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Evento: Bruno Canova, Mai più
22/01/2017 - 26/02/2017
Dettagli
Data di inserimento: | 13/01/2017 - 15:39 |
Luogo: | Correggio (RE) - Emilia-Romagna |
Data di inizio: | 22/01/2017 |
Data di fine | 26/02/2017 |
Descrizione
Dal 22 gennaio al 26 febbraio 2017 il Museo “Il Correggio” (Palazzo dei Principi, C.so Cavour, 7, Correggio) ospita la mostra “Mai più”, personale di Bruno Canova – artista testimone della Shoah – promossa dal Comune di Correggio in occasione del Giorno della Memoria. L’esposizione fa parte di un progetto internazionale, curato da Margherita Fontanesi e Lorenzo Canova, che vede coinvolto l’Istituto di Cultura Italiana di Lisbona che ospiterà, in contemporanea alla mostra di Correggio, disegni e grafiche dello stesso Bruno Canova.
Bruno Canova (1925 – 2012) è stato un grande interprete dell’arte italiana, avendo vissuto la terribile esperienza del campo di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale. La mostra indagherà un aspetto in particolare della Shoah attraverso le opere di chi ha vissuto la guerra e la persecuzione in prima persona. Un approccio del tutto nuovo per esplorare ogni modo in cui l’arte può essere interprete e portavoce della storia.
Artista militante e antifascista, attivo nella Resistenza partigiana e per questo arrestato e deportato come prigioniero politico nel campo di concentramento di Brüx nel Sudetenland, Canova, nonostante il vissuto personale di oppositore politico, non ha messo solo il suo vissuto personale al centro del suo lavoro, ma ha dedicato molto spazio, nel suo narrare, alla persecuzione antiebraica. La maggior parte delle opere in mostra appartengono a un ciclo unitario di dipinti intitolato “L’arte della Guerra”, il cui nucleo principale risale agli anni ’70. Si tratta di opere di medie e grandi dimensioni, fra le quali si distinguono numerosi collage realizzati con documenti, quotidiani e manifesti dell’epoca che danno al lavoro un taglio quasi scientifico.
Attraverso le opere di Canova è possibile trovare l’intera parabola di nascita, sviluppo e fine del Nazifascismo.
“In questi anni stiamo caratterizzando le proposte di Correggio in occasione del Giorno della Memoria attraverso l’allestimento di percorsi artistici contemporanei”, commenta il sindaco di Correggio, Ilenia Malavasi. “Confortati in questa scelta dall’apprezzamento ricevuto, quest’anno ospitiamo la mostra di Bruno Canova, che propone il punto di vista di un artista che ha vissuto l’orrore dei campi di concentramento non perché ebreo, ma in quanto prigioniero politico. Grazie alla collaborazione con i curatori, la contemporaneità della mostra con l’esposizione all’Istituto di Cultura Italiana di Lisbona offre all’evento un respiro internazionale di cui siamo ovviamente felici”.
“Il linguaggio artistico fortemente espressionista di Canova”, spiega Margherita Fontanesi, “si intreccia ai documenti storici e ai ricordi personali in opere alle quali è impossibile sottrarre gli occhi e la coscienza. Nelle sue opere si trovano echi delle avanguardie di inizio Novecento, di Hieronymus Bosch e dei suoi quadri brulicanti di figure mostruose e disperate, della Neue Sachlichkeit ma anche dello stile degli amici e compagni con cui ha condiviso pittura e ideali: Renzo Vespignani, Mario Mafai, Antonietta Raphaël. Quello di Canova è un simbolismo non onirico ma storico e bellico al cui servizio è stata declinata la tecnica del collage, impiegata solitamente da movimenti artistici dai contenuti molto distanti da questo, come il futurismo e il dadaismo”.
Domenica 22 gennaio, alle ore 17, in occasione dell’inaugurazione della mostra, sarà presente a Correggio anche Lorenzo Canova – figlio dell’artista, critico d’arte, professore di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università del Molise e direttore dell’Archivio Bruno Canova – che illustrerà al pubblico l’opera del padre.
L’esposizione sarà visitabile fino al 26 febbraio 2017, il sabato con orario 15,30 - 18,30 e la domenica ore 10 - 12,30 e 15,30 - 18,30. Venerdì 27 gennaio, Giorno della Memoria, apertura straordinaria con orario 10 - 12,30 e 15,30 - 18,30. Altri giorni su appuntamento. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 691806, museo@comune.correggio.re.it, www.museoilcorreggio.org.
Bruno Canova (1925 – 2012) è stato un grande interprete dell’arte italiana, avendo vissuto la terribile esperienza del campo di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale. La mostra indagherà un aspetto in particolare della Shoah attraverso le opere di chi ha vissuto la guerra e la persecuzione in prima persona. Un approccio del tutto nuovo per esplorare ogni modo in cui l’arte può essere interprete e portavoce della storia.
Artista militante e antifascista, attivo nella Resistenza partigiana e per questo arrestato e deportato come prigioniero politico nel campo di concentramento di Brüx nel Sudetenland, Canova, nonostante il vissuto personale di oppositore politico, non ha messo solo il suo vissuto personale al centro del suo lavoro, ma ha dedicato molto spazio, nel suo narrare, alla persecuzione antiebraica. La maggior parte delle opere in mostra appartengono a un ciclo unitario di dipinti intitolato “L’arte della Guerra”, il cui nucleo principale risale agli anni ’70. Si tratta di opere di medie e grandi dimensioni, fra le quali si distinguono numerosi collage realizzati con documenti, quotidiani e manifesti dell’epoca che danno al lavoro un taglio quasi scientifico.
Attraverso le opere di Canova è possibile trovare l’intera parabola di nascita, sviluppo e fine del Nazifascismo.
“In questi anni stiamo caratterizzando le proposte di Correggio in occasione del Giorno della Memoria attraverso l’allestimento di percorsi artistici contemporanei”, commenta il sindaco di Correggio, Ilenia Malavasi. “Confortati in questa scelta dall’apprezzamento ricevuto, quest’anno ospitiamo la mostra di Bruno Canova, che propone il punto di vista di un artista che ha vissuto l’orrore dei campi di concentramento non perché ebreo, ma in quanto prigioniero politico. Grazie alla collaborazione con i curatori, la contemporaneità della mostra con l’esposizione all’Istituto di Cultura Italiana di Lisbona offre all’evento un respiro internazionale di cui siamo ovviamente felici”.
“Il linguaggio artistico fortemente espressionista di Canova”, spiega Margherita Fontanesi, “si intreccia ai documenti storici e ai ricordi personali in opere alle quali è impossibile sottrarre gli occhi e la coscienza. Nelle sue opere si trovano echi delle avanguardie di inizio Novecento, di Hieronymus Bosch e dei suoi quadri brulicanti di figure mostruose e disperate, della Neue Sachlichkeit ma anche dello stile degli amici e compagni con cui ha condiviso pittura e ideali: Renzo Vespignani, Mario Mafai, Antonietta Raphaël. Quello di Canova è un simbolismo non onirico ma storico e bellico al cui servizio è stata declinata la tecnica del collage, impiegata solitamente da movimenti artistici dai contenuti molto distanti da questo, come il futurismo e il dadaismo”.
Domenica 22 gennaio, alle ore 17, in occasione dell’inaugurazione della mostra, sarà presente a Correggio anche Lorenzo Canova – figlio dell’artista, critico d’arte, professore di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università del Molise e direttore dell’Archivio Bruno Canova – che illustrerà al pubblico l’opera del padre.
L’esposizione sarà visitabile fino al 26 febbraio 2017, il sabato con orario 15,30 - 18,30 e la domenica ore 10 - 12,30 e 15,30 - 18,30. Venerdì 27 gennaio, Giorno della Memoria, apertura straordinaria con orario 10 - 12,30 e 15,30 - 18,30. Altri giorni su appuntamento. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 691806, museo@comune.correggio.re.it, www.museoilcorreggio.org.
Altri eventi dell'inserzionista
Un viaggio - Gianni Ruspaggiari
26/10/2017 - 26/11/2017
Reggio Emilia
Inserito da CSArt Serri
“Un viaggio” attraverso la recente produzione dell’artista reggiano Gianni Ruspaggiari, dal 26 ottobre al 26 novembre 2017, presso la Casa di Cura Privata Polispecialistica Villa Verde di Reggio Emilia (Via Lelio Basso, 1).
La mostra, promossa dalla Casa di Cura e dal Circolo degli Artisti di Reggio Emilia, sarà inaugurata giovedì 26 ottobre alle ore 17.30 con una presentazione del curatore Giuseppe Berti. Saranno presenti al vernissage, oltre all’artista e al curatore, Fabrizio Franzini (Presidente di Villa Verde) ed Enrico Manicardi (Presidente del Circolo degli Artisti).
In esposizione negli spazi di accoglienza e nella Sala Esagono al terzo piano della struttura, una quindicina di opere di medie e grandi dimensioni, realizzate prevalentemente dal 2009 al 2014.
«Gianni Ruspaggiari – scrive Giuseppe Berti – è un esploratore di colori e di segni. Placate la foga del gesto e la “cupa” violenza cromatica di precedenti esperienze, l’artista ora si esprime attraverso più morbidi registri compositivi dove il colore, fluido, libero e cangiante, si unisce ad un segno sottile che si fa figura, che diventa corpo, immagine pulsante di un desiderio carnale: una pittura, questa, che si potrebbe persino definire neo-secentesca e rubensiana, per lo meno nell’espansa e calda sensuosità della composizione. Infatti, sia nelle opere ad olio, sia in quelle di più piccolo formato condotte a tecnica mista (acrilico e acquerello), Ruspaggiari fa uso di una tavolozza esuberante di contrappunti cromatici e di valori tattili: un “canto libero” di viola, lilla, azzurro, arancio, rosso, bianco che si dispiega sulla tela o sul foglio ora con lenti e sfumati trapassi di toni, ora attraverso palpitanti esplosioni cromatiche in cui, in una felice combinazione di tachisme e di dripping, talvolta risuonano anche le note più gravi del nero».
«Il progetto – spiegano Fabrizio Franzini ed Enrico Manicardi – conferma ancora una volta l’importante collaborazione posta in essere una quindicina d’anni fa tra Villa Verde e il Circolo degli Artisti, “insieme per la cultura come strumento di salute”. La personale di Gianni Ruspaggiari è parte di una serie di mostre dedicate ad insigni artisti reggiani che si inseriscono a pieno titolo nel panorama pittorico del secondo Novecento».
L’esposizione, visitabile fino al 26 novembre 2017, negli orari di apertura della Casa di Cura, è accompagnata da un catalogo con le prefazioni di Fabrizio Franzini ed Enrico Manicardi ed il testo di Giuseppe Berti. Ingresso libero. Per informazioni: www.villaverde.it, www.circolodegliartisti.re.it.
Gianni Ruspaggiari è nato a Reggio Emilia nel 1935. Ha studiato presso il locale Istituto d’Arte Gaetano Chierici, interrompendo però gli studi per seguire il padre musicista a Saint Vincent. Fondamentale per la sua formazione è l’incontro in Val d’Aosta con l’artista torinese Annibale Biglione che gli fa conoscere le ricerche dei pittori delle avanguardie europee. Terminato il servizio militare, e rientrato in città nel 1958, stringe un forte sodalizio intellettuale con altri giovani artisti reggiani, anch’essi impegnati a elaborare nuovi linguaggi formali: Angela Bergomi, Nino Squarza, Mario Pini, Bruno Olivi, Marco Gerra. Gli anni Sessanta vedono dunque Ruspaggiari impegnato a sviluppare la propria ricerca alla luce delle nuove correnti artistiche americane ed europee: da De Kooning a Bacon, dall’Espressionismo astratto alla Pop Art, alla cui estetica – interpretata spesso anche in chiave optical attraverso l’impiego di un cromatismo acceso ma elegante – rimane legato per tutti gli anni Settanta. Progressivamente, negli anni e decenni successivi, “ritorna all’espressionismo informale, dapprima con la tecnica mista del collage, infine col recupero di una pittura ricca di velature di colore, e fortemente allusiva nei contenuti” (Emanuele Filini, Dizionario degli artisti reggiani, Reggio Emilia, 2003).
La mostra, promossa dalla Casa di Cura e dal Circolo degli Artisti di Reggio Emilia, sarà inaugurata giovedì 26 ottobre alle ore 17.30 con una presentazione del curatore Giuseppe Berti. Saranno presenti al vernissage, oltre all’artista e al curatore, Fabrizio Franzini (Presidente di Villa Verde) ed Enrico Manicardi (Presidente del Circolo degli Artisti).
In esposizione negli spazi di accoglienza e nella Sala Esagono al terzo piano della struttura, una quindicina di opere di medie e grandi dimensioni, realizzate prevalentemente dal 2009 al 2014.
«Gianni Ruspaggiari – scrive Giuseppe Berti – è un esploratore di colori e di segni. Placate la foga del gesto e la “cupa” violenza cromatica di precedenti esperienze, l’artista ora si esprime attraverso più morbidi registri compositivi dove il colore, fluido, libero e cangiante, si unisce ad un segno sottile che si fa figura, che diventa corpo, immagine pulsante di un desiderio carnale: una pittura, questa, che si potrebbe persino definire neo-secentesca e rubensiana, per lo meno nell’espansa e calda sensuosità della composizione. Infatti, sia nelle opere ad olio, sia in quelle di più piccolo formato condotte a tecnica mista (acrilico e acquerello), Ruspaggiari fa uso di una tavolozza esuberante di contrappunti cromatici e di valori tattili: un “canto libero” di viola, lilla, azzurro, arancio, rosso, bianco che si dispiega sulla tela o sul foglio ora con lenti e sfumati trapassi di toni, ora attraverso palpitanti esplosioni cromatiche in cui, in una felice combinazione di tachisme e di dripping, talvolta risuonano anche le note più gravi del nero».
«Il progetto – spiegano Fabrizio Franzini ed Enrico Manicardi – conferma ancora una volta l’importante collaborazione posta in essere una quindicina d’anni fa tra Villa Verde e il Circolo degli Artisti, “insieme per la cultura come strumento di salute”. La personale di Gianni Ruspaggiari è parte di una serie di mostre dedicate ad insigni artisti reggiani che si inseriscono a pieno titolo nel panorama pittorico del secondo Novecento».
L’esposizione, visitabile fino al 26 novembre 2017, negli orari di apertura della Casa di Cura, è accompagnata da un catalogo con le prefazioni di Fabrizio Franzini ed Enrico Manicardi ed il testo di Giuseppe Berti. Ingresso libero. Per informazioni: www.villaverde.it, www.circolodegliartisti.re.it.
Gianni Ruspaggiari è nato a Reggio Emilia nel 1935. Ha studiato presso il locale Istituto d’Arte Gaetano Chierici, interrompendo però gli studi per seguire il padre musicista a Saint Vincent. Fondamentale per la sua formazione è l’incontro in Val d’Aosta con l’artista torinese Annibale Biglione che gli fa conoscere le ricerche dei pittori delle avanguardie europee. Terminato il servizio militare, e rientrato in città nel 1958, stringe un forte sodalizio intellettuale con altri giovani artisti reggiani, anch’essi impegnati a elaborare nuovi linguaggi formali: Angela Bergomi, Nino Squarza, Mario Pini, Bruno Olivi, Marco Gerra. Gli anni Sessanta vedono dunque Ruspaggiari impegnato a sviluppare la propria ricerca alla luce delle nuove correnti artistiche americane ed europee: da De Kooning a Bacon, dall’Espressionismo astratto alla Pop Art, alla cui estetica – interpretata spesso anche in chiave optical attraverso l’impiego di un cromatismo acceso ma elegante – rimane legato per tutti gli anni Settanta. Progressivamente, negli anni e decenni successivi, “ritorna all’espressionismo informale, dapprima con la tecnica mista del collage, infine col recupero di una pittura ricca di velature di colore, e fortemente allusiva nei contenuti” (Emanuele Filini, Dizionario degli artisti reggiani, Reggio Emilia, 2003).
Francesco Menzio. Un maestro del Novecento. La qualità sensibile della pittura
16/09/2016 - 04/12/2016
Asti (AT) - Piemonte
Inserito da CSArt Serri
Dal 17 settembre al 4 dicembre 2016 Palazzo Mazzetti di Asti (Corso Vittorio Alfieri, 357) ospita la mostra “Francesco Menzio. Un maestro del Novecento. La qualità sensibile della pittura”.
L’esposizione, promossa da Fondazione Palazzo Mazzetti e Città di Asti, con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, è realizzata con il patrocinio di Regione Piemonte e Provincia di Asti e verrà inaugurata venerdì 16 settembre alle ore 18.00.
La recente mostra “Asti Contemporanea” ha segnato l’inizio di una stretta collaborazione tra la Fondazione Palazzo Mazzetti e il collezionismo privato del territorio; la passione per l’arte dei collezionisti astigiani e piemontesi si consolida con questa esposizione dedicata a Francesco Menzio.
Francesco Menzio (Tempio Pausania 1899 - Torino 1979) è uno dei protagonisti dell’arte piemontese e italiana del Novecento. Formatosi nell’ambiente culturale della Torino di Felice Casorati e Riccardo Gualino, dopo una prima fase classicheggiante casoratiana, soggiorna a Parigi e sviluppa una sua ricerca antinovecentista, influenzata dalle tendenze post-impressioniste francesi (Matisse, Derain, Modigliani, Bonnard). Dal 1929 al 1931 fa parte insieme a Gigi Chessa, Carlo Levi, Jessie Boswell, Enrico Paulucci e Nicola Galante del Gruppo dei Sei di Torino (sostenuto da critici come Lionello Venturi e Edoardo Persico) con cui espone in varie mostre.
Il suo raffinato linguaggio figurativo è caratterizzato da una moderna visione lirica intimistica della realtà quotidiana che prende corpo e si carica di tensione estetica attraverso una pittura di vibrante ma sommessa sensibilità luminosa e di meditate variazioni tonali, dove viene previlegiata la dimensione del frammento, inteso come messa in scena nello spazio della tela di figure in interni, di nature morte e di scorci paesaggistici spesso visti dalla finestra dello studio.
Menzio non è solo, insieme a Levi, l’esponente di maggior spicco del Gruppo dei Sei, ma anche e soprattutto un artista con una ben definita personalità e uno stile originale che raggiunge la piena maturità creativa negli anni Trenta e Quaranta (affermandosi in modo definitivo a livello nazionale) e che continua nel dopoguerra a sviluppare con grande coerenza nuove soluzioni compositive, formali e cromatiche, mantenendo sempre la freschezza inventiva della sua pittura fino alla fine.
Attraverso un’accurata selezione di circa cinquanta dipinti, questa mostra retrospettiva intende mettere in luce gli aspetti più significativi della sua ricerca di tutti i periodi.
L’esposizione sarà visitabile, acquistando lo smarTicket presso la biglietteria di Palazzo Mazzetti, negli orari di apertura del Museo (fino al 30 settembre da martedì a domenica ore 9.30-19.30, fino al 4 dicembre da martedì a domenica ore 10.30-18.30, ultimo ingresso un’ora prima della chiusura). Catalogo Sagep, Genova.
Per informazioni: tel. 0141530403, info@palazzomazzetti.it, www.palazzomazzetti.it.
L’esposizione, promossa da Fondazione Palazzo Mazzetti e Città di Asti, con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, è realizzata con il patrocinio di Regione Piemonte e Provincia di Asti e verrà inaugurata venerdì 16 settembre alle ore 18.00.
La recente mostra “Asti Contemporanea” ha segnato l’inizio di una stretta collaborazione tra la Fondazione Palazzo Mazzetti e il collezionismo privato del territorio; la passione per l’arte dei collezionisti astigiani e piemontesi si consolida con questa esposizione dedicata a Francesco Menzio.
Francesco Menzio (Tempio Pausania 1899 - Torino 1979) è uno dei protagonisti dell’arte piemontese e italiana del Novecento. Formatosi nell’ambiente culturale della Torino di Felice Casorati e Riccardo Gualino, dopo una prima fase classicheggiante casoratiana, soggiorna a Parigi e sviluppa una sua ricerca antinovecentista, influenzata dalle tendenze post-impressioniste francesi (Matisse, Derain, Modigliani, Bonnard). Dal 1929 al 1931 fa parte insieme a Gigi Chessa, Carlo Levi, Jessie Boswell, Enrico Paulucci e Nicola Galante del Gruppo dei Sei di Torino (sostenuto da critici come Lionello Venturi e Edoardo Persico) con cui espone in varie mostre.
Il suo raffinato linguaggio figurativo è caratterizzato da una moderna visione lirica intimistica della realtà quotidiana che prende corpo e si carica di tensione estetica attraverso una pittura di vibrante ma sommessa sensibilità luminosa e di meditate variazioni tonali, dove viene previlegiata la dimensione del frammento, inteso come messa in scena nello spazio della tela di figure in interni, di nature morte e di scorci paesaggistici spesso visti dalla finestra dello studio.
Menzio non è solo, insieme a Levi, l’esponente di maggior spicco del Gruppo dei Sei, ma anche e soprattutto un artista con una ben definita personalità e uno stile originale che raggiunge la piena maturità creativa negli anni Trenta e Quaranta (affermandosi in modo definitivo a livello nazionale) e che continua nel dopoguerra a sviluppare con grande coerenza nuove soluzioni compositive, formali e cromatiche, mantenendo sempre la freschezza inventiva della sua pittura fino alla fine.
Attraverso un’accurata selezione di circa cinquanta dipinti, questa mostra retrospettiva intende mettere in luce gli aspetti più significativi della sua ricerca di tutti i periodi.
L’esposizione sarà visitabile, acquistando lo smarTicket presso la biglietteria di Palazzo Mazzetti, negli orari di apertura del Museo (fino al 30 settembre da martedì a domenica ore 9.30-19.30, fino al 4 dicembre da martedì a domenica ore 10.30-18.30, ultimo ingresso un’ora prima della chiusura). Catalogo Sagep, Genova.
Per informazioni: tel. 0141530403, info@palazzomazzetti.it, www.palazzomazzetti.it.
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Eridania
16/09/2017 - 01/10/2017
Asti (AT) - Piemonte
Inserito da CSArt Serri
Dall’antico nome del Fiume Po (Eridano), un’esposizione collettiva che intende esplorare i tanti linguaggi artistici che trovano origine “dal” e “nel” territorio di appartenenza. Luoghi, atmosfere, personaggi, bestiari, storia, tradizioni, attualità, curiosità tra la Via Emilia e il Po, perché a volte non serve andare lontano per trovare ciò che si cerca.
“Eridania” è il titolo della mostra promossa dal Circolo degli Artisti di Reggio Emilia e da Kairos art & projects, in collaborazione con SpazioArte Prospettiva16 che, dal 16 settembre al 1 ottobre 2017, ospita nei suoi spazi in via Trieste 2/m a Boretto (RE) le ricerche di diciannove pittori, scultori e fotografi iscritti al Circolo degli Artisti (Marco Aduini, Francesca Artoni, Nicoletta Bagatti, Alberto Bertolotti, Federico Bianchi, Lucio Braglia, Flavio Bregoli, Massimo Canuti, Emanuela Cerutti, Andrea Giovannini, Susy Manzo, Luigi Marmiroli, Epifanio Mestica, Silva Nironi, Eugenio Paterlini, Oscar Piovosi, Giuseppe Polizzi, Giovanni Sala, Claudio Salsi), unitamente a due inviati (Antonella De Nisco, Riccardo Varini).
Curata da Gaia Bertani e Nicla Ferrari, l’esposizione sarà inaugurata sabato 16 settembre alle ore 17.30, con una presentazione dello storico dell’arte Giuseppe Berti.
«Con questo evento – spiegano le curatrici – si intende porre l’accento sulla straordinaria influenza che il territorio di appartenenza può esercitare sulla formazione dell’individuo, contribuendo a forgiare una precisa identità artistica. L’artista, come un Argonauta, può cercare e trovare il proprio Vello d’Oro, ovvero la propria fonte d’ispirazione, laddove per altri non esiste magia, anche tra le pieghe di un territorio apparentemente insipido ma in realtà assai fecondo ed ospitale, abitato fin dalle civiltà più antiche e ricco di storia, generoso in fatto di tradizioni e di cultura, di eccellenze produttive e creative».
La collettiva, realizzata con il patrocinio del Comune di Boretto e dell’Associazione Boretto Arte e Cultura, sarà visitabile fino al 1 ottobre 2017, sabato ore 16.00-19.00, domenica e festivi ore 10.00-12.00 e 16.00-19.00. Ingresso libero. Catalogo disponibile in loco.
Nell’ambito della mostra, sabato 30 settembre, alle ore 17.30, si terrà un dialogo con gli artisti. Interverrà Daniele Daolio, scrittore e ricercatore.
Per informazioni: SpazioArte Prospettiva16 (tel. 333 8494623, 335 8376777, 0522 964234, prospettiva16@virgilio.it); Circolo degli Artisti (tel. 0522 554711, cell. 346 0142189, circolodegliartisti2016@gmail.com, www.circolodegliartisti.re.it).
“Eridania” è il titolo della mostra promossa dal Circolo degli Artisti di Reggio Emilia e da Kairos art & projects, in collaborazione con SpazioArte Prospettiva16 che, dal 16 settembre al 1 ottobre 2017, ospita nei suoi spazi in via Trieste 2/m a Boretto (RE) le ricerche di diciannove pittori, scultori e fotografi iscritti al Circolo degli Artisti (Marco Aduini, Francesca Artoni, Nicoletta Bagatti, Alberto Bertolotti, Federico Bianchi, Lucio Braglia, Flavio Bregoli, Massimo Canuti, Emanuela Cerutti, Andrea Giovannini, Susy Manzo, Luigi Marmiroli, Epifanio Mestica, Silva Nironi, Eugenio Paterlini, Oscar Piovosi, Giuseppe Polizzi, Giovanni Sala, Claudio Salsi), unitamente a due inviati (Antonella De Nisco, Riccardo Varini).
Curata da Gaia Bertani e Nicla Ferrari, l’esposizione sarà inaugurata sabato 16 settembre alle ore 17.30, con una presentazione dello storico dell’arte Giuseppe Berti.
«Con questo evento – spiegano le curatrici – si intende porre l’accento sulla straordinaria influenza che il territorio di appartenenza può esercitare sulla formazione dell’individuo, contribuendo a forgiare una precisa identità artistica. L’artista, come un Argonauta, può cercare e trovare il proprio Vello d’Oro, ovvero la propria fonte d’ispirazione, laddove per altri non esiste magia, anche tra le pieghe di un territorio apparentemente insipido ma in realtà assai fecondo ed ospitale, abitato fin dalle civiltà più antiche e ricco di storia, generoso in fatto di tradizioni e di cultura, di eccellenze produttive e creative».
La collettiva, realizzata con il patrocinio del Comune di Boretto e dell’Associazione Boretto Arte e Cultura, sarà visitabile fino al 1 ottobre 2017, sabato ore 16.00-19.00, domenica e festivi ore 10.00-12.00 e 16.00-19.00. Ingresso libero. Catalogo disponibile in loco.
Nell’ambito della mostra, sabato 30 settembre, alle ore 17.30, si terrà un dialogo con gli artisti. Interverrà Daniele Daolio, scrittore e ricercatore.
Per informazioni: SpazioArte Prospettiva16 (tel. 333 8494623, 335 8376777, 0522 964234, prospettiva16@virgilio.it); Circolo degli Artisti (tel. 0522 554711, cell. 346 0142189, circolodegliartisti2016@gmail.com, www.circolodegliartisti.re.it).
Mostra personale di pittura "Trasfigurazioni Poetiche" di Walter Maritati
31/08/2015 - 19/09/2015
Padova (PD) - Veneto
Inserito da Maria Palladino
MOSTRA PERSONALE DI PITTURA DELL’ARTISTA WALTER MARITATI
“TRASFIGURAZIONI POETICHE”
A CURA DI MARIA PALLADINO, PRESSO SUPERFLASH STORE PADOVA, VIA VIII FEBBRAIO 24, (ANGOLO PIAZZA CAVOUR). INAUGURAZIONE SABATO 5 SETTEMBRE ALLE ORE 18,00. VISITABILE DAL 31 AGOSTO AL 19 SETTEMBRE, IN ORARIO: LUNEDì - SABATO 13,30-19,00.
La pittura di Walter Maritati riesce a coinvolgere lo spettatore attuando un richiamo sottile alla dimensione dell’inconscio: chi guarda queste opere resta quasi avvinto, trasportato al di là del qui e ora, in una sospensione dei sensi e delle facoltà intellettive che riconduce a ricordi lontani, al sogno, a tutte quelle immagini vissute e rielaborate, riprodotte dalla fantasia e dal desiderio. Perché nelle favole, come anche nei miti, esiste sempre un fondo di verità. Così qui, nello spazio dell’opera, ci troviamo sostanzialmente a confrontarci con noi stessi, col vissuto comune e la comune sensibilità condivisa, rintracciandovi una sorta di sottile, ideale identificazione.
Questi lavori coinvolgono inoltre, per l’afflato poetico che li pervade, lì dove la dimensione metafisica ben si coniuga al respiro romantico, al realismo ricercato, ma anche rivissuto e reinterpretato attraverso il filtro della personalità: soggetti ricorrenti sono paesaggi solitari immersi in una nebbia tenera, lattiginosa e persistente, quasi un’alba perenne, in cui l’Io individuale può perdere sé stesso, per riemergerne infine vivificato.
Tale dimensione che apparentemente esclude l’uomo, in realtà ne conserva le tracce, ne rivela il passaggio, ne apre allo sguardo gli ambienti di vita: l’essere umano fa da coprotagonista, sia esso la piccola figura che passa e si cela in questi spazi, sia esso rappresentato dallo sguardo discreto, eppure scrupoloso e attento dell’artista, narratore esterno al contesto, ricreatore del suo mondo.
Il colore si dissolve in sfumature impalpabili, che sovrapponendosi e aggiungendosi in questa continua ricerca di profondità e leggerezza contribuisce ad accrescerne ed accentuarne la magìa. 13.08.2015 Maria Palladino
CURRICULUM VITAE
Walter Maritati è nato a Brindisi nel 1953. All'età di nove anni si trasferisce con la famiglia a Bergamo, vi resta per dodici anni e poi si trasferisce a Roma.
Il periodo vissuto a Bergamo è importante per il suo futuro artistico: amicizie e circostanze particolari lo avvicinano alla pittura.
All'inizio la sua "tavolozza" è ristretta a pochi colori, per lo più grigi, una realizzazione monocromatica condizionata dai paesaggi nebbiosi del bergamasco.
A Roma inizia ad esporre in mostre collettive e personali raccogliendo i primi consensi al suo lavoro: il pubblico apprezza l'espressione poetica e sognante di quei paesaggi lacustri avvolti nella nebbia definendola una pittura estremamente personale ed espressiva.
Dipinge esclusivamente con colori ad olio, che sfuma costantemente fino a rendere impercettibile la pennellata. Velature sovrapposte gli permettono di mantenere la trasparenza del colore nella realizzazione della nebbia. I soggetti ricorrenti sono barche e paesaggi immersi nella nebbia, nature morte, papaveri, scorci di case rurali.
Nei suoi dipinti non c'è figura umana ma se ne avverte le presenza. Ha realizzato numerose personali nelle principali città italiane e dal 1988 fa parte dell'Associazione Cento Pittori Via Margutta di Roma. Attualmente vive e lavora a Perugia.
Le personali più recenti:
- S. Sepolcro (AR), giugno 2000;
- Bormio (SO), luglio 2001;
- Foggia, aprile 2003;
- Spello (PG), giugno 2003;
- Roma, Gall. dei Leoni, 2002, 2005, 2007;
- Orvieto (PG), giugno 2011;
- Cervo (IM), maggio 2014;
- Gubbio (PG), settembre 2014.
PER INFORMAZIONI: MARIA PALLADINO 3341695479 WWW.WALTERMARITATI.COM
“TRASFIGURAZIONI POETICHE”
A CURA DI MARIA PALLADINO, PRESSO SUPERFLASH STORE PADOVA, VIA VIII FEBBRAIO 24, (ANGOLO PIAZZA CAVOUR). INAUGURAZIONE SABATO 5 SETTEMBRE ALLE ORE 18,00. VISITABILE DAL 31 AGOSTO AL 19 SETTEMBRE, IN ORARIO: LUNEDì - SABATO 13,30-19,00.
La pittura di Walter Maritati riesce a coinvolgere lo spettatore attuando un richiamo sottile alla dimensione dell’inconscio: chi guarda queste opere resta quasi avvinto, trasportato al di là del qui e ora, in una sospensione dei sensi e delle facoltà intellettive che riconduce a ricordi lontani, al sogno, a tutte quelle immagini vissute e rielaborate, riprodotte dalla fantasia e dal desiderio. Perché nelle favole, come anche nei miti, esiste sempre un fondo di verità. Così qui, nello spazio dell’opera, ci troviamo sostanzialmente a confrontarci con noi stessi, col vissuto comune e la comune sensibilità condivisa, rintracciandovi una sorta di sottile, ideale identificazione.
Questi lavori coinvolgono inoltre, per l’afflato poetico che li pervade, lì dove la dimensione metafisica ben si coniuga al respiro romantico, al realismo ricercato, ma anche rivissuto e reinterpretato attraverso il filtro della personalità: soggetti ricorrenti sono paesaggi solitari immersi in una nebbia tenera, lattiginosa e persistente, quasi un’alba perenne, in cui l’Io individuale può perdere sé stesso, per riemergerne infine vivificato.
Tale dimensione che apparentemente esclude l’uomo, in realtà ne conserva le tracce, ne rivela il passaggio, ne apre allo sguardo gli ambienti di vita: l’essere umano fa da coprotagonista, sia esso la piccola figura che passa e si cela in questi spazi, sia esso rappresentato dallo sguardo discreto, eppure scrupoloso e attento dell’artista, narratore esterno al contesto, ricreatore del suo mondo.
Il colore si dissolve in sfumature impalpabili, che sovrapponendosi e aggiungendosi in questa continua ricerca di profondità e leggerezza contribuisce ad accrescerne ed accentuarne la magìa. 13.08.2015 Maria Palladino
CURRICULUM VITAE
Walter Maritati è nato a Brindisi nel 1953. All'età di nove anni si trasferisce con la famiglia a Bergamo, vi resta per dodici anni e poi si trasferisce a Roma.
Il periodo vissuto a Bergamo è importante per il suo futuro artistico: amicizie e circostanze particolari lo avvicinano alla pittura.
All'inizio la sua "tavolozza" è ristretta a pochi colori, per lo più grigi, una realizzazione monocromatica condizionata dai paesaggi nebbiosi del bergamasco.
A Roma inizia ad esporre in mostre collettive e personali raccogliendo i primi consensi al suo lavoro: il pubblico apprezza l'espressione poetica e sognante di quei paesaggi lacustri avvolti nella nebbia definendola una pittura estremamente personale ed espressiva.
Dipinge esclusivamente con colori ad olio, che sfuma costantemente fino a rendere impercettibile la pennellata. Velature sovrapposte gli permettono di mantenere la trasparenza del colore nella realizzazione della nebbia. I soggetti ricorrenti sono barche e paesaggi immersi nella nebbia, nature morte, papaveri, scorci di case rurali.
Nei suoi dipinti non c'è figura umana ma se ne avverte le presenza. Ha realizzato numerose personali nelle principali città italiane e dal 1988 fa parte dell'Associazione Cento Pittori Via Margutta di Roma. Attualmente vive e lavora a Perugia.
Le personali più recenti:
- S. Sepolcro (AR), giugno 2000;
- Bormio (SO), luglio 2001;
- Foggia, aprile 2003;
- Spello (PG), giugno 2003;
- Roma, Gall. dei Leoni, 2002, 2005, 2007;
- Orvieto (PG), giugno 2011;
- Cervo (IM), maggio 2014;
- Gubbio (PG), settembre 2014.
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