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Evento: Olimpia Cavriani, Partiture siciliane
04/03/2016 - 17/03/2016
Dettagli
Data di inserimento: | 01/03/2016 - 17:13 |
Luogo: | Palermo (PA) - Sicilia |
Data di inizio: | 04/03/2016 |
Data di fine | 17/03/2016 |
Descrizione
Dal 4 al 17 marzo lo Spazio Espositivo del Caffè Internazionale ospita la prima mostra personale di Olimpia Cavriani in Sicilia.
Partiture siciliane a cura di Paolo Falcone, è prodotta per lo Spazio Espositivo del Caffè Internazionale di Palermo e mette in mostra la prima produzione che la fotografa romana ha dedicato al territorio naturale della Sicilia.
Dopo le serie sulle catene montuose himalyane, sulla Savana africana, e sulla foresta amazzonica approda in Sicilia con una nuova produzione innovativa e originale.
Nelle immagini di Olimpia Cavriani, le prominenze montuose diventano geometrie astratte, frammenti del territorio sono isolati, decostruiti e ricomposti sviluppando nelle sue immagini un lirismo delicato e potente.
Una ricerca nata nel 2013 che si sviluppa attraverso l'utilizzo della macchina fotografica come contenitore di frammenti, un classificatore di elementi prelevati dallo scenario naturalistico, che ricompone attraverso un delicato processo pittorico realizzato in post-produzione in una nuova partitura visiva, dove le diverse campiture fotografiche sono messe in relazione e compongono nuovi elementi di una realtà geografica innovativa.
Olimpia Cavriani, nel corso dei mesi ha prodotto Golfo di Castellammare, Madonie, Regaleali, Etna, Nebrodi e Corvo immagini singole o dittici che segnano alcuni dei luoghi fotografati durante la permanenza in Sicilia.
In questa mostra frammentazioni visive si sovrappongono e si fondono creando immagini reali e fantastiche, definite ed evanescenti, costruendo un linguaggio visivo intimo e personale, nel quale Olimpia Cavriani ci restituisce in modo poetico elementi d’identità, dove bellezza e suggestione di un territorio vengono qui offerti attraverso una visione composita e nuova.
La mostra è accompagnata da un testo di Paolo Falcone ed un intervista di Valentina Bruschi.
Si ringrazia Tasca d'Almerita.
Bio:
Nata a Roma nel 1980, vive e lavora tra Palermo e Roma.
Studia Architettura all’Univeristà “La Terza” di Roma, Grafica per la Comunicazione al Chelsea College of Art di Londra e si specializza in fotografia all’Outside School di Roma.
Nel 2007 inizia i primi lavori di reportage di viaggio e sulla natura in India: “Shanti” è esposto al Festival Internazionale di Fotografia di Roma, e “Nord-Est”, realizzato nel 2008 è esposto al Museo del Tessuto di Prato. Dal 2008 collabora con lo studio Giovanni Gastel e successivamente con lo studio 10b Photography di Francesco Zizola e Claudio Palmisano.
Nel 2009 partecipa come fotografa per una missione umanitaria in Niger nel distretto di Diffa e N’guimi, organizzata dall’ Università Tor Vergata di Roma e dall’ISiAO. Dal 2010 viaggia tra i Parchi Nazionali africani (Kenia, Tanzania, Botswana e Sud Africa), le vette dell’Himalaya (India, Nepal), il Perù e Cuba, pubblicando su Africa Geographic, Traveller, La Repubblica e The Trip Magazine. Tra il 2010 e il 2012 realizza due lavori su Istanbul capitale della cultura europea e per la guida “Istanbul insolita e segreta” di Jonglez. Nel 2013 realizza per MISS ITALIA la campagna contro la violenza sulle donne, pubblicata su La Repubblica.
Dal 2007 al 2016 ha inoltre lavorato per agenzie di comunicazione, tra le quali lo Studio 154, The Kitchen Production, Agenzia Newton 21, Miren, Allucinazione, per lavori di pubblicità, moda, ritratti nel mondo dello spettacolo.
www.olimpiacavriani.com
Info mostra:
Titolo Mostra: Olimpia Cavriani, Partiture siciliane
?a cura di: Paolo Falcone
?Inaugurazione: Venerdi 4 marzo 2016, ore 19:00
Apertura al pubblico: 5 - 17 marzo 2016
Orari: mercoledì - domenica, dalle 18:00 alle 24:00
giorno di chiusura: lunedì e martedi
INGRESSO LIBERO
Partiture siciliane a cura di Paolo Falcone, è prodotta per lo Spazio Espositivo del Caffè Internazionale di Palermo e mette in mostra la prima produzione che la fotografa romana ha dedicato al territorio naturale della Sicilia.
Dopo le serie sulle catene montuose himalyane, sulla Savana africana, e sulla foresta amazzonica approda in Sicilia con una nuova produzione innovativa e originale.
Nelle immagini di Olimpia Cavriani, le prominenze montuose diventano geometrie astratte, frammenti del territorio sono isolati, decostruiti e ricomposti sviluppando nelle sue immagini un lirismo delicato e potente.
Una ricerca nata nel 2013 che si sviluppa attraverso l'utilizzo della macchina fotografica come contenitore di frammenti, un classificatore di elementi prelevati dallo scenario naturalistico, che ricompone attraverso un delicato processo pittorico realizzato in post-produzione in una nuova partitura visiva, dove le diverse campiture fotografiche sono messe in relazione e compongono nuovi elementi di una realtà geografica innovativa.
Olimpia Cavriani, nel corso dei mesi ha prodotto Golfo di Castellammare, Madonie, Regaleali, Etna, Nebrodi e Corvo immagini singole o dittici che segnano alcuni dei luoghi fotografati durante la permanenza in Sicilia.
In questa mostra frammentazioni visive si sovrappongono e si fondono creando immagini reali e fantastiche, definite ed evanescenti, costruendo un linguaggio visivo intimo e personale, nel quale Olimpia Cavriani ci restituisce in modo poetico elementi d’identità, dove bellezza e suggestione di un territorio vengono qui offerti attraverso una visione composita e nuova.
La mostra è accompagnata da un testo di Paolo Falcone ed un intervista di Valentina Bruschi.
Si ringrazia Tasca d'Almerita.
Bio:
Nata a Roma nel 1980, vive e lavora tra Palermo e Roma.
Studia Architettura all’Univeristà “La Terza” di Roma, Grafica per la Comunicazione al Chelsea College of Art di Londra e si specializza in fotografia all’Outside School di Roma.
Nel 2007 inizia i primi lavori di reportage di viaggio e sulla natura in India: “Shanti” è esposto al Festival Internazionale di Fotografia di Roma, e “Nord-Est”, realizzato nel 2008 è esposto al Museo del Tessuto di Prato. Dal 2008 collabora con lo studio Giovanni Gastel e successivamente con lo studio 10b Photography di Francesco Zizola e Claudio Palmisano.
Nel 2009 partecipa come fotografa per una missione umanitaria in Niger nel distretto di Diffa e N’guimi, organizzata dall’ Università Tor Vergata di Roma e dall’ISiAO. Dal 2010 viaggia tra i Parchi Nazionali africani (Kenia, Tanzania, Botswana e Sud Africa), le vette dell’Himalaya (India, Nepal), il Perù e Cuba, pubblicando su Africa Geographic, Traveller, La Repubblica e The Trip Magazine. Tra il 2010 e il 2012 realizza due lavori su Istanbul capitale della cultura europea e per la guida “Istanbul insolita e segreta” di Jonglez. Nel 2013 realizza per MISS ITALIA la campagna contro la violenza sulle donne, pubblicata su La Repubblica.
Dal 2007 al 2016 ha inoltre lavorato per agenzie di comunicazione, tra le quali lo Studio 154, The Kitchen Production, Agenzia Newton 21, Miren, Allucinazione, per lavori di pubblicità, moda, ritratti nel mondo dello spettacolo.
www.olimpiacavriani.com
Info mostra:
Titolo Mostra: Olimpia Cavriani, Partiture siciliane
?a cura di: Paolo Falcone
?Inaugurazione: Venerdi 4 marzo 2016, ore 19:00
Apertura al pubblico: 5 - 17 marzo 2016
Orari: mercoledì - domenica, dalle 18:00 alle 24:00
giorno di chiusura: lunedì e martedi
INGRESSO LIBERO
Altri eventi dell'inserzionista
Miracoli! - Katharina Maderthaner
09/06/2016 - 09/07/2016
Palermo (PA) - Sicilia
Inserito da Tiziana Pantaleo
Sarà inaugurata giovedì 9 giugno 2016 ore 19.00 alla RizzutoGallery (Palermo, via Monte Cuccio 30) Miracoli! – mostra personale di Katharina Maderthaner (Meerbusch, Germania, 1982) artista formatasi all’Università Bergischen di Wuppertal e all’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf come allieva di Richard Deacon.
La mostra, accompagnata da un testo di Alessandro Pinto, è realizzata con il Patrocinio del Comune di Palermo, in collaborazione con la associazione Düsseldorf-Palermo, e resterà visitabile fino al 9 luglio.
Il lavoro artistico di Katharina Maderthaner trova ispirazione in alcune bizzarre situazioni della vita quotidiana: le piante artificiali che si trovano all’interno degli uffici ammuffiti di certi funzionari, il finto marmo che ricopre pavimenti e banconi di locali pubblici che tentano di simulare un lusso inesistente, i siti web o i flyer pubblicitari con pattern di sfondo realizzati in Photoshop da grafici improvvisati che provano a riprodurre improbabili design tessili d’avanguardia …
Tutto questo innesca un corto circuito tra vero e simulato, tra originale e imitazione, tra buono e cattivo gusto, che fa scattare nell’Artista la necessità di rielaborare l’esperienza attraverso un lavoro di sintesi e di sublimazione, fino alla creazione di qualcosa di assolutamente nuovo del tutto privo di qualunque pretesa di critica sociale.
“L'atmosfera di situazioni come queste resta nella mia mente come un "suono" o un "gusto". Ma le mie opere non sono una illustrazione o rappresentazione di questi oggetti o situazioni; a me piuttosto interessa giocare con la particolarità, la stranezza o l'assurdità di queste cose. Oggetti, sculture, dipinti e disegni sono alla fine solo quello che vogliono essere. Essi risultano autonomi perché - nonostante la loro stranezza - io li prendo sul serio e non li giudico. Io non differenzio nella mia percezione tra alta e bassa cultura, ogni cosa ha un uguale valore. Io probabilmente gioco con il buono e il cattivo gusto e le mie opere hanno spesso entrambe le cose: qualcosa di piacevole e allo stesso tempo qualcosa di respingente.”
Le opere della Maderthaner suscitano così nell’osservatore un disagio di deja-vu, ricordando qualcosa che si crede di conoscere: il banale rispecchia il serio, la copia rispecchia l’originale, il falso e l’imitazione rispecchiano il reale, in una amalgama tra il bricolage quotidiano e una genialità nascosta, tra il capolavoro e il prodotto di massa, tra il design e il disastro.
L’artista realizza un passaggio tra i due mondi trasformando l’uno nell’altro e sfocando i confini. Nelle sue installazioni, nelle sue immagini e nei suoi oggetti si trovano referenze che a loro volta fanno capo ad altre referenze. Una lunga genealogia del gusto si dischiude davanti all’osservatore della sua arte. Come una simbolica corrente che trascina oggetti, immagini, idee e motivi, lasciando dietro di sé un ricco, eterogeneo e bizzarro deposito.
La Maderthaner apre così prodigiosamente una porta verso il nuovo, verso la percezione di una bellezza inaspettata, “perché la bellezza – dice Katharina – non è qualcosa che è NELLE cose, essa è TRA di loro - e tra loro e noi.”
La mostra, accompagnata da un testo di Alessandro Pinto, è realizzata con il Patrocinio del Comune di Palermo, in collaborazione con la associazione Düsseldorf-Palermo, e resterà visitabile fino al 9 luglio.
Il lavoro artistico di Katharina Maderthaner trova ispirazione in alcune bizzarre situazioni della vita quotidiana: le piante artificiali che si trovano all’interno degli uffici ammuffiti di certi funzionari, il finto marmo che ricopre pavimenti e banconi di locali pubblici che tentano di simulare un lusso inesistente, i siti web o i flyer pubblicitari con pattern di sfondo realizzati in Photoshop da grafici improvvisati che provano a riprodurre improbabili design tessili d’avanguardia …
Tutto questo innesca un corto circuito tra vero e simulato, tra originale e imitazione, tra buono e cattivo gusto, che fa scattare nell’Artista la necessità di rielaborare l’esperienza attraverso un lavoro di sintesi e di sublimazione, fino alla creazione di qualcosa di assolutamente nuovo del tutto privo di qualunque pretesa di critica sociale.
“L'atmosfera di situazioni come queste resta nella mia mente come un "suono" o un "gusto". Ma le mie opere non sono una illustrazione o rappresentazione di questi oggetti o situazioni; a me piuttosto interessa giocare con la particolarità, la stranezza o l'assurdità di queste cose. Oggetti, sculture, dipinti e disegni sono alla fine solo quello che vogliono essere. Essi risultano autonomi perché - nonostante la loro stranezza - io li prendo sul serio e non li giudico. Io non differenzio nella mia percezione tra alta e bassa cultura, ogni cosa ha un uguale valore. Io probabilmente gioco con il buono e il cattivo gusto e le mie opere hanno spesso entrambe le cose: qualcosa di piacevole e allo stesso tempo qualcosa di respingente.”
Le opere della Maderthaner suscitano così nell’osservatore un disagio di deja-vu, ricordando qualcosa che si crede di conoscere: il banale rispecchia il serio, la copia rispecchia l’originale, il falso e l’imitazione rispecchiano il reale, in una amalgama tra il bricolage quotidiano e una genialità nascosta, tra il capolavoro e il prodotto di massa, tra il design e il disastro.
L’artista realizza un passaggio tra i due mondi trasformando l’uno nell’altro e sfocando i confini. Nelle sue installazioni, nelle sue immagini e nei suoi oggetti si trovano referenze che a loro volta fanno capo ad altre referenze. Una lunga genealogia del gusto si dischiude davanti all’osservatore della sua arte. Come una simbolica corrente che trascina oggetti, immagini, idee e motivi, lasciando dietro di sé un ricco, eterogeneo e bizzarro deposito.
La Maderthaner apre così prodigiosamente una porta verso il nuovo, verso la percezione di una bellezza inaspettata, “perché la bellezza – dice Katharina – non è qualcosa che è NELLE cose, essa è TRA di loro - e tra loro e noi.”
RAINER SPLITT - Color in motion / Where do we go next?
25/11/2017 - 06/01/2018
Palermo (PA) - Sicilia
Inserito da Tiziana Pantaleo
Color in motion / Where do we go next? è il titolo della prima personale in Italia di Rainer Splitt (1963, Celle, Bassa Sassonia - Germania). La mostra sarà inaugurata sabato 25 novembre 2017 alla RizzutoGallery di Palermo, e resterà visitabile fino al 6 gennaio 2018, dal martedì al sabato, dalle 16.00 alle 20.00.
L'invasione dello spazio da parte del colore è da molti anni il segno distintivo del lavoro di Rainer Splitt che basa la sua ricerca principalmente sulla materia colore, e le sue opere possono identificarsi ora come dipinti, ora come sculture: versamenti e immersioni, un misto di pittura ed emulsioni sintetiche che, colate su una superficie, emergono come forme intense dalla grande luminosità.
Particolarmente noti i suoi Color Pourings su larga scala, riflettenti versamenti di colore su pavimento, creati dal semplice atto del versare, dalla gravità e dalla consistenza della pittura. Splitt, dunque, non dipinge ma versa, e nell’atto di versare studia le qualità del liquido, la sua capacità di diffondersi e il processo di essiccazione graduale, una azione che è una forma di domanda sulle questioni relative ai rapporti tra spazio, tempo, materia e osservatore nel processo di formazione dell’immagine.
Nei suoi lavori, Rainer Splitt prende in considerazione il corpo plastico del colore quale entità a sé stante, del tutto scevra da qualsivoglia implicazione con la stesura. Il distacco della materia dalla schiavitù della forma avviene simultaneamente alla sua emancipazione dallo status di medium. Il colore si libera dal destino di rivestimento o di copertura per porsi sul piano di corpo plastico, esprimendo un proprio tempo di consolidamento quasi fosse emozione rappresa nella sua essenza pura. La condizione di colatura si confronta con lo spazio reale mutandone la percezione e trasferendo le sue qualità sul piano della dialettica tra geometria e liquidità.
Il colore dipinge se stesso.
Questo concetto di pittura come una azione con il colore si traduce coerentemente in altri gruppi di lavori, Paperpools, Pouring Boxes, ed inoltre Immersed Landscapes, Immersed Boards e Balloon Portraits.
Opere degli ultimi tre gruppi sono presentate in mostra alla RizzutoGallery.
Fotografie paesaggistiche di grande formato sono immerse in tini di vernice: paesaggi immersi in cui oltre all'orizzonte naturale raffigurato, emerge un orizzonte di diversi livelli di pittura, che nasconde la realtà rappresentata e mette accanto la parte scoperta dell'immagine con la realtà del colore che fuoriesce come materiale della nostra visione.
I pannelli immersi nel colore - da riporre o da fare circolare - possono essere trasportati dai visitatori, descrivendo il rapporto di immagine, colore, vettore ed osservatore come contesti dell'azione; in questo modo affrontano questioni basilari della pittura, dell'acquisizione e della perdita dell'immagine: dove inizia l'immagine? e dove finisce? Lo spettatore cambia da soggetto a oggetto quando immagine e spazio diventano identici?
Anche nei Balloon Portraits si affronta la medesima questione: le persone ritratte frontalmente con la macchina fotografica si rendono parte attiva gonfiando un palloncino colorato, e nascondono la loro individualità nella realtà del colore.
Le sue opere sono state esposte in numerose mostre, in gallerie internazionali e musei (la più recente al Museo Gelsenkirchen, in Germania e alla Galería Fernando Pradilla, Madrid) e sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private.
Rainer Splitt (1963, Celle, Bassa Sassonia - Germania) ha studiato in Germania, a New York (International Studio and Curatorial Program), e a Roma (Accademia Tedesca Villa Massimo). Ha esposto in gallerie private, Musei e Istituzioni pubbliche, tra cui il Kunstmuseum di Celle; il Museum für konkrete Kunst, Ingolstadt; il Museum Gegenstandsfreier Kunst, Otterndorf. il Museum Schloss Salder, Salzgitter; il Clemens_Sels-Museum, Neuss; il Neues Museum Weserburg, Bremen, e il Museum Langmatt, Baden, Svizzera. E' presente in Collezioni pubbliche quali: Kupferstichkabinett, Berlino; Weserburg | Museum für moderne Kunst, Brema; Kunstmuseum Celle, Celle; Sammlung Reinking, Amburgo; Museum gegenstandsfreier Kunst, Otterndorf; Staatliches Museum, Schwerin.
Vive e lavora a Berlino.
RAINER SPLITT - Color in motion / Where do we go next?
Inaugurazione: sabato 25 novembre 2017, ore 18
28 novembre 2017 – 6 gennaio 2018
dal martedì al sabato | 16.00-20.00
RIZZUTOGALLERY
Palermo, via Maletto, 5
091. 7795443 - 347.1769901
www.rizzutogallery.com
www.facebook.com/rizzutogallery/
L'invasione dello spazio da parte del colore è da molti anni il segno distintivo del lavoro di Rainer Splitt che basa la sua ricerca principalmente sulla materia colore, e le sue opere possono identificarsi ora come dipinti, ora come sculture: versamenti e immersioni, un misto di pittura ed emulsioni sintetiche che, colate su una superficie, emergono come forme intense dalla grande luminosità.
Particolarmente noti i suoi Color Pourings su larga scala, riflettenti versamenti di colore su pavimento, creati dal semplice atto del versare, dalla gravità e dalla consistenza della pittura. Splitt, dunque, non dipinge ma versa, e nell’atto di versare studia le qualità del liquido, la sua capacità di diffondersi e il processo di essiccazione graduale, una azione che è una forma di domanda sulle questioni relative ai rapporti tra spazio, tempo, materia e osservatore nel processo di formazione dell’immagine.
Nei suoi lavori, Rainer Splitt prende in considerazione il corpo plastico del colore quale entità a sé stante, del tutto scevra da qualsivoglia implicazione con la stesura. Il distacco della materia dalla schiavitù della forma avviene simultaneamente alla sua emancipazione dallo status di medium. Il colore si libera dal destino di rivestimento o di copertura per porsi sul piano di corpo plastico, esprimendo un proprio tempo di consolidamento quasi fosse emozione rappresa nella sua essenza pura. La condizione di colatura si confronta con lo spazio reale mutandone la percezione e trasferendo le sue qualità sul piano della dialettica tra geometria e liquidità.
Il colore dipinge se stesso.
Questo concetto di pittura come una azione con il colore si traduce coerentemente in altri gruppi di lavori, Paperpools, Pouring Boxes, ed inoltre Immersed Landscapes, Immersed Boards e Balloon Portraits.
Opere degli ultimi tre gruppi sono presentate in mostra alla RizzutoGallery.
Fotografie paesaggistiche di grande formato sono immerse in tini di vernice: paesaggi immersi in cui oltre all'orizzonte naturale raffigurato, emerge un orizzonte di diversi livelli di pittura, che nasconde la realtà rappresentata e mette accanto la parte scoperta dell'immagine con la realtà del colore che fuoriesce come materiale della nostra visione.
I pannelli immersi nel colore - da riporre o da fare circolare - possono essere trasportati dai visitatori, descrivendo il rapporto di immagine, colore, vettore ed osservatore come contesti dell'azione; in questo modo affrontano questioni basilari della pittura, dell'acquisizione e della perdita dell'immagine: dove inizia l'immagine? e dove finisce? Lo spettatore cambia da soggetto a oggetto quando immagine e spazio diventano identici?
Anche nei Balloon Portraits si affronta la medesima questione: le persone ritratte frontalmente con la macchina fotografica si rendono parte attiva gonfiando un palloncino colorato, e nascondono la loro individualità nella realtà del colore.
Le sue opere sono state esposte in numerose mostre, in gallerie internazionali e musei (la più recente al Museo Gelsenkirchen, in Germania e alla Galería Fernando Pradilla, Madrid) e sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private.
Rainer Splitt (1963, Celle, Bassa Sassonia - Germania) ha studiato in Germania, a New York (International Studio and Curatorial Program), e a Roma (Accademia Tedesca Villa Massimo). Ha esposto in gallerie private, Musei e Istituzioni pubbliche, tra cui il Kunstmuseum di Celle; il Museum für konkrete Kunst, Ingolstadt; il Museum Gegenstandsfreier Kunst, Otterndorf. il Museum Schloss Salder, Salzgitter; il Clemens_Sels-Museum, Neuss; il Neues Museum Weserburg, Bremen, e il Museum Langmatt, Baden, Svizzera. E' presente in Collezioni pubbliche quali: Kupferstichkabinett, Berlino; Weserburg | Museum für moderne Kunst, Brema; Kunstmuseum Celle, Celle; Sammlung Reinking, Amburgo; Museum gegenstandsfreier Kunst, Otterndorf; Staatliches Museum, Schwerin.
Vive e lavora a Berlino.
RAINER SPLITT - Color in motion / Where do we go next?
Inaugurazione: sabato 25 novembre 2017, ore 18
28 novembre 2017 – 6 gennaio 2018
dal martedì al sabato | 16.00-20.00
RIZZUTOGALLERY
Palermo, via Maletto, 5
091. 7795443 - 347.1769901
www.rizzutogallery.com
www.facebook.com/rizzutogallery/
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Connection – Discontinuance. Sistemi autopoietici nella ricerca artistica contemporanea
26/11/2016 - 26/02/2017
Palermo (PA) - Sicilia
Inserito da CSArt Serri
La Galleria d’Arte 2000 & NOVECENTO di Reggio Emilia (Via Sessi, 1/F) presenta, dal 26 novembre 2016 al 26 febbraio 2017, “Connection – Discontinuance. Sistemi autopoietici nella ricerca artistica contemporanea”, mostra collettiva con opere di Afro, Fausto Melotti, Piero Dorazio e Park Eun-Sun.
L’esposizione, che trae il titolo da una scultura in marmo realizzata nel 2014 dall’artista coreano Park Eun-Sun, pone in dialogo le opere di autori diversi per provenienza, esperienza e linguaggio, collocati all’interno di un sistema autopoietico (dalla parola greca auto, ovvero se stesso, e poiesis, ovvero creazione), nel quale ogni cambiamento è subordinato al mantenimento della sua stessa identità.
La mostra, dunque, può diventare tassello di un ipotetico sistema sociale dell’arte in cui, come scrive Laura Gemini in riferimento alla performance teatrale contemporanea (“L’incertezza creativa”, FrancoAngeli, Milano, 2003), «i singoli prodotti artistici si devono posizionare in un reticolo di riproduzione, dove ognuno di essi si realizza in collegamento con gli altri».
Il percorso espositivo comprende un excursus attraverso il lavoro di Afro (Udine, 1912 – Zurigo, 1976), artista presente dagli anni ’50 in collezioni pubbliche in Italia, Europa e America. Da un carboncino su carta di matrice cubista (“Senza titolo”, 1947) alla tela “per L’ottomana I” del 1952, anno in cui aderisce al “Gruppo degli Otto” teorizzato da Lionello Venturi, sino al “Volo d’estate” del 1961, la cui accentuata componente gestuale lo avvicina all’Informale.
Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986), denominato maestro dell’anti-scultura per il gioco ponderato di strutture filiformi sospese nello spazio, è presente in mostra con “Lo sguardo”, un gesso dipinto del 1974 in cui emergono l’impostazione scenica e la suggestione musicale, ma anche con due lavori a tecnica mista che sottolineano l’importanza delle opere su carta nell’economia della sua produzione.
Di Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005), uno dei padri dell’astrattismo italiano, è esposto “Solstice” del 1963-64, opera ad olio su tela caratterizzata da stratificazioni cromatiche tendenti al monocromo, translucide e vibranti. Un tessuto, o meglio una membrana, per citare Giuseppe Ungaretti (“Un intenso splendore”, Im Erker Galerie, San Gallo, 1966), fatta di una «pittura uniforme quasi monocroma e pure intrecciata di fili diversi di colore, di raggi di colore».
Park Eun-Sun presenta due sculture recenti in marmi colorati (“Connection – Discontinuance – Space”, 2014 e “Link”, 2014). Nato in Corea nel 1965, l’artista vive da oltre vent’anni a Pietrasanta. Nelle sue opere, che devono la bicromia all’architettura romanica toscana, si susseguono forme diramate e giochi di volumi, mentre la luce scivola sulla superficie curva delle sfere, percorse da una frattura che l’autore suggerisce di leggere «come un atto rigenerativo, che consente di far emergere la parte più nascosta della materia».
La mostra è completata da opere selezionate di Enrico Della Torre, Lucio Fontana, Marco Gastini, Giorgio Griffa, Elio Marchegiani, Carlo Mattioli, Angelo Savelli, Giuseppe Spagnulo.
L’esposizione sarà visitabile fino al 26 febbraio 2017, tutti i giorni con orario 10-12,30 e 16-19,30, aperto anche domenica e festivi. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 580143, duemilanovecento@tin.it, www.duemilanovecento.it, www.facebook.com/duemilanovecento.
L’esposizione, che trae il titolo da una scultura in marmo realizzata nel 2014 dall’artista coreano Park Eun-Sun, pone in dialogo le opere di autori diversi per provenienza, esperienza e linguaggio, collocati all’interno di un sistema autopoietico (dalla parola greca auto, ovvero se stesso, e poiesis, ovvero creazione), nel quale ogni cambiamento è subordinato al mantenimento della sua stessa identità.
La mostra, dunque, può diventare tassello di un ipotetico sistema sociale dell’arte in cui, come scrive Laura Gemini in riferimento alla performance teatrale contemporanea (“L’incertezza creativa”, FrancoAngeli, Milano, 2003), «i singoli prodotti artistici si devono posizionare in un reticolo di riproduzione, dove ognuno di essi si realizza in collegamento con gli altri».
Il percorso espositivo comprende un excursus attraverso il lavoro di Afro (Udine, 1912 – Zurigo, 1976), artista presente dagli anni ’50 in collezioni pubbliche in Italia, Europa e America. Da un carboncino su carta di matrice cubista (“Senza titolo”, 1947) alla tela “per L’ottomana I” del 1952, anno in cui aderisce al “Gruppo degli Otto” teorizzato da Lionello Venturi, sino al “Volo d’estate” del 1961, la cui accentuata componente gestuale lo avvicina all’Informale.
Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986), denominato maestro dell’anti-scultura per il gioco ponderato di strutture filiformi sospese nello spazio, è presente in mostra con “Lo sguardo”, un gesso dipinto del 1974 in cui emergono l’impostazione scenica e la suggestione musicale, ma anche con due lavori a tecnica mista che sottolineano l’importanza delle opere su carta nell’economia della sua produzione.
Di Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005), uno dei padri dell’astrattismo italiano, è esposto “Solstice” del 1963-64, opera ad olio su tela caratterizzata da stratificazioni cromatiche tendenti al monocromo, translucide e vibranti. Un tessuto, o meglio una membrana, per citare Giuseppe Ungaretti (“Un intenso splendore”, Im Erker Galerie, San Gallo, 1966), fatta di una «pittura uniforme quasi monocroma e pure intrecciata di fili diversi di colore, di raggi di colore».
Park Eun-Sun presenta due sculture recenti in marmi colorati (“Connection – Discontinuance – Space”, 2014 e “Link”, 2014). Nato in Corea nel 1965, l’artista vive da oltre vent’anni a Pietrasanta. Nelle sue opere, che devono la bicromia all’architettura romanica toscana, si susseguono forme diramate e giochi di volumi, mentre la luce scivola sulla superficie curva delle sfere, percorse da una frattura che l’autore suggerisce di leggere «come un atto rigenerativo, che consente di far emergere la parte più nascosta della materia».
La mostra è completata da opere selezionate di Enrico Della Torre, Lucio Fontana, Marco Gastini, Giorgio Griffa, Elio Marchegiani, Carlo Mattioli, Angelo Savelli, Giuseppe Spagnulo.
L’esposizione sarà visitabile fino al 26 febbraio 2017, tutti i giorni con orario 10-12,30 e 16-19,30, aperto anche domenica e festivi. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 580143, duemilanovecento@tin.it, www.duemilanovecento.it, www.facebook.com/duemilanovecento.
Zinelli&Perizzi - Opere di Paola Tondello - Tela Comanda Color
07/10/2016 - 30/11/2016
Lignano Sabbiadoro (UD) - Friuli-Venezia Giulia
Inserito da Paola Tondello
Opere di Paola Tondello – Tela Comanda Color
SpazioCavana – Zinelli & Perizzi
Via San Sebastiano 1
Trieste
dal 7 ottobre 2016 al 30 novembre 2016
dal martedi al sabato dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 15.00 alle 19.00
www.paolatondello.it
Continua il ciclo di eventi dopo il Design zone 2016, da venerdi 7 Ottobre 2016 al 30 Novembre 2016, in occasione della barcolana 2016, a Trieste presso lo spazio espositivo “Spaziocavana”, alle porte di Cavana, nel cuore della città vecchia di Trieste, lo showroom Zinelli & Perizzi, nel luogo delle idee, dove design, arte e cultura dell’abitare si fondono per esprimere un nuovo concetto del vivere la casa oggi, nel tempio dell’arredamento e delle grandi firme del design italiano ed internazionale, esporrà alcune opere dell’Artista Paola Tondello .
L’artista compie un percorso d'indagine simile al destino dell'uomo ed al suo confronto con l'ignoto, nell'apparente sospensione del vuoto esistenziale.
Sono molte le complessità espressive della Tondello, dall'energica gioventù del colore che impazza negli accostamenti forti ed incisivi, per arrivare al piano meditativo della monocromia. Perché molti sono gli stati di coscienza che attraversiamo nel percorso dell'esistenza attraverso la nostra supposta identità che si rivela essere variazione continua, intrattenimento dell'Essere con se stesso, e sempre alla ricerca di un Senso che la determini. L'espressionismo astratto, per definizione, consente ciò che la figurazione nega o può negare per effetto delle sue convenzioni precostituite. Alla luce di questa considerazione, la Tondello ha trovato proprio in questa modalità quel naturale campo di espressione che le ha consentito di perdersi e poi ritrovarsi nell'assoluta autonomia creativa. E, soprattutto, ha verificato come il mondo della pittura realmente 'dipinta' – e non astrattamente immaginata in oscure frivolezze intellettualistiche, quella pittura che 'sporca' (o meglio dire 'colora') anche le mani e gli abiti – sia stata anche l'occasione per vivere intensamente quella 'sinestesia' totale dei sensi e dell'anima che tutto coinvolge, dal tatto alla vista, dalla materia allo Spirito che in qualche modo la anima. 'Lo Spirito delle Cose', come proclamava solennemente Paracelso, ovvero un'entità che non vediamo ma che tuttavia esiste come Verità invisibile.
L’esposizione è aperta al pubblico dal martedì al sabato dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00 – Ingresso libero.
SpazioCavana – Zinelli & Perizzi
Via San Sebastiano 1
Trieste
dal 7 ottobre 2016 al 30 novembre 2016
dal martedi al sabato dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 15.00 alle 19.00
www.paolatondello.it
Continua il ciclo di eventi dopo il Design zone 2016, da venerdi 7 Ottobre 2016 al 30 Novembre 2016, in occasione della barcolana 2016, a Trieste presso lo spazio espositivo “Spaziocavana”, alle porte di Cavana, nel cuore della città vecchia di Trieste, lo showroom Zinelli & Perizzi, nel luogo delle idee, dove design, arte e cultura dell’abitare si fondono per esprimere un nuovo concetto del vivere la casa oggi, nel tempio dell’arredamento e delle grandi firme del design italiano ed internazionale, esporrà alcune opere dell’Artista Paola Tondello .
L’artista compie un percorso d'indagine simile al destino dell'uomo ed al suo confronto con l'ignoto, nell'apparente sospensione del vuoto esistenziale.
Sono molte le complessità espressive della Tondello, dall'energica gioventù del colore che impazza negli accostamenti forti ed incisivi, per arrivare al piano meditativo della monocromia. Perché molti sono gli stati di coscienza che attraversiamo nel percorso dell'esistenza attraverso la nostra supposta identità che si rivela essere variazione continua, intrattenimento dell'Essere con se stesso, e sempre alla ricerca di un Senso che la determini. L'espressionismo astratto, per definizione, consente ciò che la figurazione nega o può negare per effetto delle sue convenzioni precostituite. Alla luce di questa considerazione, la Tondello ha trovato proprio in questa modalità quel naturale campo di espressione che le ha consentito di perdersi e poi ritrovarsi nell'assoluta autonomia creativa. E, soprattutto, ha verificato come il mondo della pittura realmente 'dipinta' – e non astrattamente immaginata in oscure frivolezze intellettualistiche, quella pittura che 'sporca' (o meglio dire 'colora') anche le mani e gli abiti – sia stata anche l'occasione per vivere intensamente quella 'sinestesia' totale dei sensi e dell'anima che tutto coinvolge, dal tatto alla vista, dalla materia allo Spirito che in qualche modo la anima. 'Lo Spirito delle Cose', come proclamava solennemente Paracelso, ovvero un'entità che non vediamo ma che tuttavia esiste come Verità invisibile.
L’esposizione è aperta al pubblico dal martedì al sabato dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00 – Ingresso libero.