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Evento: Paolo Masi. La continuità del segno
01/01/1970 - 01/01/1970
Dettagli
Data di inserimento: | 11/04/2022 - 16:29 |
Luogo: | Verona (VR) - Veneto |
Data di inizio: | 01/01/1970 |
Data di fine | 01/01/1970 |
Descrizione
Mercoledì 20 aprile, alle ore 18.00, presso la sede veronese di Kromya Art Gallery (via Oberdan, 11c), sarà inaugurata l’esposizione “Paolo Masi. La continuità del segno”, con una presentazione a cura di Carlo Vanoni.
Un approfondimento dedicato al maestro fiorentino, protagonista indiscusso nel panorama italiano, inserito a pieno titolo nel dibattito artistico che, dalla fine degli anni Cinquanta, aveva messo in discussione le basi fondanti della pittura.
Il percorso espositivo comprende trenta opere a tecnica mista su cartone, realizzate dagli anni ’70 ad oggi, con l’aggiunta di alcuni inediti. Il protagonista assoluto di questa nuova produzione è il colore, che collega tra loro i singoli dipinti nella costruzione di una nuova sintassi.
«I nuovi lavori di Paolo Masi – scrive Carlo Vanoni – sono la continuazione di un percorso iniziato all’inizio degli anni Settanta che vedeva il cartone come superficie su cui lavorare. A volergli dare un nome provvisorio e universale, musicale direi, potremmo definirli composizioni. Composizioni che partono da un modulo in cartone e plexiglass. Un tempo, ma dobbiamo tornare agli anni Settanta, quello stesso cartone appariva nel suo colore naturale, in linea con il pensiero analitico che, per certi aspetti, portava con sé un’eredità poverista pur cercando tuttavia di uscire da quella poetica per ritornare alla manualità della pittura. Oggi che sono passati più di cinquant’anni, l’approccio analitico apparirebbe anacronistico. Anche per questo, nel corso del suo cammino, Masi aveva già introdotto il colore sulla superficie spoglia del cartone. Ed è proprio il colore, e quindi la pittura, il protagonista di questi nuovi lavori. Il colore che diventa alfabeto e che, unendosi al colore del modulo successivo, costituisce una nuova sintassi, senza però abbandonare mai il segno o la traccia che ancora oggi giustificano la scelta del cartone come superficie su cui operare. Cartone e plexiglass. Il primo, materiale povero; il secondo tecnologico. Cartone e plexiglass che, insieme al colore e alla sequenza dei moduli disposti progressivamente, danno vita alla nuova vita di Paolo Masi, classe 1933, fiorentino, un tempo analitico e oggi finalmente libero da qualsiasi etichetta. C’è freschezza in questi nuovi lavori. Si avverte cioè una gioia del fare e del mettersi nuovamente in viaggio verso nuove mete».
In occasione della mostra, sarà presentato il volume “Paolo Masi. La continuità del segno” (Vanillaedizioni, 2022) con testi di Matteo Galbiati e Carlo Vanoni e ricco apparato iconografico.
L’esposizione sarà visitabile fino al 18 maggio 2022, da martedì a sabato con orario 10.00-12.30 e 16.00-19.30, chiuso lunedì, domenica e 1° Maggio. Ingresso gratuito. Accessi regolamentati nel rispetto della normativa vigente. Per informazioni e appuntamenti: T. +39 045 9788842, riccardo@kromyartgallery.com, info@kromyartgallery.com, www.kromyartgallery.com, www.instagram.com/kromya_art_gallery, www.facebook.com/Kromyartgallery.
Dal 28 aprile al 4 giugno 2022 Kromya Art Gallery Lugano ospiterà la mostra “Marchegiani - Cacciola. Dall’intonaco al cemento”, con la presentazione del catalogo in presenza degli artisti e dello storico dell’arte Bruno Corà.
Paolo Masi nasce a Firenze nel 1933, dove vive e lavora. Dopo aver elaborato negli anni Cinquanta e Sessanta un’attività articolata, complessa e diversificata, si avvicina alle contestuali esperienze analitico-riduttive, scomponendo e riorganizzando sul pavimento e contro le pareti aste di alluminio, specchi, fili o piccole stecche di plexiglas colorato, che estendono anche alla terza dimensione la ritmicità dello “spazio-colore”. La fase successiva coincide con il ritorno alla bidimensionalità attraverso il progetto “Rilevamenti esterni – conferme interne” (1974-76), elaborazione che egli sviluppa all’esterno e all’interno del suo studio con le “Tessiture” (tela grezza cucita) e i “Cartoni” da imballaggio, dove utilizza per la prima volta adesivi trasparenti e coprenti, facendo emergere la struttura interna del materiale. Partecipa alla Biennale di Venezia (1978); alla XI
Quadriennale romana (1986); alle mostre “Kunstlerbücher” di Francoforte e “Erweiterte Fotographie Wiener Secession” di Vienna (1980); alla mostra parigina sul libro d’artista (Centre Georges Pompidou, 1985), ad “Arte in Toscana 1945-2000” (Palazzo Strozzi, Firenze, Palazzo Fabroni, Pistoia, 2002) e alla mostra “Pittura Analitica. I percorsi italiani 1970-1980” (Museo della Permanente, Milano, 2007). Le opere successive sono i “Contenitori di forma colore”, le “Serialità” e nuovamente i “Cartoni” (superfici di vario tipo: legno, tela, carta), sulle quali l’artista interviene con una complessa operazione pittorica. La serie di plexiglass “Trasparenze”, iniziata nel 2000, dipinta con la tecnica della vernice spray, permette all’artista di operare una nuova definizione dello spazio attraverso “sollecitazioni cinetico-cromatiche” di luci e ombre. Nel 2016 partecipa alla mostra “Interro
Un approfondimento dedicato al maestro fiorentino, protagonista indiscusso nel panorama italiano, inserito a pieno titolo nel dibattito artistico che, dalla fine degli anni Cinquanta, aveva messo in discussione le basi fondanti della pittura.
Il percorso espositivo comprende trenta opere a tecnica mista su cartone, realizzate dagli anni ’70 ad oggi, con l’aggiunta di alcuni inediti. Il protagonista assoluto di questa nuova produzione è il colore, che collega tra loro i singoli dipinti nella costruzione di una nuova sintassi.
«I nuovi lavori di Paolo Masi – scrive Carlo Vanoni – sono la continuazione di un percorso iniziato all’inizio degli anni Settanta che vedeva il cartone come superficie su cui lavorare. A volergli dare un nome provvisorio e universale, musicale direi, potremmo definirli composizioni. Composizioni che partono da un modulo in cartone e plexiglass. Un tempo, ma dobbiamo tornare agli anni Settanta, quello stesso cartone appariva nel suo colore naturale, in linea con il pensiero analitico che, per certi aspetti, portava con sé un’eredità poverista pur cercando tuttavia di uscire da quella poetica per ritornare alla manualità della pittura. Oggi che sono passati più di cinquant’anni, l’approccio analitico apparirebbe anacronistico. Anche per questo, nel corso del suo cammino, Masi aveva già introdotto il colore sulla superficie spoglia del cartone. Ed è proprio il colore, e quindi la pittura, il protagonista di questi nuovi lavori. Il colore che diventa alfabeto e che, unendosi al colore del modulo successivo, costituisce una nuova sintassi, senza però abbandonare mai il segno o la traccia che ancora oggi giustificano la scelta del cartone come superficie su cui operare. Cartone e plexiglass. Il primo, materiale povero; il secondo tecnologico. Cartone e plexiglass che, insieme al colore e alla sequenza dei moduli disposti progressivamente, danno vita alla nuova vita di Paolo Masi, classe 1933, fiorentino, un tempo analitico e oggi finalmente libero da qualsiasi etichetta. C’è freschezza in questi nuovi lavori. Si avverte cioè una gioia del fare e del mettersi nuovamente in viaggio verso nuove mete».
In occasione della mostra, sarà presentato il volume “Paolo Masi. La continuità del segno” (Vanillaedizioni, 2022) con testi di Matteo Galbiati e Carlo Vanoni e ricco apparato iconografico.
L’esposizione sarà visitabile fino al 18 maggio 2022, da martedì a sabato con orario 10.00-12.30 e 16.00-19.30, chiuso lunedì, domenica e 1° Maggio. Ingresso gratuito. Accessi regolamentati nel rispetto della normativa vigente. Per informazioni e appuntamenti: T. +39 045 9788842, riccardo@kromyartgallery.com, info@kromyartgallery.com, www.kromyartgallery.com, www.instagram.com/kromya_art_gallery, www.facebook.com/Kromyartgallery.
Dal 28 aprile al 4 giugno 2022 Kromya Art Gallery Lugano ospiterà la mostra “Marchegiani - Cacciola. Dall’intonaco al cemento”, con la presentazione del catalogo in presenza degli artisti e dello storico dell’arte Bruno Corà.
Paolo Masi nasce a Firenze nel 1933, dove vive e lavora. Dopo aver elaborato negli anni Cinquanta e Sessanta un’attività articolata, complessa e diversificata, si avvicina alle contestuali esperienze analitico-riduttive, scomponendo e riorganizzando sul pavimento e contro le pareti aste di alluminio, specchi, fili o piccole stecche di plexiglas colorato, che estendono anche alla terza dimensione la ritmicità dello “spazio-colore”. La fase successiva coincide con il ritorno alla bidimensionalità attraverso il progetto “Rilevamenti esterni – conferme interne” (1974-76), elaborazione che egli sviluppa all’esterno e all’interno del suo studio con le “Tessiture” (tela grezza cucita) e i “Cartoni” da imballaggio, dove utilizza per la prima volta adesivi trasparenti e coprenti, facendo emergere la struttura interna del materiale. Partecipa alla Biennale di Venezia (1978); alla XI
Quadriennale romana (1986); alle mostre “Kunstlerbücher” di Francoforte e “Erweiterte Fotographie Wiener Secession” di Vienna (1980); alla mostra parigina sul libro d’artista (Centre Georges Pompidou, 1985), ad “Arte in Toscana 1945-2000” (Palazzo Strozzi, Firenze, Palazzo Fabroni, Pistoia, 2002) e alla mostra “Pittura Analitica. I percorsi italiani 1970-1980” (Museo della Permanente, Milano, 2007). Le opere successive sono i “Contenitori di forma colore”, le “Serialità” e nuovamente i “Cartoni” (superfici di vario tipo: legno, tela, carta), sulle quali l’artista interviene con una complessa operazione pittorica. La serie di plexiglass “Trasparenze”, iniziata nel 2000, dipinta con la tecnica della vernice spray, permette all’artista di operare una nuova definizione dello spazio attraverso “sollecitazioni cinetico-cromatiche” di luci e ombre. Nel 2016 partecipa alla mostra “Interro
Altri eventi dell'inserzionista
Dieci anni di Galleria
18/09/2016 - 16/10/2016
Pedaso (FM) - Marche
Inserito da CSArt Serri
Dal 18 settembre al 16 ottobre 2016 la Galleria Marcantoni Arte Contemporanea di Pedaso (FM) presenta “Dieci anni di Galleria (2006-2016)”. Una selezionata scelta di opere di artisti che si sono alternati con esposizioni personali e collettive nei dieci anni di attività.
La sede espositiva nasce nel settembre 2006 a Pedaso, un piccolo borgo marinaro sulla costa sud delle Marche, da un progetto consequenziale all’avveduto ed instancabile collezionismo del suo patron, Gabriele Marcantoni. Proprio dall’aver cercato con sagacia e sicuro istinto i nomi e i pezzi offerti dal mercato si è con il tempo formato quel patrimonio di esperienza e di cognizione che conferisce oggi alla Galleria Marcantoni la patina gratificante della garanzia. Queste scelte hanno comportato sforzi e vera passione, oltre a un lungo lavoro di sensibilizzazione e una partecipazione a valorizzare tutte le esperienze utili ad aprire nuove occasioni di dialogo, di reciproco arricchimento culturale. Scevra da ogni condizionamento di mercato e di moda la collezione della Galleria si presenta come una delle poche associazioni nazionali che ha saputo costruire una propria raccolta attraverso una selezione di opere mirata e attenta alla storia dell’arte. L’orientamento scelto nelle varie esposizioni di questi primi dieci anni di attività è il frutto di tre grandi aree collezionistiche creatisi nel tempo: il verbo visuale, l’esperienza della pittura cosiddetta “sociale” e la grafica d’autore. Scelte di sicuro prestigio storico-culturale, ma di altrettanta difficoltà di affermazione nel sistema dell’arte. Sistema spesso scollegato dal binomio arte e storia e proiettato invece nella richiesta domanda e offerta proveniente dal mercato.
Gli artisti ospitati hanno sempre risposto con grande entusiasmo sia artistico che personale nel proporre le loro opere in galleria. L’alternanza di verbo-visualità e pittura sociale ha fatto sì che si instaurasse un dialogo tra due mondi apparentemente lontani, ma molto affini dal punto di vista delle idee e dei fini comunicativi. Si è così definito nel tempo l’orientamento e la scelta decisa e puntuale delle varie esposizioni proposte. Si sono avvicendati: Paolo Baratella, Umberto Mariani, Eriberto Guidi, Lamberto Pignotti, Lugi Tola, Anna Boschi, Fernando Andolcetti, David Pompili, Arnoldo Ciarrocchi, Alberto Manfredi, Claudio D’angelo, Giovanni Fontana, Fausto Luzi, Paolo Maccari, Paolo Albani, William e Gionata Xerra, Benedetta Montini. La grafica d’autore ricopre, inoltre, uno spazio molto importante nel curriculum della galleria. Passione primogenita, quella delle “carte”, impreziositasi negli anni di nomi di prestigio internazionale. Con il tempo si è potuto dar vita a collettive di firme di sicuro richiamo storico-artistico tra le quali: Vedova, Capogrossi, Mirò, Fontana, Bartolini, Sutherland, Marini, Carrà, Magnelli, Picasso, Castellani, Bonalumi, Leger, Santomaso, Richter e molti altri.
Gli appuntamenti artistici proposti dalla Galleria sono inoltre impreziositi da eventi culturali che gravitano attorno all’arte con la cadenzata proposizione di pomeriggi dedicati alla musica, alla poesia e al teatro. Un luogo quindi non solo dedito all’arte visiva, ma alla cultura a trecentosessanta gradi.
La mostra, che sarà inaugurata domenica 18 settembre dalle ore 18.00, sarà visitabile fino al 16 ottobre 2016, tutti i giorni con orario 17.00-20.00. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 349 4306492, info@galleriamarcantoni.it, www.galleriamarcantoni.it, www.facebook.com/galleria marcantoni.
La sede espositiva nasce nel settembre 2006 a Pedaso, un piccolo borgo marinaro sulla costa sud delle Marche, da un progetto consequenziale all’avveduto ed instancabile collezionismo del suo patron, Gabriele Marcantoni. Proprio dall’aver cercato con sagacia e sicuro istinto i nomi e i pezzi offerti dal mercato si è con il tempo formato quel patrimonio di esperienza e di cognizione che conferisce oggi alla Galleria Marcantoni la patina gratificante della garanzia. Queste scelte hanno comportato sforzi e vera passione, oltre a un lungo lavoro di sensibilizzazione e una partecipazione a valorizzare tutte le esperienze utili ad aprire nuove occasioni di dialogo, di reciproco arricchimento culturale. Scevra da ogni condizionamento di mercato e di moda la collezione della Galleria si presenta come una delle poche associazioni nazionali che ha saputo costruire una propria raccolta attraverso una selezione di opere mirata e attenta alla storia dell’arte. L’orientamento scelto nelle varie esposizioni di questi primi dieci anni di attività è il frutto di tre grandi aree collezionistiche creatisi nel tempo: il verbo visuale, l’esperienza della pittura cosiddetta “sociale” e la grafica d’autore. Scelte di sicuro prestigio storico-culturale, ma di altrettanta difficoltà di affermazione nel sistema dell’arte. Sistema spesso scollegato dal binomio arte e storia e proiettato invece nella richiesta domanda e offerta proveniente dal mercato.
Gli artisti ospitati hanno sempre risposto con grande entusiasmo sia artistico che personale nel proporre le loro opere in galleria. L’alternanza di verbo-visualità e pittura sociale ha fatto sì che si instaurasse un dialogo tra due mondi apparentemente lontani, ma molto affini dal punto di vista delle idee e dei fini comunicativi. Si è così definito nel tempo l’orientamento e la scelta decisa e puntuale delle varie esposizioni proposte. Si sono avvicendati: Paolo Baratella, Umberto Mariani, Eriberto Guidi, Lamberto Pignotti, Lugi Tola, Anna Boschi, Fernando Andolcetti, David Pompili, Arnoldo Ciarrocchi, Alberto Manfredi, Claudio D’angelo, Giovanni Fontana, Fausto Luzi, Paolo Maccari, Paolo Albani, William e Gionata Xerra, Benedetta Montini. La grafica d’autore ricopre, inoltre, uno spazio molto importante nel curriculum della galleria. Passione primogenita, quella delle “carte”, impreziositasi negli anni di nomi di prestigio internazionale. Con il tempo si è potuto dar vita a collettive di firme di sicuro richiamo storico-artistico tra le quali: Vedova, Capogrossi, Mirò, Fontana, Bartolini, Sutherland, Marini, Carrà, Magnelli, Picasso, Castellani, Bonalumi, Leger, Santomaso, Richter e molti altri.
Gli appuntamenti artistici proposti dalla Galleria sono inoltre impreziositi da eventi culturali che gravitano attorno all’arte con la cadenzata proposizione di pomeriggi dedicati alla musica, alla poesia e al teatro. Un luogo quindi non solo dedito all’arte visiva, ma alla cultura a trecentosessanta gradi.
La mostra, che sarà inaugurata domenica 18 settembre dalle ore 18.00, sarà visitabile fino al 16 ottobre 2016, tutti i giorni con orario 17.00-20.00. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 349 4306492, info@galleriamarcantoni.it, www.galleriamarcantoni.it, www.facebook.com/galleria marcantoni.
Natura
27/11/2016 - 14/01/2017
Reggio Emilia
Inserito da CSArt Serri
«È nel cuore dell’uomo che la vita dello spettacolo della natura esiste; per riuscire a vederlo, bisogna sentirlo». Dalla celebre frase di Jean-Jacques Rousseau, tre mostre sul tema della “Natura”, curate da Luigi Borettini alla Cantina Albinea Canali (Via Tassoni 213, Reggio Emilia) dal 27 novembre 2016 al 14 gennaio 2017.
Realizzato con il patrocinio del Comune di Albinea (RE), il progetto sarà inaugurato domenica 27 novembre alle ore 16.00. Saranno presenti, oltre agli artisti invitati, Luigi Borettini (curatore), Stefano Colli (Event Manager Cantina Albinea Canali), Angela Lazzaretti (Radium Artis Galleria d’Arte), Roberta Mori (Consigliere regionale Emilia Romagna), Federica Franceschini (Presidente della Commissione Scuola, attività ed istituzioni culturali, sport e tempo libero del Comune di Reggio Emilia) ed altri rappresentanti delle Istituzioni.
All’interno della Cantina Albinea Canali saranno allestite tre esposizioni: nella Sala Cavalieri, una personale del pittore piacentino Gianfranco Asveri, promossa e realizzata in collaborazione con Radium Artis Galleria d’Arte; nella Sala Ottocento, una collettiva con opere pittoriche degli artisti reggiani Luigi Camellini, Sara Giuberti, Stefano Grasselli, Giovanna Magnani, Rodolfo Pisi, Fabio Rota, Romano Salami; nel Salone delle Capriate, le ricerche fotografiche di Giovanni Badodi, Naide Bigliardi, Giuseppe Maria Codazzi, Marcello Grassi, Corrado Moscardini, Fabio Vezzani.
L’esposizione di Gianfranco Asveri raccoglie una quindicina di dipinti a tecnica mista su tela di recente produzione. «Un universo fantastico – scrive Luigi Borettini – in cui il visitatore ritorna alla sua prima infanzia, dove tutto è visto con occhi ingenui ma sinceri. La materia che stende sulla tela dai colori vivi non è casuale ma è ponderata, i segni che incide sono tutti calcolati e come note musicali vanno a comporre una melodia avvolgente. Gianfranco Asveri è un artista che permette quotidianamente al suo Io di esprimersi sulla tela, riuscendo a trasmettere, con le sue opere, poesia pura per la natura e per la vita».
Il tema della “Natura” è declinato in pittura nella Sala Ottocento. Dai paesaggi primitivi di Luigi Camellini agli acquerelli trasparenti e luminosi di Sara Giuberti, dalla natura matrigna di Stefano Grasselli, che nasconde insidie, alla natura madre di Giovanna Magnani, morbida e avvolgente, dalle tentazioni informali di Rodolfo Pisi alle contaminazioni tra fotografia e pittura di Fabio Rota, sino ai paesaggi lirici di Romano Salami che rivelano sottili vibrazioni.
Il Salone delle Capriate accoglie la sezione dedicata alla fotografia con opere di grande formato alternate a composizioni modulari. Dai paesaggi collinari di Giovanni Badodi, maestro della luce, alle ombre di Naide Bigliardi, dal reportage di Giuseppe Maria Codazzi, dedicato al Madagascar e ai tanti volti della natura umana, all’eterna germinazione della memoria nei bianchi e neri di Marcello Grassi, dalle immagini d’acqua e di luce di Corrado Moscardini alle immagini fortemente contrastate di Fabio Vezzani che offrono una lettura gotica del paesaggio emiliano.
Una sessantina di dipinti e fotografie tra dialoghi inattesi, assonanze e rimandi.
Domenica 27 novembre, alle ore 16.00, si terranno vernissage e rinfresco. A seguire, spettacolo teatrale della Compagnia Dialettale Teatro Nuovo di Scandiano, intitolato “Bim bam bum... somm ‘na màsa ed campanoun” (Autore/regia Rina Mareggini e Silvio Morini). La serata si concluderà con una degustazione a buffet al costo di € 15,00.
Le mostre saranno visitabili fino al 14 gennaio 2017, da martedì a sabato ore 9.00-12.00 e 15.00-18.00. Ingresso libero. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0522 569505, canali@riunite.it, scolli@riunite.it. Nel periodo espositivo si terranno diversi incontri e spettacoli. Il programma completo sarà visibile sulla pagina facebook della Cantina www.facebook/albineacanali.
Situata sulla principale strada di collegamento tra Reggio Emilia ed Albinea, la Cantina Albinea Canali nasce nel 1936 riunendo diversi vignaioli del Lambrusco e dell’Ancellotta e arrivando a contare, negli anni successivi, centosettanta conferenti. La Cantina Albinea Canali raccoglie le uve di un ristretto bacino, in una delle aree di maggior pregio, sotto il profilo dei suoli e del clima, dell’intera provincia reggiana. Dopo un accurato intervento di restauro conservativo, la sede affianca oggi alla produzione di vini di qualità anche una vasta gamma di servizi al pubblico, tra cui l’enoteca, la sala degustazione ed il Centro Convegni Albinea Canali, con sette ambienti, dotati di moderni impianti tecnologici, ideali per ospitare meeting e grandi eventi.
Realizzato con il patrocinio del Comune di Albinea (RE), il progetto sarà inaugurato domenica 27 novembre alle ore 16.00. Saranno presenti, oltre agli artisti invitati, Luigi Borettini (curatore), Stefano Colli (Event Manager Cantina Albinea Canali), Angela Lazzaretti (Radium Artis Galleria d’Arte), Roberta Mori (Consigliere regionale Emilia Romagna), Federica Franceschini (Presidente della Commissione Scuola, attività ed istituzioni culturali, sport e tempo libero del Comune di Reggio Emilia) ed altri rappresentanti delle Istituzioni.
All’interno della Cantina Albinea Canali saranno allestite tre esposizioni: nella Sala Cavalieri, una personale del pittore piacentino Gianfranco Asveri, promossa e realizzata in collaborazione con Radium Artis Galleria d’Arte; nella Sala Ottocento, una collettiva con opere pittoriche degli artisti reggiani Luigi Camellini, Sara Giuberti, Stefano Grasselli, Giovanna Magnani, Rodolfo Pisi, Fabio Rota, Romano Salami; nel Salone delle Capriate, le ricerche fotografiche di Giovanni Badodi, Naide Bigliardi, Giuseppe Maria Codazzi, Marcello Grassi, Corrado Moscardini, Fabio Vezzani.
L’esposizione di Gianfranco Asveri raccoglie una quindicina di dipinti a tecnica mista su tela di recente produzione. «Un universo fantastico – scrive Luigi Borettini – in cui il visitatore ritorna alla sua prima infanzia, dove tutto è visto con occhi ingenui ma sinceri. La materia che stende sulla tela dai colori vivi non è casuale ma è ponderata, i segni che incide sono tutti calcolati e come note musicali vanno a comporre una melodia avvolgente. Gianfranco Asveri è un artista che permette quotidianamente al suo Io di esprimersi sulla tela, riuscendo a trasmettere, con le sue opere, poesia pura per la natura e per la vita».
Il tema della “Natura” è declinato in pittura nella Sala Ottocento. Dai paesaggi primitivi di Luigi Camellini agli acquerelli trasparenti e luminosi di Sara Giuberti, dalla natura matrigna di Stefano Grasselli, che nasconde insidie, alla natura madre di Giovanna Magnani, morbida e avvolgente, dalle tentazioni informali di Rodolfo Pisi alle contaminazioni tra fotografia e pittura di Fabio Rota, sino ai paesaggi lirici di Romano Salami che rivelano sottili vibrazioni.
Il Salone delle Capriate accoglie la sezione dedicata alla fotografia con opere di grande formato alternate a composizioni modulari. Dai paesaggi collinari di Giovanni Badodi, maestro della luce, alle ombre di Naide Bigliardi, dal reportage di Giuseppe Maria Codazzi, dedicato al Madagascar e ai tanti volti della natura umana, all’eterna germinazione della memoria nei bianchi e neri di Marcello Grassi, dalle immagini d’acqua e di luce di Corrado Moscardini alle immagini fortemente contrastate di Fabio Vezzani che offrono una lettura gotica del paesaggio emiliano.
Una sessantina di dipinti e fotografie tra dialoghi inattesi, assonanze e rimandi.
Domenica 27 novembre, alle ore 16.00, si terranno vernissage e rinfresco. A seguire, spettacolo teatrale della Compagnia Dialettale Teatro Nuovo di Scandiano, intitolato “Bim bam bum... somm ‘na màsa ed campanoun” (Autore/regia Rina Mareggini e Silvio Morini). La serata si concluderà con una degustazione a buffet al costo di € 15,00.
Le mostre saranno visitabili fino al 14 gennaio 2017, da martedì a sabato ore 9.00-12.00 e 15.00-18.00. Ingresso libero. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0522 569505, canali@riunite.it, scolli@riunite.it. Nel periodo espositivo si terranno diversi incontri e spettacoli. Il programma completo sarà visibile sulla pagina facebook della Cantina www.facebook/albineacanali.
Situata sulla principale strada di collegamento tra Reggio Emilia ed Albinea, la Cantina Albinea Canali nasce nel 1936 riunendo diversi vignaioli del Lambrusco e dell’Ancellotta e arrivando a contare, negli anni successivi, centosettanta conferenti. La Cantina Albinea Canali raccoglie le uve di un ristretto bacino, in una delle aree di maggior pregio, sotto il profilo dei suoli e del clima, dell’intera provincia reggiana. Dopo un accurato intervento di restauro conservativo, la sede affianca oggi alla produzione di vini di qualità anche una vasta gamma di servizi al pubblico, tra cui l’enoteca, la sala degustazione ed il Centro Convegni Albinea Canali, con sette ambienti, dotati di moderni impianti tecnologici, ideali per ospitare meeting e grandi eventi.
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Conversazioni cromatiche su Napoli, incontro con Renato Quaglia
13/06/2017 - 13/06/2017
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Marco Caiazzo
Il friulano Renato Quaglia, direttore di Foqus Fondazione Quartieri Spagnoli, è il protagonista delle Conversazioni Cromatiche su Napoli. L'appuntamento è per domani, martedì 13 giugno 2017, ore 18.30, presso la sede della galleria per le arti contemporanee Intragallery (via Cavallerizza a Chiaia 57) degli architetti Annamaria De Fanis e Rosa Francesca Masturzo.
Project manager, direttore organizzativo, coordinatore di istituzioni e iniziative culturali, Renato Quaglia è docente di Economia della cultura. Direttore generale della Fondazione FOQUS, progetto di rigenerazione urbana a Napoli; analista OCSE; project manager del Future Forum. E’ stato direttore del Napoli Teatro Festival Italia dal 2008 al 2011; direttore organizzativo della Biennale di Venezia dei festival del Teatro, della Musica, della Danza e delle Esposizioni Internazionali di Arti Visive e di Architettura, dal 1998 al 2007; consulente per progetti di sviluppo nelle Regioni del Sud Italia e per organizzazioni internazionali. Chevalier de l’Ordre des Art set des Lettres della Repubblica Francese.
Con il Patrocinio Morale del Comune di Napoli, che assegna al ciclo d’incontri un valore d’interesse e di particolare attenzione, le Conversazioni Cromatiche, ideate e curate da Benedetta de Falco, hanno visto negli anni protagonisti: Franco Arminio (scrittore e poeta), Sylvain Bellenger (Direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte), Riccardo Dalisi (architetto e designer), Maurizio de Giovanni (scrittore), Mauro Giancaspro (bibliofilo), Paolo Giulierini (Direttore del Mann), Lorenzo Marone (scrittore), Aldo Masullo (filosofo), Giovanna Mozzillo (scrittice) e Pietro Treccagnoli (giornalista).
Sguardi sulla città molto diversi tra loro che contribuiscono a rendere un’immagine di Napoli a tutto tondo. I colori sono solo un pretesto per raccontare Napoli e raccontarsi nel proprio rapporto con la città.
Gli incontri sono pubblici e gratuiti. Quest’anno saranno supportati da immagini e video. È possibile seguire il calendario degli incontri attraverso la pagina Facebook Conversazioni cromatiche su Napoli.
Quaglia chiude il terzo ciclo delle Conversazioni Cromatiche su Napoli che ripartiranno, per la quarta edizione, con Mauro Felicori, direttore della Reggia di Caserta.
Project manager, direttore organizzativo, coordinatore di istituzioni e iniziative culturali, Renato Quaglia è docente di Economia della cultura. Direttore generale della Fondazione FOQUS, progetto di rigenerazione urbana a Napoli; analista OCSE; project manager del Future Forum. E’ stato direttore del Napoli Teatro Festival Italia dal 2008 al 2011; direttore organizzativo della Biennale di Venezia dei festival del Teatro, della Musica, della Danza e delle Esposizioni Internazionali di Arti Visive e di Architettura, dal 1998 al 2007; consulente per progetti di sviluppo nelle Regioni del Sud Italia e per organizzazioni internazionali. Chevalier de l’Ordre des Art set des Lettres della Repubblica Francese.
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Luigi Ghirri e Omar Galliani, Spazio Siderale
31/05/2016 - 17/07/2016
Napoli (NA) - Campania
Inserito da CSArt Serri
“Spazio Siderale”: un libro ed una mostra per raccontare il dietro le quinte della realizzazione del terzo monumentale sipario del Teatro Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia, dipinto da Omar Galliani nel 1991. In quelle settimane, uno dei più grandi fotografi italiani, Luigi Ghirri, documentò, da par suo, la nascita dell’opera. La presentazione ufficiale si terrà martedì 31 maggio, alle ore 18.30, nella Sala degli Specchi del Teatro Valli. Ospite d’eccezione, lo storico e critico d’arte Flavio Caroli. A seguire, visita in anteprima all’esposizione allestita presso Vicolo Folletto Art Factories.
Vicolo Folletto Art Factories e Corsiero Editore di Reggio Emilia celebrano i venticinque anni della realizzazione del sipario del Teatro Valli con la pubblicazione del volume di Luigi Ghirri “Spazio Siderale. Il sipario del teatro Valli dipinto da Omar Galliani”, contenente le fotografie scattate da Luigi Ghirri per raccontare la nascita del progetto (conservate nella fototeca della Biblioteca Panizzi), unitamente ad alcuni bozzetti ed opere coeve di Omar Galliani, reperite in collezioni pubbliche e private.
Martedì 31 maggio, alle ore 18.30, il libro sarà presentato nella Sala degli Specchi del Teatro Valli, attraverso le testimonianze delle persone che, nei primi anni ’90, sostennero e parteciparono alla realizzazione dell’opera. Dopo il saluto delle Istituzioni, Flavio Caroli parlerà delle fotografie di Luigi Ghirri che documentano il lavoro di Omar Galliani, in dialogo con l’artista stesso. Per l’occasione, sarà possibile ammirare il sipario nella sua magnificenza.
“Spazio Siderale” non è un libro di Luigi Ghirri – spiega l’editore – ma la pubblicazione del menabò sul quale il fotografo reggiano stava lavorando in vista di un eventuale progetto o libro. In mancanza di un titolo autografo, si è scelto di intersecare il soggetto del velario dipinto da Omar Galliani, “Siderea”, con certi temi cari a Luigi Ghirri. Il volume raccoglie 87 fotografie inedite con i relativi passepartout, sui quali sono riportate note autografe del fotografo sui tagli e sull’intensità dei colori in vista della stampa. Una lettura che corrisponde quasi all’ingresso nel laboratorio di Ghirri.
Come ricorda Omar Galliani, «Il tempo era sospeso nella Sala dei Pittori del grande teatro. La musica che ascoltavo si alternava al “clic” degli obiettivi che ogni giorno Luigi Ghirri scattava ai lati e dentro al grande cielo blu cobalto che cresceva tra il mio e il suo tempo. Ora il tempo è cambiato ma “Siderea” è sempre lì e ci guarda. Tante di queste foto non le avevo mai viste. Non ho mai chiesto di vederle in tanti anni per pudore e nostalgia… Oggi qualcuno l’ha fatto per me e Luigi. Grazie».
La mostra, visitabile presso Vicolo Folletto Art Factories (Vicolo Folletto, 1) dal 1 giugno al 17 luglio 2016, raccoglie una selezione di opere di Omar Galliani realizzate negli stessi anni del sipario, alcuni bozzetti preparatori e due lastre in zinco biffate, dalle quali erano state tratte due serie litografiche, anch’esse in esposizione, oltre ad alcune fotografie dal menabò di Luigi Ghirri.
Il libro di Luigi Ghirri “Spazio Siderale” (Corsiero Editore) è disponibile in galleria e presso l’editore in un cofanetto a tiratura limitata di 50 copie, contenente una litografia su pietra di Galliani ed una fotografia di Ghirri numerata. Il volume (40 euro) sarà invece nelle librerie a partire dal 9 giugno 2016.
L’esposizione è visitabile da martedì a giovedì ore 17.00-20.00, da venerdì a domenica ore 10.00-20.00. Ingresso libero. Visite guidate su prenotazione. Per informazioni: tel. +39 366 4115803, gallery@vicolofolletto.it, www.vicolofolletto.it.
Il progetto è realizzato da Vicolo Folletto Art Factories e Corsiero Editore in collaborazione con Fondazione I Teatri, Biblioteca Panizzi, Archivio Luigi Ghirri, Archivio Omar Galliani.
Un particolare ringraziamento a Laura Gasparini, Giuseppe Gherpelli, Anna Grisendi e Nadia Stefanel, nonché ad Omar Galliani, alla famiglia Veroni-Ferretti, alla Collezione Girefin SpA e agli altri collezionisti per la generosa disponibilità con cui hanno concesso le loro opere.
Vicolo Folletto Art Factories e Corsiero Editore di Reggio Emilia celebrano i venticinque anni della realizzazione del sipario del Teatro Valli con la pubblicazione del volume di Luigi Ghirri “Spazio Siderale. Il sipario del teatro Valli dipinto da Omar Galliani”, contenente le fotografie scattate da Luigi Ghirri per raccontare la nascita del progetto (conservate nella fototeca della Biblioteca Panizzi), unitamente ad alcuni bozzetti ed opere coeve di Omar Galliani, reperite in collezioni pubbliche e private.
Martedì 31 maggio, alle ore 18.30, il libro sarà presentato nella Sala degli Specchi del Teatro Valli, attraverso le testimonianze delle persone che, nei primi anni ’90, sostennero e parteciparono alla realizzazione dell’opera. Dopo il saluto delle Istituzioni, Flavio Caroli parlerà delle fotografie di Luigi Ghirri che documentano il lavoro di Omar Galliani, in dialogo con l’artista stesso. Per l’occasione, sarà possibile ammirare il sipario nella sua magnificenza.
“Spazio Siderale” non è un libro di Luigi Ghirri – spiega l’editore – ma la pubblicazione del menabò sul quale il fotografo reggiano stava lavorando in vista di un eventuale progetto o libro. In mancanza di un titolo autografo, si è scelto di intersecare il soggetto del velario dipinto da Omar Galliani, “Siderea”, con certi temi cari a Luigi Ghirri. Il volume raccoglie 87 fotografie inedite con i relativi passepartout, sui quali sono riportate note autografe del fotografo sui tagli e sull’intensità dei colori in vista della stampa. Una lettura che corrisponde quasi all’ingresso nel laboratorio di Ghirri.
Come ricorda Omar Galliani, «Il tempo era sospeso nella Sala dei Pittori del grande teatro. La musica che ascoltavo si alternava al “clic” degli obiettivi che ogni giorno Luigi Ghirri scattava ai lati e dentro al grande cielo blu cobalto che cresceva tra il mio e il suo tempo. Ora il tempo è cambiato ma “Siderea” è sempre lì e ci guarda. Tante di queste foto non le avevo mai viste. Non ho mai chiesto di vederle in tanti anni per pudore e nostalgia… Oggi qualcuno l’ha fatto per me e Luigi. Grazie».
La mostra, visitabile presso Vicolo Folletto Art Factories (Vicolo Folletto, 1) dal 1 giugno al 17 luglio 2016, raccoglie una selezione di opere di Omar Galliani realizzate negli stessi anni del sipario, alcuni bozzetti preparatori e due lastre in zinco biffate, dalle quali erano state tratte due serie litografiche, anch’esse in esposizione, oltre ad alcune fotografie dal menabò di Luigi Ghirri.
Il libro di Luigi Ghirri “Spazio Siderale” (Corsiero Editore) è disponibile in galleria e presso l’editore in un cofanetto a tiratura limitata di 50 copie, contenente una litografia su pietra di Galliani ed una fotografia di Ghirri numerata. Il volume (40 euro) sarà invece nelle librerie a partire dal 9 giugno 2016.
L’esposizione è visitabile da martedì a giovedì ore 17.00-20.00, da venerdì a domenica ore 10.00-20.00. Ingresso libero. Visite guidate su prenotazione. Per informazioni: tel. +39 366 4115803, gallery@vicolofolletto.it, www.vicolofolletto.it.
Il progetto è realizzato da Vicolo Folletto Art Factories e Corsiero Editore in collaborazione con Fondazione I Teatri, Biblioteca Panizzi, Archivio Luigi Ghirri, Archivio Omar Galliani.
Un particolare ringraziamento a Laura Gasparini, Giuseppe Gherpelli, Anna Grisendi e Nadia Stefanel, nonché ad Omar Galliani, alla famiglia Veroni-Ferretti, alla Collezione Girefin SpA e agli altri collezionisti per la generosa disponibilità con cui hanno concesso le loro opere.