attrezzo fatto in casa, Devin crea un’immagine unica per un occhio diretto lungo una determinata linea visiva attraverso quella specifica finestra.
Utilizzando materiali semplici e un equipaggiamento rudimentale secondo lo spirito del fai da te, dimostra che nessuna realtà oggettiva e classica può esistere al di fuori dell'esperienza-corpo registrata in un istante spaziale e temporale particolare. Il suo lavoro mostra anche come uno specifico punto di osservazione riveli la soggettività ed evenienza nell'esperienza umana.
Le parole dell’artista, che vive e lavora a Roma: “... E' noioso e scomodo. L’occhio comincia a bagnarsi di lacrime sotto lo sforzo di una prolungata messa a fuoco. L’inspirazione e l’espirazione o una casuale brezza o una folata di vento sono sufficienti a far perdere il punto di osservazione e a dover ricominciare la procedura da capo. Ciò nondimeno, quando l’occhio si distoglie e l’osservatore si allontana, rimane sulla lastra una trascrizione delle particolari condizioni spaziali del punto di osservazione dal quale si stava guardando”.
Kovach è affascinato dal modo in cui la luce rende le forme visibili nello spazio. Al contrario dei suoi disegni, che utilizzano il linguaggio astratto e "spirituale" della linea, le sue stampe fotografiche di semplici oggetti e di spazi interni, resi entrambi visibili e quasi invisibili da una luce accecante ed obliqua, si basano sul blu chiaroscuro della antica tecnica della cianotipo. Il sorprendente risultato è assicurato dal contrasto tra le cose reali e solide catturate dalla fotocamera in un momento reale del tempo-spazio, e l’astratta tensione ottenuta attraverso una composizione classica, quasi costruttivista.
Nato nel 1987 a Tuba City, Arizona, Devin Kovach ha concluso il suo Master of Fine Arts presso la Tyler School of Art, Temple University di Filadelfia e di Roma. Dal 2015 insegna incisione e disegno presso la Temple University a Roma. I suoi lavori sono stati esibiti sia in Italia che negli Stati Uniti; ha ricevuto diverse borse di studio e di ricerca, incluse quelle presso l’Anderson Ranch in Colorado, la Kala Art Insitute of California, il Printmaking Centre in New Jersey, e infine l’Officina Stamperia del Notaio in Tusa, Sicilia.
Donne e Motori. Storie di gioie tra grandi dolori
10/10/2015 - 25/10/2015
Napoli (NA) - Campania
Inserito da CSArt Serri
A Reggio Emilia, all’interno dei Chiostri di San Domenico (Via Dante Alighieri, 11), dal 10 al 25 ottobre 2015, “Donne e Motori. Storie di gioie tra grandi dolori”, una mostra collettiva per ribaltare un luogo comune di vecchia data e riportare al giusto piano di lettura due elementi di grande nobiltà.
Curata da Daniele Lunghini, la collettiva è promossa dal Circolo degli Artisti di Reggio Emilia in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia, che ha messo a disposizione gli spazi espositivi.
In mostra, una selezione di dipinti, fotografie, video, sculture, installazioni ed opere digitali realizzati per l’occasione da una ventina di autori afferenti all’associazione reggiana (Marco Arduini, Luis Borri, Maria Grazia Candiani, Silvio D'Amico, Maria Grassi, Nero Levrini, Roberta Lodi Rizzini, Daniele Lunghini, Eugenio Paterlini, Rodolfo Pisi, Andrea Poletti, Marco Reverberi, Beatrice Riva, Michele Sassi, Enzo Zanni), ai quali si aggiungono alcuni invitati (Alessandro Alghisi, Sofia Bolognesi, Greta Catellani, Fausto Franzosi, Elisabetta Trevisan, Donatella Violi).
Spiega il curatore a proposito del titolo, «La lingua fa di questi scherzi. Nel prendere due valori materiali, Donne e Motori, dal significato comune infinitamente alto, li pone sugli immaginari assi cartesiani delle convenzioni borghesi dando loro un senso positivo nell’uso quotidiano, ma rendendoli specularmente di segno opposto nel momento in cui unendoli dà loro un’accezione morale di segno negativo». Un binomio fastidioso – continua Lunghini – che è necessario prendere di petto per proporre una contro-verità e fare definitivamente lo scalpo ad un detto estremamente provinciale.
La mostra sarà inaugurata sabato 10 ottobre alle ore 17.00. La serata sarà animata da un set fotografico allestito dai fotografi del Circolo degli Artisti e da una performance di Maria Antonietta Centoducati e Gianni Binelli intitolata “3donne”. Da un testo di Daniele Lunghini, la vita di Amelia Earhart (aviatrice), Janet Frame (scrittrice) e Nellie Bly (giornalista), tre donne che hanno vissuto storie, hanno subìto storie e hanno fatto la storia nella società sostanzialmente maschilista del primo Novecento.
Nel chiostro, grazie al supporto del Museo dell’automobile di San Martino in Rio (RE), saranno inoltre collocate due importanti autovetture – Ansaldo 4H (1927) e Fiat/NSU Ardita 527 (1934) – e due motociclette d’epoca provenienti da una collezione privata.
La collettiva sarà visitabile fino al 25 ottobre 2015. Ingresso gratuito. Brochure con testi di Enrico Manicardi (Presidente del Circolo degli Artisti), Daniele Lunghini (Curatore) e Carlo Baja Guarienti (Storico). Orari: sabato e domenica ore 10.00-13.00 e 15.00-20.00. Per informazioni: tel. 0522 554711, cell. 346 0142189, info@circolodegliartisti.re.it, www.circolodegliartisti.re.it.
Curata da Daniele Lunghini, la collettiva è promossa dal Circolo degli Artisti di Reggio Emilia in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia, che ha messo a disposizione gli spazi espositivi.
In mostra, una selezione di dipinti, fotografie, video, sculture, installazioni ed opere digitali realizzati per l’occasione da una ventina di autori afferenti all’associazione reggiana (Marco Arduini, Luis Borri, Maria Grazia Candiani, Silvio D'Amico, Maria Grassi, Nero Levrini, Roberta Lodi Rizzini, Daniele Lunghini, Eugenio Paterlini, Rodolfo Pisi, Andrea Poletti, Marco Reverberi, Beatrice Riva, Michele Sassi, Enzo Zanni), ai quali si aggiungono alcuni invitati (Alessandro Alghisi, Sofia Bolognesi, Greta Catellani, Fausto Franzosi, Elisabetta Trevisan, Donatella Violi).
Spiega il curatore a proposito del titolo, «La lingua fa di questi scherzi. Nel prendere due valori materiali, Donne e Motori, dal significato comune infinitamente alto, li pone sugli immaginari assi cartesiani delle convenzioni borghesi dando loro un senso positivo nell’uso quotidiano, ma rendendoli specularmente di segno opposto nel momento in cui unendoli dà loro un’accezione morale di segno negativo». Un binomio fastidioso – continua Lunghini – che è necessario prendere di petto per proporre una contro-verità e fare definitivamente lo scalpo ad un detto estremamente provinciale.
La mostra sarà inaugurata sabato 10 ottobre alle ore 17.00. La serata sarà animata da un set fotografico allestito dai fotografi del Circolo degli Artisti e da una performance di Maria Antonietta Centoducati e Gianni Binelli intitolata “3donne”. Da un testo di Daniele Lunghini, la vita di Amelia Earhart (aviatrice), Janet Frame (scrittrice) e Nellie Bly (giornalista), tre donne che hanno vissuto storie, hanno subìto storie e hanno fatto la storia nella società sostanzialmente maschilista del primo Novecento.
Nel chiostro, grazie al supporto del Museo dell’automobile di San Martino in Rio (RE), saranno inoltre collocate due importanti autovetture – Ansaldo 4H (1927) e Fiat/NSU Ardita 527 (1934) – e due motociclette d’epoca provenienti da una collezione privata.
La collettiva sarà visitabile fino al 25 ottobre 2015. Ingresso gratuito. Brochure con testi di Enrico Manicardi (Presidente del Circolo degli Artisti), Daniele Lunghini (Curatore) e Carlo Baja Guarienti (Storico). Orari: sabato e domenica ore 10.00-13.00 e 15.00-20.00. Per informazioni: tel. 0522 554711, cell. 346 0142189, info@circolodegliartisti.re.it, www.circolodegliartisti.re.it.